Un “chill out” affollato

Come per una ricetta, anche un'ammucchiata viene tanto prelibata quanto meglio se ne amalgamano gli ingredienti. Quindi, carta e penna e segnatevi la ricetta.

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4 min. di lettura

Un paio di mesi fa sono andato in vacanza a Parigi. L’ultima volta che c’ero stato si facevano ancora acquisti in Luigi d’argento quindi per me ha tutto il sapore di una prima volta. Non so se vale solo per me ma sono tre le cose che devo sempre fare quando mi trovo in terra straniera (che per me significa anche solo varcare le mura aureliane): sottopormi ad un tour de force visitando quanti più monumenti possibili, assaggiare i piatti locali e confrontare le differenze tra la comunità omoricchiona nostrana e quella del paese ospite (ma puoi anche leggerla come "andare a lanciarla in giro per locali").

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Fedele quindi al mio ultimo proposito ecco che il sabato sera mi ritrovo alle 4 del mattino in una discoteca vicino la Bastiglia e anche in Francia l’ora tarda equivale alle 13 in un mercato del pesce quando tutta la paranza, venduta cara solo fino a poche ore prima, viene data via al prezzo delle noccioline.

Un paio di ragazzi confabulano con un’altra coppia ammiccando verso di me: "Amore, guarda se adesso non ti vengono a proporre qualcosa", mi fa il mio amico Scrappy, esperto di moda e di abbordaggi disperati quasi in egual misura. La profezia della pizia si avvera e un ambasciatore del gruppo si avvicina chiedendomi in un inglese dall’affascinantissimo accento francese: "ti va di venire da noi per un chill out?". Mi giro verso il mio amico per una conferma. Mi dà una carezza sulla spalla e mi dice: "vatti a divertire, và".

Un’ora dopo siamo nell’appartamento di uno di loro che sommato agli altri tre fanno quattro. Cinque con me: numero sufficiente per trasformarci in un gruppo e come negli indovinelli sui carabinieri vi domando: quanti gay occorrono per comporre un’orgia?

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Certo, l’invito era per un "chill out" ma dopo un po’ di mondo la perplessità lascia campo alla consapevolezza e non ti sorprendi più se invece di offrire da bere ascoltando un Buddha Bar del ’98 per riprendersi dal frastuono della disco, ci si spoglia con la stessa foga che si avrebbe se i vestiti stessero andando a fuoco e ci si lancia uno sull’altro in circensi evoluzioni erotiche rivelando il vero significato di quel vago termine inglese ovvero: orgia.

In effetti anche questo appellativo non mi soddisfa pienamente. Orgia mi ha sempre dato un sapore di borghesia decadente intinta nell’assenzio e aromatizzata dai fumi dell’oppio. Certo chill out è assolutamente improprio e anche un po’ ipocrita. Preferisco quindi la più proletaria "ammucchiata" ma ognuno è libero di scegliere il nome che più preferisce tanto alla fine, sempre di un Laocoonte di corpi intrecciati si sta parlando.

Ma come ogni iniziativa di gruppo, che sia una partita a 7 e mezzo o una gita culturale al parco di Bomarzo, bisogna darsi delle regole, una struttura per far sì che l’interazione non degeneri o peggio, sia insoddisfacente. Non vorrei certo passare per un maestro di cerimonie che se ne va in giro per ville di campagna con una maschera veneziana a organizzare orge/chill out/ammucchiate/come-vi-pare ma un po’ di cose le ho imparate con la frequentazione delle suddette.

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Innanzitutto il reclutamento. Non c’è un parametro unico e assoluto. Puoi sceglierli per altezze, età, ruoli o centimetri. L’importante è che ci sia omogeneità dei componenti per evitare incomprensioni che poi porterebbero all’imbarazzante esclusione dei membri "fuori tema". Per questo il numero di attivi dovrebbe essere sempre proporzionato a quello dei passivi (i versatili, come ben sappiamo sono solo bottom timidi quindi come tali andrebbero valutati). Nel dubbio comunque, meglio eccedere con i top, sono un bene che non deperisce e come dicevano i romani: melius abundare quam deficere. Se poi volete essere sicuri al 100% raccogliete un paio di trans lungo la strada, sapendo quanto il loro "attivismo" sessuale sia necessario negli affari saranno di certo una garanzia.

Come per una ricetta, anche un’ammucchiata viene tanto prelibata quanto meglio se ne amalgamano gli ingredienti quindi, segnate, per più di 4 commensali occorre procurarsi: un tatami da judo di 3 metri quadrati (per ogni ospite in più, aumentare la dose di un metro quadrato) o altro tipo di materassino da mettere a terra che non siano tappeti (Dio solo sa quanto costi farli smacchiare);  un flacone da tre litri di lubrificante a base d’acqua facendo attenzione a non eccedere per evitare che il campo giochi diventi scivoloso con un ring di lotta nel fango texano; preservativi: q.b.

Non occorre certo che ci si accalchi poi tutti sul più gradevole, siate certi, a turno, prima o poi toccherà anche a voi, quindi la buona creanza vi porti a favorire sempre per primi gli altri. La conversazione qui non è poi fondamentale se non per brevi indicazioni logistiche ("ora mettiti davanti", "adesso fai fare anche a me") o per esuberanti incitamenti ("dai ancora, rompimi di qui, spaccami di là"). Molto più importante è semmai la presenza di libagioni (frutta fresca in primis ma evitate kiwi e prugne) e champagne (un po’ di bollicine in testa rende tutto più frizzante).

Fondamentale poi è la musica, necessaria per dare il giusto ritmo e selezionata in base al pubblico. Una buona house è solitamente la preferita ma si può spaziare dal metal per i leather e i S/M, alle arie cantate dalla Callas per gli over 60. Ma a prescindere da quelli che sono i vostri gusti musicali, quando arriva il momento di sloggiare e non sapete come congedare altrimenti i vostri invitati senza rischiare di essere troppo bruschi, mettete pure l’album di Susanne Boyle: non occorreranno parole ma tutti correranno con i vestiti in braccio verso l’uscita più vicina. E a quel punto si che sarà vero chill out.

di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti

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