Biccy è figlio della storia d’amore tra Fabiano ed Anthony – Intervista

Entriamo nella quotidianità di un progetto cult: "Io sono felice quando faccio Biccy"

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Fabiano Minacci e Anthony Festa, Biccy
Fabiano Minacci e Anthony Festa, Biccy.it
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Biccy è una delle realtà editoriali di gossip e spettacolo più amate e seguite in Italia. Sapete, quei media che nessunə ammette di guardare e che tuttə invece poi guardano. Una specie di Dagospia del nuovo millennio, considerando che per noi reginə Dagospia non si sognerebbe mai di usare lo schwa. E però c’è Biccy.

Pochi sanno che a gestire Biccy sono solo due persone: Fabiano e Anthony. Che ogni giorno ci raccontano il mondo del gossip e dello spettacolo, conditi di una punta cinismo, qualche volta persino sarcasmo: un mix che ha fatto di Biccy un cult vero e proprio.

 

Da Barbara d’Urso ad Alfonso Signorini, passando per Mara Venier e Maria De Filippi: tutti i programmi almeno una volta hanno citato i loro meme o preso i loro articoli come fonti autorevoli per creare dibattito. Per questo motivo, noi di Gay.it abbiamo deciso di farci raccontare proprio da loro – e in particolare da Fabiano – tutto ciò che si nasconde dietro al mondo di Biccy.

Ecco cosa ci hanno raccontato…

 

 

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Fabiano Minacci, l’intervista all’anima di Biccy.it

 

Com’è nata l’idea di aprire Biccy.it?

Io e Anthony abbiamo aperto Biccy a dicembre del 2009 su Blogspot, una piattaforma molto in voga in quel periodo nella quale era possibile creare il proprio dominio. L’idea è stata di Anthony, ma effettivamente lo gestivo soltanto io. Inizialmente lo facevamo per divertimento, e infatti pubblicavamo soltanto le notizie che ci piacevano: qualche recensione televisiva, un po’ di gossip e poi qualche bel ragazzo. Qualche settimana dopo abbiamo aperto anche la pagina Facebook; la pagina Instagram e Twitter hanno visto la luce qualche anno dopo.

 

Come si è evoluto negli anni il vostro lavoro?

Negli anni abbiamo acquisito più responsabilità, abbiamo capito quello che il pubblico vuole. Prima mettevamo quello che piaceva a noi; ora, invece, mettiamo quello che piace a noi, ma anche quello che il pubblico vuole: è un 50 e 50.

 

In una vecchia intervista avete dichiarato che “Biccy non può e non deve essere imparziale riguardo ai temi che affronta”: la pensate ancora allo stesso modo e come riuscite a gestire il cosiddetto politically correct?

Abbiamo moderato i termini che utilizziamo: prima Biccy era più sboccato, usavamo parole che ora non potremmo e non vorremmo nemmeno più usare. Non siamo un sito di gossip finalizzato a dare la notizia, siamo nati come un blog personale e quindi ancora oggi noi cerchiamo di scrivere sempre quello che pensiamo, facendo però attenzione ai termini che utilizziamo. 

 

C’è una critica in particolare che vi fanno?

Il nostro pubblico è abbastanza diversificato: abbiamo i lettori storici del sito che apprezzano ciò che facciamo e poi abbiamo gli utenti di Twitter che invece spesso ci criticano di dare troppi pareri personali negli articoli e ci chiedono di limitarci a riportare la notizia. Questo, però, a nostro parere è proprio il nostro valore aggiunto e dunque continuiamo comunque a farlo. Da qui spesso si generano alcune shitstorm ma credo sia naturale, soprattutto quando critichiamo qualche vip.

 

 

 

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In un’intervista avete dichiarato: “Lavorare 11-12 ore al giorno 7 su 7 significa necessariamente rinunciare a qualcosa”. Che cos’è questo qualcosa?

Noi ogni giorno rinunciamo alla vita sociale, allo sport, ad un’alimentazione sana, al sonno. Tieni conto che gestendo tutto da soli dormiamo veramente poco e male. Biccy è diventato un vero e proprio lavoro per noi, ma, nonostante questo, viviamo tutto ancora oggi come una passione. Quindi non posso proprio lamentarmi. Io sono felice quando faccio Biccy.

 

A curare Biccy siete tu ed Anthony: com’è condividere la vita privata e quella lavorativa?

Secondo me è un pro, ci ha permesso di diventare molto uniti. Se stessi con un ragazzo che fa un lavoro totalmente diverso a volte potrei pensare: “Cavolo, io mi lamento ma lui non mi capisce perché i problemi suoi sono diversi dai problemi miei, quindi magari mi ascolta ma non mi capisce”. Il bello di fare lo stesso lavoro con il mio fidanzato è che ci capiamo al 100% in tutto.

 

Come è organizzata la vostra giornata tipo?

La mattina ci alziamo abbastanza tardi – intorno alle 11:30/12:00 -, diamo una spulciata ai commenti e poi iniziamo subito a scrivere i primi articoli. Praticamente lavoriamo dall’ora di pranzo fino all’ora di cena in cui ci stacchiamo per mangiare qualcosa per poi riattaccarci per seguire i programmi di prima serata che solitamente finiscono all’una. Tutti gli articoli che le persone leggono la mattina dopo, infatti, noi li scriviamo la notte. Non andiamo quasi mai a letto prima delle 4/5 del mattino. A livello di redazione e social siamo soltanto noi due: facciamo 50 e 50, non c’è uno che fa più o meno. Io (Fabiano) gestisco più Instagram e lui (Anthony) più Twitter. Abbiamo un ritmo di vita un po’ sfasato rispetto agli standard normali, quindi anche fare una commissione risulta difficile; però, ci divertiamo.

 

Di cosa ti piace scrivere?

Le notizie pop. I lettori si lamentano che ce ne sono sempre meno – ed è la verità – ma perché succedono sempre meno cose! A me dispiace, perché quando parlo di Britney, di Madonna, mi diverto proprio; è l’argomento di cui preferisco scrivere. E poi la tv trash perché la guardo da fan. Il Grande Fratello, ad esempio, lo guarderei comunque.

 

C’è stato un momento in cui avete pensato di mollare per la troppa pressione, shitstorm o un momento di debolezza?

No, a livello professionale no. Considera che ci piace ciò che facciamo: no, non abbiamo mai pensato di chiudere. Se dovessimo avere un giorno un crollo di visualizzazioni, e dovessimo cercarci un altro lavoro, Biccy sopravvivrà ugualmente: lo terrei come hobby. Ho passato anni a non guadagnarci nulla: dal 2009 al 2015 non c’era la pubblicità, poi ho scoperto di poterci guadagnare.

 

Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Spero sempre di migliorarlo. Ho in mente un sacco di rubriche, però tempo al tempo. Siamo motivati nel migliorarci sempre, sia a livello di qualità sia di contenuti.

 

 

 

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Come è stato raccontare la comunità LGBTQIA+ in Italia?

È stato impegnativo, perché richiedeva un sacco di responsabilità e con il tempo ho capito che non mi sento in grado di trattare certe tematiche. Mi faceva veramente strano vedere “gay ucciso perché picchiato dal genitori” con accanto un articolo più leggero. Stonava,, quindi dicevo “non si possono affiancare le due cose” perciò adesso parliamo solo delle cose positive.

 

Cosa dobbiamo aspettarci da voi? Matrimonio in vista (anche se, ricordiamolo: in Italia il matrimonio egualitario non c’è)?

Io e Anthony stiamo già convivendo in una casa in affitto e nel frattempo stiamo costruendo la nostra dimora. Nel nostro futuro ci sarà sicuramente modo di suggellare il nostro amore con un’unione civile, anche se stiamo insieme da 15 anni: quindi è come se fossimo già “sposati”, ma presto lo faremo anche legalmente.

 

Come si è evoluto il vostro rapporto in questi 15 anni?

Abbiamo studiato insieme, abbiamo amici in comune, siamo cresciuti insieme. Anthony mi ha accompagnato in questo percorso di vita ed io l’ho fatto con lui. Quando ci prendiamo il nostro tempo libero come coppia, e magari accade qualcosa di grosso, visto che la redazione è formata solo da noi due, dobbiamo rinunciare al nostro momento! Questo è un handicap del fatto che siamo soltanto in due, noi due. Ma il fatto è che, visto che vogliamo mantenere Biccy con un taglio nostro personale, far entrare altre persone in redazione significherebbe snaturare il progetto.

 

Come reagite alle accuse che a volte ricevete sui social?

Siamo due persone, quindi tutte le cattiverie che ci arrivano sui social ci scivolano addosso, ma al contempo non ne siamo immuni. Con gli anni abbiamo capito che il valore di un’offesa lascia il tempo che trova però, se ne ricevi 10 di fila tutte uguali, fanno male. Vorrei che i nostri lettori capissero che Biccy è sì un hobby, ma è anche un lavoro vero e proprio. Quindi quando leggo nei commenti “trovati un lavoro”, mi dispiaccio. Vorrei essere preso più sul serio. Per noi non è un gioco, ci mettiamo tante ore per portare avanti un sito che spero piaccia.

 

 

 

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