‘UNA ROSA E’ PER I GAY’

"A testa ci voli pi cantari, no a vuci!" Giuni Russo si confessa in esclusiva. Gli esordi, gli ostacoli, l'incontro con Battiato e con santa Teresa. E poi i gay: "E se facessimo un Pride diverso?"

'UNA ROSA E' PER I GAY' - giuni russo moriro - Gay.it
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Morirò d’amore” è il suo ultimo successo sanremese e, quando la intona negli studi della Sony Music che ci ospita, la stanza sembra silenziare perfino il tempo, davanti a questa voce calda che può raggiungere altissime tonalità e ammaliare chiunque ami i piaceri della musica. Il tempo l’ha resa ancor più bella e affascinante, con quella verve mediterranea e il sapore di squisiti arancini o leccorniose cassate: irrorata di sole! Nulla di strano: lei è una palermitana doc, che canta dall’età di 14 anni; vive a Milano ma ama il dialetto nativo e non ha dimenticato sapori e profumi della sua isola; lei è Giuni Russo: icona gay senza paragoni, amica di Battiato, pigrona ma amorosa verso il pubblico che la segue: “mi arrabbio quando mi impongono il playback. Chi viene al concerto vuol sentire la mia voce” dice con enfasi. Accanto a lei Maria Antonietta Sisini: un angelo custode che la segue ovunque, quasi a proteggerla, e con Giuni autrice dei testi dell’ultimo album. Giuni inizierà un tour a metà maggio e con un sorriso compiacente parla con noi d’amore e di musica, sentimenti ed esperienze.
Cominciano dai tuoi esordi canori.

'UNA ROSA E' PER I GAY' - GiuniRusso4 - Gay.it

No, aspetta: tu lo sai che ho avuto un fidanzato che si chiama Mario? Un greco affascinante! Comunque: ho vinto Castrocaro, poi ho cantato a Sanremo: “No amore”, per la verità un brano che neppure io capivo, seguito da un periodo nebuloso. Negli anni ’70 ho inciso “Love is a woman” con una casa tedesca.
Giuni, sai che sei amatissima dai gay?
Meno male. So di colleghe che storcono il naso quando si parla di gay e, qualcuna, è seguita proprio dai gay. Mi piace conquistare i loro cuori e cerco di farlo anche con la mia voce!
Giuni, com’era la tua Palermo?
Ah, tesoro mio! Proprio oggi pensavo ai tempi in cui andavo in bicicletta a studiare canto, attraversando una città dai profumi speziati o dolci; i suoi giardini e le tante architetture arabeggianti. Volevo studiare anche pianoforte, che oggi suono da autodidatta, come la chitarra o la tromba, grazie ad un regalo che mi fece Louis Armstrong; ma il canto è la mia vita. Vivo per cantare!
Hai trovato alcuni ostacoli nel tuo percorso musicale?
Dieci milioni di ostacoli. Qualcuno mi consigliava il silenzio ma ho subìto un vero attentato alla carriera. Quando non mi avete vista non era certamente perché non avevo pezzi da cantare ma mi ponevano ostacoli da tutte le parti. Ho proposto e lavorato sulla “musica di confine” con arie da camera, citazioni che spaziavano dal jazz al blues: un lavoro di cesello che lasciò perplessa la mia casa d’incisione.
Chi te lo ha pubblicato?
E’ stato prodotto e ideato da Maria Antonietta Sisini e pubblicato dalla casa discografica di Battiato. Sono i soli ad aver creduto a queste mie ricerche che sono continuate nel tempo.
A che punto è la musica italiana?

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Vedo dei valori altissimi ma anche tanta triste monotonia. Manca inventiva e follia, elementi basilari per chi canta. Forse, l’unica “pazza” sono io che mi concedo pezzi come: “Un’estate al mare” o “Una vipera sarò” e passare poi a una romanza.
Ma tu hai una voce che è un dono divino per te e per noi.
A testa ci voli pi cantari. No a vuci! Ci sono degli artisti che non hanno molta voce ma fanno dei pezzi mirabili.
Come Battiato?
Franco ha una voce molto educata, simile a una poesia. Se volesse urlare può farlo! Quando ha cantato insieme a me J’entends siffler le train, ha posizionato il suo canto un ottava più alta. Sono le menti che cantano. Io dico alla mia gola che deve fare quello che io decido.
Com’è avvenuto l’incontro con Battiato?
L’ho conosciuto nell’80. Stavo facendo un provino, con Maria Antonietta, del brano che dovevo mandare ad Amanda Lear: “Ho fatto l’amore con me”. Ero amica di Alberto Radius che voleva diventare il mio produttore.
Maria Antonietta: “Disse ad Alberto che non voleva più cantare ma solamente scrivere con me i testi delle canzoni. Le dissi che era una pazza e che doveva tornare al canto. Così Alberto la presentò a Franco e nacque l’album Energie firmato da me, Giuni e Franco”.
Quando tu e Maria Antonietta scrivete un testo, viene fuori da una personale esperienza o è solamente ispirazione poetica?
Generalmente chi scrive o dipinge trasmette sensazioni ed esperienze personali. Dipende dalla canzone che facciamo! Se parliamo di Limonata cha cha cha non c’è nulla di tuo se non la voce che presti al brano; contrariamente Morirò d’amore è un impeto di sentimentalismi che mi scioglie il cuore.
Parlami di questi due album: “Morirò d’amore” e “Irradiazioni”.
Irradiazioni non è una mia creatura: non mi piace il titolo e solamente Voce che grida è un inedito. E’ stata un’operazione commerciale della Nar sull’onda sanremese. Poi, Gabbiano e Fonti mobili sono già usciti nel ’97. Con la Nar dovevo fare un album: Gelsomini d’Arabia che non è andato a buon fine; sono rimaste delle incisioni e le hanno messe sul mercato. Comunque l’inedito non mi dispiace affatto e c’è Good Good Bye che è migliore dell’originale. Il titolo del cd, però è brutto! Hanno fatto una buona operazione commerciale; anche la CGD ha fatto uscire Amala. Speravo nella pubblicazione dell’album A casa di Ida Rubinstein e, invece, non sanno forse di averlo.
Torniamo alla tua “vera” creatura.

'UNA ROSA E' PER I GAY' - giuni russo - Gay.it

Ti confesso che a Sanremo stavamo portando il quarto brano del cd: Amore intenso. Ma, ora che ti vedo, dico una cosa: Una rosa è una rosa la dedico ai miei amici gay. Devo un ringraziamento a loro che fanno parte del mio pubblico e offro loro, quasi individualmente, una rosa e l’augurio che accada loro quello che canto nel brano. Tutti i pezzi, anche quelli dal vivo, non sono mai stati pubblicati. Battiato ha cambiato l’inciso di Ciao amore ciao facendomela cantare in minore e, dando luce ad un brano con un testo bellissimo ma con una musica che rischiava di diventare banale.
Giuni qual’è la storia di Signorina Romeo?
Un mese prima di Natale ho pubblicato l’album e non ero ancora sicura di andare a Sanremo; volevo accontentare quanti mi chiedevano un album, durante i miei concerti. Quando fu certa la mia partecipazione al festival il disco aveva venduto mille copie. Fu deciso il ritiro dai banconi dei negozi, tolti brani come Adeste Fidelis e pubblicati quattro nuovi brani, dando nuova vita a quel lavoro. La prima versione è diventato un “cult” per chi lo possiede. Mi scuso con gli altri.
Raccontaci di questa tua esperienza con i Carmelitani.
Quando smisi di fare canzonette, ho fatto un disco di arie da camera e concerti con “I Pomeriggi Musicali” e altri. Ho sentito l’esigenza di svolgere un percorso spirituale; la donna si faceva delle domande: la vita non può essere questa! Momenti terribili fin quando non mi sono imbattuta nei testi di Teresa D’Avila che ha rapito il mio cuore. Mi ha aiutata a cercare Dio e a trovarlo.
Un percorso al femminile.
Forse! Teresa D’Avila dice delle cose che solamente chi la legge può comprendere o anche Giovanni della Croce che cito nell’album. Resto una cantante e non uso la mia spiritualità a fini di business.
Sei fidanzata?
Non ci penso nemmeno!
Che ne pensi degli uomini e delle donne?
In che senso? Tu sei molto malizioso, lo so! Le donne mi piacciono serie e non frivole; persone come Simone Weil o santa Teresa! Gli uomini, invece, sono spesso deludenti! Sono pochi coloro per cui nutro stima: l’amore e l’equilibrio che mi dà il pensiero di mio padre, un uomo che porto accanto a me e al mio cuore, mi aiuta a vivere l’uomo e la donna; nel vivere, se vogliamo, il mio lato maschile e quello femminile.
Dei gay?
Spero di farmi capire: dovremmo superare le catalogazioni tra chi è nero, ebreo, musulmano, gay, ecc. E’ l’essere che conta. Ci sono esseri ignoranti che non sono in grado di capire un boa al collo di un gay e quest’ignoranza crea incomprensione e ghettizzazione. Tutti i gay sono intelligenti, è poi l’ignoranza che uccide, che diventa pericolosa!
Se invitata, verrai al Pride di Bari?
Una volta vorrei vedere un Gay Pride diverso: in doppiopetto! Si sono fatti sempre Pride di provocazione, adesso facciamone uno “naturale”, senza orpelli e fronzoli vari. A Milano, ho visto due anziani che al passaggio del corteo si sono fatti il segno della croce. La conquista degli altri passa anche con manifestazioni diverse dai nudi o dai travestimenti.

di Mario Cirrito

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