ROMA – Ci voleva la stampa estera per far sì che Romano Prodi esprimesse un parere sia pur cauto sulla questione del riconoscimento delle coppie di fatto e dei diritti delle coppie omosessuali. Il leader dell’Unione ha ammesso stamattina, durante una conferenza stampa alla stampa estera, che tutta la coalizione ci sta riflettendo.
«Noi stiamo riflettendo in tutta l’Unione – ha detto Prodi – ne abbiamo ripetutamente parlato tra di noi in modo informale e posso dire che l’orientamento di tutti è verso patti di tipo francese. Sui singoli articoli, poi, si può discutere ma solidarietà e riconoscimento dei diritti civili ci guidano verso un orientamento comune».
Al corrispondente della stampa estera che gli chiede se il suo essere cattolico praticante non confligga con la laicità dello Stato che intende rappresentare, Romano Prodi risponde sereno: «Sono cattolico e laico, ho sempre ritenuto fin dalla giovinezza che un cattolico in politica debba seguire grandi principi e indirizzi ma ha anche la responsabilità di tradurli anche autonomamente in politica, questo porta spesso a scelte difficili, mai strumentalizzando la Chiesa».
«E i miei doveri sono quelli di un politico che alla sua indipendenza deve contemperare il rispetto della propria coscienza – spiega Prodi – un lavoro difficile che non ha regole prefissate, tanti altri politici italiani si sono misurati, a cominciare da De Gasperi. È a lui che cerco di ispirarmi in questa fatica quotidiana. Conciliare la propria autonomia politica con i principi è la difficoltà di un politico moderno».
Arcigay nazionale accoglie con entusiasmo la apertura del leader dell’Unione: «Bravo Prodi: finalmente rompe gli indugi e, per la prima volta, si pronuncia apertamente a favore di una legge sul Pacs. In poche parole, da cattolico, ha dato una lezione sul corretto rapporto fra sentimento religioso personale e laicità delle istituzioni, superiore a quella di tanti falsi laici» dice soddifatto Sergio Lo Giudice, presidente dell’Arcigay.
Andrea Benedino, portavoce nazionale di Gayleft, la consulta degli omosessuali della Quercia, «a nome delle lesbiche e dei gay dei Ds», esprime «soddisfazione per la dichiarazione odierna di Romano Prodi a favore di una legge sul Pacs».
«L’accordo all’interno dell’Unione annunciato oggi da Prodi, sul modello dei Pacs francesi, rappresenta una svolta storica per il centrosinistra italiano, che finalmente si pone l’obiettivo di colmare il ritardo del nostro Paese rispetto all’Europa sul tema dei diritti degli omosessuali. Per questi motivi conclude Benedino – gli omosessuali dei Ds sosterranno con decisione la candidatura di Romano Prodi alle elezioni primarie dell’8 e 9 ottobre affinchè l’Unione possa presentarsi alle prossime elezioni politiche con un leader forte, autorevole e in grado di parlare a un Italia laica, moderna ed europea».
Critiche giungono invece dal senatore dell’Udc, Maurizio Ronconi: «Ormai Prodi è assillato dalla frenesia di non contraddire la sinistra radicale e di apparire lo ‘Zapatero’ italiano anche a costo di contraddire tutta la sua personale storia».
«C’è da domandarsi cosa c’entrino i diritti umani con i Pacs, come sia possibile che un cattolico impegnato continui con questa gravissima confusione, come se tutti gli altri cattolici che si oppongono a un surrogato di famiglia e a riconoscer diritti a coloro che rifiutano di assumere doveri, soprattutto nei confronti delle parti più deboli della comunità familiare, siano smaniosi di negare una vita assolutamente normale a chi è omosessuale. Dunque Prodi – conclude Ronconi – non scomodi De Gasperi perchè oggi il suo modello è invece Zapatero che con la storia dei cattolici democratici non c’entra nulla».
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