Rimini Summer Pride: 15.000 le persone presenti, scontri con il comitato antagonista del Pride Off

Grande partecipazione al Rimini Summer Pride, altrettanto sostanziose le controversie dopo gli scontri con il comitato antagonista di Pride Off. Ne abbiamo parlato con Marco Tonti, presidente Arcigay Rimini.

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Cos’è il Pride?

Una domanda semplice, a cui molti sapranno dare una risposta di getto. E quella risposta, spesso, sarà diversa dalle altre. C’è chi vede il Pride come una festa celebrativa, chi come un simbolo di lotta, chi come un’occasione per la comunità LGBTQIA+ di guadagnare visibilità e attenzione istituzionale. Le opinioni sono variabili, nessun vissuto è uguale ad un altro.

Ed è proprio per questo motivo che ogni prospettiva potrebbe risultare pienamente valida.

Sotto il cappello dell’unità c’è spazio per tutti, eppure una visione apparentemente non controversa come questa può dare adito a profonde dissonanze. Se il Pride è soggettivo, allora la verità sta sempre nel mezzo? Se non esistono obiettivi perfettamente delineati, senza alcun chiaroscuro, com’è possibile ottenere un risultato?

Domande che sono la radice delle spaccature interne di qualsiasi movimento. Palese rappresentazione di ciò che accade tra Pride ufficiali e Pride antagonisti. Ovvero quello che è successo al Rimini Summer Pride.

Le premesse

È inutile parlare di novità, i fatti raccontano da sé: lo scorso 6 agosto, al Rimini Summer Pride, il più “romantico” d’Italia, qualcosa è successo. Ma partiamo dall’inizio.

Sul lungomare di una città che è il simbolo dell’estate all’italiana, il Rimini Summer Pride – come suggerisce anche il nome – si è adattato di conseguenza: carri, colori, musica a palla, e oltre 15.000 persone a sfilare una volta superata l’iniziale minaccia del maltempo. Spazio anche per la solidarietà: tutti i proventi sono stati devoluti – salvo le spese – alle vittime delle alluvioni in Emilia Romagna.

Come accade per ogni Pride su media e larga scala, la partecipazione è stata variegata: giovani, meno giovani, anziani e famiglie arcobaleno hanno marciato insieme sventolando bandiere arcobaleno e godendosi l’atmosfera festosa di un Pride ben schermato da cordoni di polizia e volontari, pianificato a puntino da un comitato organizzatore che comunica apertamente con le istituzioni.

E, parlando di istituzioni, presenti anche diversi volti noti: il deputato PD Alessandro Zan con il collega Andrea Gnassi, la presidente del consiglio regionale, Emma Petitti, e diverse altre figure istituzionali che hanno marciato fianco a fianco – se con intento o meno, potrà dirlo solo la loro coscienza – con la comunità LGBTQIA+.

Nell’ottica di Pride come questo, il ponte tra comunità LGBTQIA+, autorità e istituzioni va consolidato. Non è visto come un “piegarsi” alle regole, bensì una cura verso una comunicazione bilaterale, vista come l’unica opportunità di essere ascoltat*. E, alle volte, il compromesso risulta inevitabile. Un compromesso che, tuttavia, non va giù ad alcun*.

Gli scontri con Pride Off

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Sfatiamo un mito: l* ragazz* del Pride Off non sono arrivat* al corteo con l’intento di litigare. La presenza del comitato transfemminista era in realtà stata discussa, ma dopo un tentativo di mediazione fallito, il risciò della “Spezzona Criticona” era stato posizionato al fondo della parata.

Ed è già con queste premesse non troppo felici che, verso le 18:00, il corteo è partito dal Piazzale Benedetto Croce per snodarsi sul lungomare riminese. La “Spezzona Criticona”, secondo il racconto dell* portavoce, è stata relegata non solo alla fine del serpentone, ma addirittura dietro ai carri degli sponsor, in una posizione troppo marginale per non essere intenzionale.

La contromanifestazione era nata per dare visibilità alle nostre lotte quotidiane contro le discriminazioni ma anche per portare un pensiero critico rispetto alle modalità organizzative di questo Pride, all’operato di Arcigay e alle politiche di genere in questa città. Volevamo far emergere tante contraddizioni e l’abbiamo fatto, dal rainbow washing delle istituzioni che presenziano al Pride ma non prendono posizione rispetto al riconoscimento formale de* figl* delle famiglie arcobaleno o che agiscono strumenti repressivi come le ordinanze contro la prostituzione multando l* sex workers che lavorano in strada, per la maggior parte persone trans* migranti, affinché cittadini e turisti non siano turbati dalla visione “indecorosa” di soggettività che si autodeterminano vendendo prestazioni sessuali” spiega il comitato organizzatore.

Sempre secondo quanto riportato dal comitato organizzatore, la contromanifestazione non è espressione antagonista tanto per esserlo, non era lì per “rovinare la festa” ma semplicemente per portare un punto di vista diverso. Un punto diverso che, a detta loro, è stato represso e relegato a una posizione di poca rilevanza.

Pensiamo che il Pride debba essere di tutt* e vorremmo rendervi partecipi del fatto che non sempre è così: dietro la retorica dell’inclusività si perpetuano ancora dinamiche di esclusione delle persone più marginalizzate e delle istanze più politicizzate della nostra comunità”.

Il malcontento si è presto trasformato in rabbia: le tensioni, a quanto mostrano le varie testimonianze pubblicate sul profilo Instagram di Pride Off, sono presto sfociate in vere e proprie aggressioni fisiche. Si parla di spintoni, risciò rovesciati, violenze verbali e repressione.

 

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I commenti si sprecano sotto l’after video pubblicato sul profilo Instagram ufficiale del Rimini Summer Pride.

Un punto di vista che, se dovesse rimanere tale, sarebbe decisamente increscioso per il comitato organizzatore del Rimini Summer Pride. Da qui, la risposta di Marco Tonti, presidente Arcigay Rimini. Nessuna aggressione, ma una semplice risposta a provocazioni fisiche e verbali partite – secondo quanto riportato – proprio dal Pride Off. 

Passare per quelli che fanno menare la gente al Pride è una cosa che non si può tollerare visto che tra l’altro le loro provocazioni e aggressioni sono magicamente sparite dai loro filmati. Ogni Pride è una situazione organizzativamente molto complessa e la priorità è la sicurezza, specie dei partecipanti più fragili. Il momento più critico è proprio la partenza visto che è dove si accumula la massa di persone. Per questo a chi guida i mezzi esterni all’organizzazione abbiamo sottoposto precedentemente un regolamento di comportamento che doveva essere sottoscritto“.

Un episodio sicuramente increscioso, che dà adito a più domande di quante sono le risposte certe. E qui si torna all’inizio: può la verità stare davvero nel mezzo?

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