Poche questioni sono così controverse e toccanti nella comunità queer come la combinazione di sessualità e razza.
Gli stereotipi li conoscono tutti: i ragazzi asiatici sarebbero remissivi. Gli uomini di colore sono macchine del sesso ben dotate. I latini hanno sangue caldo.
I bianchi, essendo la cultura dominante, almeno in genere, non sorprende che sfuggano a ogni generalizzazione stereotipica, ma i sottogruppi, come gli italiani per esempio, si beccano la loro tipizzazione. Può anche darsi che ci sia un briciolo di verità in alcuni stereotipi, ma persino quelli “positivi” sono generalizzazioni semplicistiche che ci impediscono di superare il colore della pelle per vedere la persona che c’è dietro.
Nell’ambito dell’incontro sessuale, trasformare le persone in oggetti sessuali è d’uso comune, e gli stereotipi di ogni tipo abbondano. I ragazzi effeminati sono passivi, i pelosi mascolini, i ragazzi giovani e carini sono divertenti… Ma guardiamo in faccia la realtà: giudichiamo il libro dalla copertina. C’è da aspettarselo, e a dire il vero, non è un peccato cardinale. Come dice lo scrittore e drammaturgo (e improbabile dio del sesso) Bruce Vilanch, «mi piace che si faccia di me un oggetto sessuale… per un minuto».
E ciascuno di noi ha diritto ad avere le proprie preferenze sessuali. Va benissimo non voler fare sesso con i tipi più vecchi o più giovani, con ragazzi più scuri o più chiari.
Chi esclude un’intera sezione dell’umanità dall’elenco dei possibili oggetti d’amore può ritrovarsi conseguentemente più povero, ma anche pomiciare con qualcuno per un progetto politico solleva molti dubbi. Un ragazzo ebreo che conoscevo mi disse che non avrebbe mai fatto sesso con altri ebrei. Antisemitismo interiorizzato? Sì, questo è un modo di guardare alla cosa giudicandola. Ma cosa potevo dire? «Vai fuori e scopati un ebreo, perché è giusto così»?
C’è una linea sottile tra l’apprezzare qualcuno per le sue differenze e renderlo un feticcio a causa del suo “esoticismo”. Per ogni ragazzo che “non ama gli asiatici”, ce n’è un altro che è una “regina del riso”, per usare un termine che denigra entrambe le persone coinvolte, offendendo uno per il suo feticismo razziale, e riducendo l’altro a un oggetto da essere consumato.
Non solo i bianchi hanno gusti sessuali orientati dalla razza, naturalmente. Ma in buona parte del mondo occidentale, i bianchi detengono ancora il potere, e a volte, anche in buona fede, possono trattare le persone di colore in modi strani e offensivi. Un ragazzo con una eredità razziale mista dice: «Mi sento come se fossi diventato, in modo non dipendente dalla mia volontà, un ambasciatore delle relazioni interrazziali, o di essere il portatore della febbre della giungla. Ho incontrato almeno una dozzina di persone che hanno tutte detto, quasi con le stesse identiche parole, ‘Non mi piacciono i neri, ma tu…’ E la cosa divertente è che io sono più bianco che nero come componente ereditaria, e non mi comporto in maniera stereotipica da nero. Mi sento come se dovessi mettermi qualche abito tradizionale africano e cominciare a schioccare le dita quando parlo».
In un mondo ideale, ci giudicheremmo per il contenuto della nostra vita sessuale, non per il colore della nostra pelle. Questo mondo non lo è, nel caso non lo aveste notato, ma possiamo renderlo migliore. Essere consapevoli di ciò che pensiamo, diciamo, e facciamo è un passo importante. Un’altra ottima mossa è crescere e pensare che le altre persone sono individui a tutto tondo, non solo giocattoli con buchi da usare per il nostro divertimento.
Anche se non andrete a letto con membri di un particolare gruppo etnico, non c’è nessun motivo per non socializzare con loro. Così come permettere ad un etero di conoscerci lo può aiutare a superare l’omofobia, unirsi a un gruppo multirazziale, qualsiasi background abbia, può abbattere le barriere razziali. E chissà, magari un giorno finirete a sbaciucchiare quel bel maschione laggiù, quello a cui capita di essere… beh, riempite voi lo spazio.
di Simon Shephard – Gay.com UK
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