Le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Vincenzo Bellini sono senza dubbio destinate a subire la massiccia concorrenza di quelle destinate a commemorare la morte di Giuseppe Verdi, probabilmente il compositore operistico più celebre in assoluto. I Puritani, rappresentati per la prima volta a Parigi nel 1835, non sono solo l’ultimo capolavoro del massimo compositore catanese,ma anche l’opera più complessa, per certi aspetti più problematica.Composizione permeata di romanticismo ma in parte irrisolta, con quel finale lieto che strappa alla morte purificatrice (come sempre avviene in chiave romantica), le sorti degli amanti protagonisti, naturalmente tenore e soprano, per una volta destinati alla felicità terrena piuttosto che a quella metafisica.
La scena parigina che rappresentava in quel tempo il raggiungimento della massima popolarità per un operista, diede a Bellini un quartetto vocale composto da Rubini, Grisi,Tamburini e Lablache, vale a dire i più grandi cantanti del tempo, per i quali il cigno catanese scrisse un capolavoro indimenticabile. Puritani rimane comunque fra le opere più difficili da allestire, per la difficoltà di reperire un tenore in grado di sostenere la parte di Arturo, fra le più inaccessibili del repertorio per la tessitura acutissima e per gli accenti eroici. Il ruolo della primadonna Elvira che fu tra l’altro cavallo di battaglia di Maria Callas (vedi la storica registrazione di Mexico City) vede oggi protagonista assoluta un soprano che in quanto a perfezione vocale e purezza nello stile del canto non ha rivali: Mariella Devia. Primadonna autentica,Devia, semplicissima e discreta come solo le"divine" sanno e possono essere, al vertice di una carriera internazionale fra le più invidiabili, incarna una Elvira da manuale belcantistico, ma anche una tenera e appassionata amante sempre sospesa fra follia e verità.Una vera eroina romantica..
Timbro perlaceo e angelicata astrazione per una primadonna che fa della sobrietà e della modestia il proprio stile di vita. Qualità assai rare, e proprio per questo preziose, in un mondo schiavo dell’immagine. Al suo fianco Arturo era Raul Hernandez, un giovane tenore assai interessante per qualità vocali e timbriche ma ancora preoccupato dalla tecnica e dagli acuti, per poter conferire al ruolo dell’amante quel trasporto e quella dolcezza che sono caratteristiche intrinseche di Bellini. Stefano Antonucci era un Riccardo più che incisivo e perentorio anche se non sempre perfettamente a posto nelle agilità. Erwin Schrott era un Giorgio di statuaria bellezza ed elegantissima vocalità, mentre Sonia Prina una significativa Enrichetta. La nuova produzione di Pier Luigi Pizzi, come al solito autore anche di scene e costumi sfruttava pienamente le macchine sceniche del modernissimo teatro genovese, muovendo in continuazione una grande torre grigiastra che saliva e scendeva, facendo pensare a un grande sotterranneo post-moderno. Peccato che lo stridore fra la delicatezza delle melodie belliniane e la materialità delle scene mal davano la cifra della poesia musicale. Avevamo l’impressione che Pizzi volesse cambiare completamente impostazione rispetto alle sue solite neoclassiche ambientazioni, senza riuscire a trovare una nuova strada convincente.
La direzione di Vladimir Spivakov è risultata spesso inadeguata e priva di quell’afflato e di quel senso del canto e della melodia imprescindibili in Bellini.Una prestazione per così dire di routine anche con momenti di scarsa attenzione alla concertazione.
I Puritani di Vincenzo Bellini al Teatro Carlo Felice di Genova.
Prima rappresentazione 16 gennaio, recite fino al 27 gennaio.
Nuovo Allestimento.
Regia ,scene e costumi:Pier Luigi Pizzi
Direttore Vladimir Spivakov
Con Mariella Devia,Raul Hernandez,Stefano Antonucci,Erwin Schrott, Sonia Prina, Alberto Rota,Pietro Picone.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.