In questi giorni in tutto l’Occidente si svolgono manifestazioni a sostegno di un “cessate il fuoco” a Gaza, dopo che Hamas il 7 Ottobre ha scagliato un violento e ignobile attacco terroristico in terra di Israele, provocando 1.400 morti e infliggendo decapitazioni, stupri, torture, rapendo ostaggi e causando la reazione dello stesso stato di Israele, che ha bombardato con cieca violenza per giorni e giorni la Striscia di Gaza e che sta conducendo una vera e propria invasione di terra.
Nella manifestazioni in corso di svolgimento in tutto il mondo sta prevalendo un certo spirito di supporto alla causa palestinese e purtroppo da quei cortei e slogan emerge, talvolta e per ora in modo fortunatamente circoscritto, un chiaro, visibile e vergognoso spirito anti-semita. Un fantasma del quale il popolo della sinistra di tutto il mondo non riesce a liberarsi.
Il premier di estrema destra Netanyahu – affiliato alla internazionale di destra che sta sconvolgendo le democrazie liberali d’Occidente – ha tuttavia definito l’escalation di guerra scatenata da Israele a Gaza come una guerra del bene contro il male.
Una provocazione dal sapore populista che prova a sedurre la comunità internazionale, in verità sempre meno incline a giustificare la reazione di Israele.
Attualmente il Governo Netanyahu ha una maggioranza di unità nazionale, ma sul quotidiano della sinistra liberal israeliana Haaretz si discute da settimane sull’ipotesi di deporre il primo ministro (per manifesta accusa di neofascismo), storicamente responsabile di aver abbracciato il progetto politico dell’estrema destra ultra-religiosa del partito “Sionismo religioso“, la quale – ricordiamo – aveva parlato di un’associazione tra comunità LGBTIQ+ e nazismo e che esprime l’attuale ministro Bezalel Smotrich che si è dichiarato fieramente omofobo e per il quale “i Palestinesi non esistono“. È ormai accertato che Netanyahu ha i giorni politicamente contati.
Il tweet/X di Israele recita:
“Non vediamo l’ora di vedere Hamas issare la bandiera arcobaleno su tutta Gaza come segno di ringraziamento per la vostra solidarietà.
Looking forward to seeing Hamas raise the rainbow 🌈 flag across Gaza as a thank you for your solidarity.#LGBTQ https://t.co/zxUe53RO9V
— Israel ישראל 🇮🇱 (@Israel) October 29, 2023
Il tweet/X di Israele prende di mira quella bandiera sventolata in quel momento, in quella piazza di New York, tuttavia è noto il sentimento anti-Israele che serpeggia in chiave pro-Palestina all’interno di un’ampia fetta di comunità LGBTIQ+, in particolare quella politicamente collocata a sinistra.
Come mai ci sono così tanti ‘queer PER la Palestina’, ma assolutamente nessun ‘queer IN Palestina’? scrive il ricercatore e imprenditore ebreo Eli David (mezzo milione di follower su X/Twitter)
A combined LGBTQ + Palestine flag in New York protest today.
Why are there so many “queers FOR Palestine”, but absolutely no “queers IN Palestine”? 🤔pic.twitter.com/gR3vQHROzP
— Dr. Eli David (@DrEliDavid) October 28, 2023
Il principio che anima legittimamente un certo popolo queer della sinistra è che non si possono avvallare azioni di violenza e repressione verso il popolo palestinese – ripetutamente si utilizza a sinistra la parola “genocidio”, forse con troppa superficialità dettata dalla furia attivista inquinata dall’ansia da performance socialnetworkista,? – in nome della difesa dello stato di diritto nel quale le persone queer possono vivere liberamente.
Di contro i sostenitori di Israele difendono quel principio e – come si evince dal tweet di Israele – ricordano che in Palestina – come in tutti gli stati nazione del Medio Oriente – le persone LGBTIQ+ sono perseguitate, in molti casi condotti alla pena di morte per il semplice fatto di essere persone queer. (gf)
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