Da ieri in Russia il cosiddetto “movimento LGBT internazionale” è ufficialmente considerato fuori legge: dopo la sentenza della Corte Suprema chiunque sia solo sospettato di aver messo piede in un ‘locale gay’ o di aver fatto parte di una qualche associazione potrà infatti essere arrestato e trattato da terrorista. La Russia di Vladimir Putin si è di fatto schierata con i 70 Stati che criminalizzano l’omosessualità nel mondo.
Per questo motivo nella giornata di ieri a Roma si è svolto nei pressi dell’Ambasciata russa il presidio di protesta a cui hanno aderito e partecipato le associazioni Gaynet, Agedo, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Rete Genitori Rainbow, Agapanto, Nudi, Famiglie Arcobaleno, Dì Gay Project, Plus Roma, Libellula, Arcigay Roma, ARCO, Certi Diritti, GayCenter, Gender X APS, Differenza Lesbica, oltre all’onorevole Laura Boldrini e Marilena Grassadonia, Coordinatrice dell’ufficio Lgbt+ di Roma Capitale.
Boldrini ha confermato l’impegno a difendere le tutele delle persone Lgbt+ richiedenti asilo in Italia, rilanciando la battaglia per rivedere il decreto Paesi sicuri, che attualmente include anche nazioni che puniscono l’omosessualità: “Dopo le leggi contro la cosiddetta propaganda Lgbt e la cancellazione delle persone trans a livello normativo, la persecuzione si sposta adesso dal pubblico al privato. Quando accaduto è un pericolosissimo precedente che dimostra la capacità dell’estremismo globale di far regredire i diritti delle persone Lgbtqia+”.
Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, ha ricordato che “dobbiamo rifiutare e combattere la propaganda dell’odio volta a distruggere le nostre esistenze, con cui vengono giustificate persino delle guerre. In Italia purtroppo alcune forze politiche si sono accodate a questa retorica pericolosa che va contrastata giorno dopo giorno”.
Doveroso anche l’appello della piazza. A chi si schiera per la causa LGBT+ nel mondo sono richiesti fatti concreti: l’appello alle istituzioni è quello di favorire in tutti i modi l’accoglienza delle persone in fuga dalla Russia e di agevolare la tutela delle persone richiedenti asilo discriminate per orientamento sessuale e identità di genere nel loro Paese.
Dopo le leggi contro la cosiddetta “propaganda LGBT” e la cancellazione delle persone trans a livello normativo, la persecuzione russa si è ufficialmente spostata dal pubblico al privato. Questa sentenza rende infatti impossibile l’esistenza di qualsiasi club privato, come dimostra la chiusura dello storico ‘Central Station’ locale a San Pietroburgo.
“Abbiamo portato in piazza lo slogan ‘Diritti per tutt3’, in italiano e in russo, in solidarietà a chi sta resistendo al regime di Putin, comprese le donne che protestano per la convocazione dei riservisti in guerra“, il commento di GayNet. “L’odio e la propaganda distruggono la democrazia, generano guerra e morte: rifiutiamo qualsiasi tipo di propaganda sui nostri corpi, sia per distruggere le nostre esistenze, sia per giustificare operazioni militari sbagliate, come sta accadendo a Gaza. A chi si schiera per la causa LGBT+ nel mondo chiediamo fatti concreti: l’appello alle nostre istituzioni è quello di favorire in tutti i modi l’accoglienza delle persone in fuga dalla Russia e di agevolare la tutela delle persone richiedenti asilo discriminate per orientamento sessuale e identità di genere nel loro Paese”.
“Quello che sta succedendo in Russia può essere qualcosa che a piccoli passi può arrivare anche in Italia“, il commento di Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno. “In Ungheria e Polonia è già arrivata. Quando sentiamo dire che il problema è solo che i gay non devono adottare nè fare figli, se potessero ci metterebbero in galera anche solo perché esistiamo. Anche quei pochi diritti che abbiamo potrebbero essere cancellati in un niente. La Russia può essere uno specchio di quello che potrebbe accadere. Manteniamo alta la guardia”.
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