Il contestato dibattito ‘Donne e uomini: solo stereotipi di genere o bellezza della differenza?‘, introdotto dagli assessori leghisti Enzo Bisesti, all’istruzione, e Stefania Segnana, alle politiche sociali, è finito tra le cariche della polizia e le polemiche. Una conferenza pubblica finalizzata “a sviluppare una riflessione sui temi dell’educazione di genere, degli stereotipi di genere, delle pari opportunità e della differenza sessuale“.
All’interno della Sala Belli del Palazzo della Provincia in Piazza Dante, a Trento è successo di tutto. Dinanzi ad una mancanza totale di contraddittorio, alla presenza dello psicologo Emiliano Lambiase, dell’avvocata Maristella Paiar e della dottoressa Maria Cristina del Poggetto, tutti e tre legati ai movimenti pro-vita, Arcigay Trentino e Non una di Meno – Trento si sono presentati sul luogo dell’incontro per assistere alla conferenza, scatenando la reazione delle forze dell’ordine, che hanno sgomberato con la forza la sala di un edificio pubblico, cacciando i presenti, compresi studenti e studentesse minorenni, colpevoli di protesta pacifica.
I video pubblicati on line, parrebbero parlare da soli.
“Eravamo lì per ascoltare e porre delle legittime domande agli “esperti” (dellomo/bi/transfobia e non delle tematiche di genere) chiamati a raccolta in questa occasione”, denuncia sui social il presidente di Arcigay del Trentino, Lorenzo De Preto. “In primo luogo ci è stato impedito di entrare finché la sala non era stata già quasi interamente occupata da personale e funzionari provinciali e amici di partito degli assessori. Poi solo 40 hanno potuto accedere in una sala rimasta comunque semivuota. Tutti gli altri e le altre bloccati nell’atrio a protestare per questo vergognoso trattamento subito sono stati poi caricati senza una minima avvisaglia, con una forza e una violenza del tutto immotivate vista la presenza di ragazzin*, anzian*, donne incinta, studenti e professori universitari. 50 anni da Stonewall e di nuovo siamo qui a combattere contro i manganelli per difendere le nostre vite, i nostri affetti e i valori di democrazia, laicità ed eguaglianza in cui tutt* ci riconosciamo. Non finisce qui, questo è certo. Presto aggiornamenti e una nota ufficiale congiunta, ma ora è necessario stringerci in un abbraccio a tutt* coloro sono rimast* contus* , a chi è stato offeso dall’arroganza di questa “politica” , a chi ha visto riaprirsi oggi ferite di un passato che non deve mai più tornare“.
Marco Buiatti, responsabile di laboratorio del Centro interdipartimentale mente/cervello, ha così descritto quanto avvenuto: “Sono scioccato per quanto successo. Volevo solo partecipare ad un dibattito pubblico, invece non solo non mi hanno lasciato entrare, ma ho visto gente trascinata via anche se non aveva fatto nulla. Provocatori non ne ho visti. Insieme a colleghe e colleghi di scienze cognitive volevamo ascoltare e dialogare. Il massimo è stato qualche studente che scandiva slogan, ma questo è diritto di espressione, non certo violenza. Un uomo in borghese ha detto ‘vi obbligo ad uscire’. Nel giro di 20 secondi le forze dell’ordine sono intervenute con una violenza ingiustificata. Alcuni erano in tenuta antisommossa, con il maganello. Ho visto uno studente di dottorato, non uno scapestrato, preso per il collo da un poliziotto. Qualcuno ha tentato di fare opposizione passiva, comunque pacifica, ma è stato trascinato fuori di forza.”
Italia, 2019.
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