Report Intrattenimento
Se sul fronte dell’informazione si assiste quindi a una stasi nelle modalità in cui vengono raccontate le diversity e addirittura ad una riduzione del numero di notizie, l’intrattenimento si conferma più attento al racconto delle diversity, con un’evoluzione dello storytelling verso un approccio sempre più intersezionale e lontano da stereotipi, seppur con alcune differenze tra i diversi comparti, anche in relazione alle diverse conseguenze dell’emergenza sanitaria sui vari media.
La serialità italiana nel 2020 sembra aver intercettato il tema dell’etnia e delle seconde generazioni, spesso intrecciato ad altri, secondo un approccio intersezionale presente però con più frequenza nelle serie pensate per un pubblico più giovane (Summertime, SKAM, We are who we are) e fruibili sulle piattaforme di streaming. Rientra in questo filone anche la serie Mental, che nell’anno della pandemia ha portato alla luce il tema della salute mentale, ancora troppo avvolto da stigmi e preconcetti culturali e sociali. Il settore cinematografico ha mostrato invece una rinnovata attenzione alla dimensione relazionale e domestica, volta a raccontare lo spaccato di una società problematica e complessa su più livelli, da quello familiare a quello sociale, per una ricerca di empatia con il pubblico, ma con una rappresentazione delle diversità meno frequente rispetto allo scorso anno e soprattutto ancora troppo ancorata ad una narrazione paternalistica, a tratti giustificativa della diversità. Anche nei programmi TV si riscontra un’attenzione al racconto personale (Tu non sai chi sono io, Quello che è – Nuove storie italiane) ma emerge la volontà di cercare storie differenti, che finora non avevano avuti grandi spazi (etnia, età, identità di genere).
Ricerca dell’empatia a tutti costi, giustificazionismo, aderenza a determinati generi narrativi, sono meccanismi invece ormai superati nelle Serie Tv Straniere, che si confermano benchmark qualitativo di riferimento. Lo stesso vale per i titoli Kids (< 14), capaci di trattare molteplici aspetti della diversity (identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, neurodivergenza) traendo al contempo suggestioni e peculiarità da numerose tradizioni e nazioni.
Vero protagonista del 2020 è il mondo digital: la possibilità di una produzione ininterrotta di contenuti anche nelle fasi più stringenti del lockdown, ha avvicinato molte più persone a una rappresentazione della diversità di qualità, che ha visto l’affermarsi del concetto di attivismo digitale con un’attenzione considerevole per l’intersezionalità e la voglia di scardinare narrazioni e linguaggi stereotipati e nocivi.
Il settore dell’advertising, infine, si conferma ormai attento a veicolare quei valori che, in coerenza con la realtà e in modo consistente e autentico, dovrebbero dominare le comunicazioni esterne di brand e aziende tanto quanto la loro cultura interna. L’attenzione dei brand verso l’emergenza sanitaria, non ha impedito il lancio campagne di qualità dedicate alla diversity, creativamente coraggiose e spesso affidate a grandi testimonial. L’advertising è inoltre il campo in cui più facilmente si riscontrano i temi sociali in discussione e le aree che hanno dominato quest’anno solo quelle di Genere e Identità di genere, con una particolare attenzione alla libera espressione di sé e all’abbattimento degli stereotipi sul desiderio.