Buona notizie dal tribunale di Genova, per una coppia di due donne con ben due figli, una bambina e un bambino, avuti tramite fecondazione assistita da entrambe. Ma andiamo con ordine: la storia tra le due inizia nel 2005. Nel 2011, una delle due decide di ricorrere alla fecondazione assistita per rimanere incinta e quello stesso anno la coppia ha una bambina. Tre anni dopo, nel 2014, anche l’altra donna vorrebbe rimanere incinta, e ricorre alla stessa pratica, partorendo dopo 9 mesi un bambino.
Nel giro di questi ultimi anni, la coppia lesbica ha accudito i due figli e si è dimostrata una famiglia perfetta. Di comune accordo, hanno deciso di suddividersi i compiti: una avrebbe continuato il suo lavoro di amministratrice di un’azienda, l’altra si sarebbe concentrata sui due figli. Ma il Tribunale i Genova, prima di procedere al riconoscimento dei piccoli, ha preferito disporre di una ctu (consulente tecnico d’ufficio, il quale svolge la funzione di ausiliario del giudice lavorando per lo stesso).
La relazione della CTU nel caso di Genova
Il consulente non ha avuto nulla da obiettare. Il riconoscimento dei due bambini come figli di entrambe le donne era un fattore importantissimo. E’ stato definito infatti:
Un passo fondamentale e necessario a garantire questi bambini: tanto nel dare loro la sicurezza di una rete solida di relazioni affettive di fronte alle (eventuali) avversità, quanto nell’offrire loro il senso di completo riconoscimento, di una tutela definitiva rispetto al dubbio che la loro famiglia sia per qualche ragione una famiglia di serie B.
Nella relazione si parla della realizzazione di un progetto di vita, dove non manca l’amore tra le due donne e verso i figli, anche senza un legame biologico. Anche il bambino e la bambina avevano fornito prove positive della convivenza. Con queste premesse, il giudice ha dato il via libera all’adozione dei piccoli alle due donne, che risultano essere madri a tutti gli effetti. Proprio come recita l’art. 44 lett. b) L.184/83.
Doppio cognome: ok dal giudice
Altra questione interessante è quella relativa al doppio cognome. In questo caso specifico, i figli avrebbero avuto gli stessi due cognomi, ma in successione diversa, poiché nati da madri diverse (secondo la sentenza n. 286 dell’8.11.2016). Il giudice, prendendo atto delle sentenze della Corte Costituzionale, ha motivato la sua scelta spiegando che:
la piena ed effettiva realizzazione del diritto all’identità personale, che nel nome trova il suo primo ed immediato riscontro, unitamente al riconoscimento del paritario rilievo di entrambe le figure genitoriali nel processo di costruzione di tale identità personale, impone l’affermazione del diritto del figlio ad essere identificato, sin dalla nascita, attraverso l’attribuzione del cognome di entrambi i genitori.
Con le decisioni dei giudizi costituzionali, il collega genovese non ha potuto fare altro che consentire l’uso del doppio cognome, nella medesima successione.
Le motivazioni del giudice sono state spiegate dall’articolo di Responsabile Civile.it
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.