ROMA – Eterosessuale, religioso, sposato, di razza bianca, con reddito medio alto e livello di istruzione superiore. Sarebbe questo il vero identikit del pedofilo, secondo un’ indagine condotta negli USA su un campione di 2.763 pedofili, confermata del resto anche dall’analisi svolta dal Censis nel 1998 in collaborazione con il ministero dell’Interno e di Giustizia.
"L’identikit del pedofilo infatti, così come presentato dai media, non coincide affatto con il profilo reale che emerge dagli studi sull’argomento", commenta Orlando Todarello, professore di psicoterapia all’Università di Bari, che ha parlato di questo nel suo intervento al convegno "Psichiatria e mass media".
"Chi segue i fatti di cronaca sulla pedofilia guardando la televisione o leggendo i giornali – spiega Todarello – pensa a una persona adulta o anziana, strana, sconosciuta alla vittima, spesso omosessuale e appartenente ad un contesto sociale degradato. In sostanza un vero mostro, che non appartiene alla comunita".
Ma c’è un altro dato allarmante e degno di nota. Dei 21.000 casi di abuso sessuale (circa due bambini su mille) che si registrano ogni anno in Italia, il 30-50% è commesso da adolescenti. "è un dato cui raramente i mezzi di comunicazione danno il giusto rilievo – continua Todarello -, soprattutto se si pensa che i pedofili adulti hanno commesso atti di molestia già durante l’adolescenza (48-58%)".
Per quanto riguarda, poi, il contesto in cui questi reati vengono perpetrati, il Censis ha rilevato come la famiglia sia in realtà il luogo più rischioso per i minori. Sono quasi sempre padri apparentemente amorevoli (90%) e sani di mente, che per ricercare sensazioni di potere e dominio sull’ altro, commettono tale tipo di atti. Solo nel 2% dei casi si tratta di sconosciuti. "Si tratta di un fenomeno trasversale, in cui reddito, titolo di studio, professione e collocazione geografica non sono fattori discriminanti", commenta Todarello.
"Il ruolo dei mass media è dunque molto importante – conclude lo psicologo -. La distorsione della notizia operata con il sensazionalismo a tutti i costi non solo turba e sconvolge il pubblico, ma mina anche l’efficacia della campagne di sensibilizzazione. Piuttosto che cogliere il messaggio che emerge da questi episodi, e cioè l’esistenza di problemi negli equilibri delle relazioni familiari, si preferisce ricondurre le motivazioni dell’orrore alla dimensione dell’assurdo, in un ambito distante ed estremo rispetto a quello domestico".
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