Scendi nervosamente le scale, giungi in una stanza debolmente illuminata. Dei lamenti riempiono l’aria. Mentre gli occhi si abituano alla semi-oscurità, vedi delle fruste pendere dal soffitto, una gabbia in un angolo, e un uomo nudo incatenato al muro. Altri due uomini sono in piedi davanti a lui, e hanno in mano bastoni e fruste. Ma – e qui è la sorpresa – hanno tutti dei grandi sorrisi stampati sulla faccia. Benvenuti nelle segrete del sesso!
Molti di noi generalmente fanno sesso a letto (o in cucina, nell’auto, sulla spiaggia, nel parco, nella vasca da bagno, eccetera eccetera…), ma altri hanno dei luoghi speciali dove lasciano che i propri sensi si divertano liberamente. La “stanza dei giochi”, o la “prigione sotterranea” che ne è la parente cattiva, sono sale dedicate alla lussuria perché possa trovare nuovi sfoghi, parchi a tema per le erezioni.
La “stanza dei giochi” più elementare può essere semplicemente una stanza da letto o un soggiorno, temporaneamente trasformato, eliminando la maggior parte degli oggetti che ricordano la vita quotidiana, disponendo qualche materasso per terra o delle lenzuola nere di pelle sul letto, illuminato dalle candele, con la giusta musica seducente, foto erotiche alle pareti. Per chi ha spazio da usare, una stanza dedicata esclusivamente al sesso può essere un vero tesoro.
«Uno dei motivi per cui mi piace avere una stanza dei giochi è che è distante dalla vita di ogni giorno – afferma un ragazzo che ha una piccola ma deliziosa “playroom” – Quando ci entro, posso lasciarmi dietro tutto il resto di ciò che sono».
Persino una stanza assolutamente ordinaria può essere riempita di effetti speciali: per esempio, tanti specchi, oppure la porta di un armadio con un buco all’altezza giusta… Voila! Un “gloryhole”.
(Si spera, tuttavia, che le schegge siano state scartavetrate…)
Allestire la scena può diventare anche più facile se ci si diverte nei giochi di ruolo: pochi sostegni ben posizionati possono trasformare una stanza nuda in una sala per esami medici, e il dottore si può mettere al lavoro… Ma è chiaro che l’arredamento specialistico è quello che fa la differenza tra una stanza ordinaria e una segreta del sesso completamente attrezzata; le prigioni sotterranee complete di tutto, specie quelle grandi dove si svolgono feste a tema, possono essere ben equipaggiate in tutto e per tutto come le versioni medievali originali.
Uno degli accessori del sesso più conosciuti – e che non troverete da Ikea – è la “sling”, una intelaiatura in pelle sospesa a delle catene che permette al passivo di stendersi sulla schiena, con le gambe aperte, il buco al livello giusto, pronto per l’uso.
Le scene di “bondage” sono più facili se si hanno assi o tavole con legacci, con punti comodi dove assicurare le corde. Uncini o anelli fissati nel muro o al soffitto possono essere d’aiuto. E la vittima consenziente può essere imprigionata in gabbie metalliche o immobilizzata, in stile puritano, in strutture di legno. Una versione sicura, non pericolosa e moderna della ruota, lo strumento di tortura usato dall’Inquisizione spagnola, è perfetta per distendere il corpo vulnerabile e nudo della vittima.
Da non trascurare una delle più amate attrezzature da prigione, la Croce di Sant’Andrea, una grande croce di legno a X alla quale vengono legate le mani e i piedi, lasciando il “bottom” deliziosamente senza difese. Le migliori sono realizzate con ceppi di ferro, proprio simili a quelli utilizzati nel passato: sono pesanti, truculenti e indistruttibili.
Anche se il termine “prigione sotterranea” ha un suono minaccioso, ogni spazio grande abbastanza per qualche gioco perverso può diventare una “prigione sotterranea” e, se le pareti di pietra grigia danno un’aria desolata, la decorazione può spaziare dai muri dipinti simpaticamente a luci a effetto. E’ solo una questione di gusto, e anche di soldi. L’arredamento specialistico per tortura tende ad essere costoso. Ma con le capacità di un falegname fai-da-te e un poco di ingenuità, l’aspirante padrone della prigione può mettere insieme alcune decorazioni piuttosto impressionanti.
E se non avesse voglia di martellare tutti quei chiodi, può sempre farlo fare a qualcun altro. Non servono forse anche a questo gli schiavi?
di Simon Shephard – Gay.com UK
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