“Restiamo amici?” Quando un amore si spegne, l’amicizia dove va a finire?

Perdere un grande amore significa perdere innanzitutto una grande amicizia.

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"Restiamo amici?" Quando un amore si spegne, l'amicizia dove va a finire? - COPERTINA ARTICOLO 1 - Gay.it
RESTIAMO AMICI
5 min. di lettura

Per anni mi ero chiesto come mai, quando ci lasciamo, dobbiamo per forza odiarci. “Ti meriti di meglio”, “non sa cosa s’è perso”, “mandalo affanculo”: certe frasi mi spiazzavano per la presunta certezza con cui escludevano categoricamente una cosa e confermavano con risolutezza l’altra. Io, una tale sicurezza, non l’avevo mai avuta in niente, perciò in testa si affollavano le domande.

Le rotture drastiche mi sembravano un costrutto sociale obbligato, uno di quei santissimi dogmi che impariamo e accettiamo a occhi bendati perché si è sempre fatto così – un po’ come la sacralità inviolabile della monogamia, o come lo stigma del cappuccino dopo mezzogiorno e dell’ananas sulla pizza. C’era un non so che di melodrammatico e narcisistico che non mi tornava: se mi lasci, o se ti lascio io, ci dobbiamo detestare, o comunque dobbiamo evitarci per sempre, perché hai preferito altro e io non sono più il centro del tuo mondo. Avevo visto amici, amiche e conoscentə cambiare strade o ristoranti, cancellare numeri di telefono, stracciare foto o buttare via scatoloni stracolmi di oggetti pur di risparmiarsi incontri o ricordi dell’ex.

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SEPARARSI

Fino a qualche tempo fa, tutta questa acredine per una relazione finita male, io non l’avevo mai provata. Tutt’al più mi ero sentito abbandonato, ma mai infuriato a tal punto da compiere una damnatio memoriae dei miei ex. Avevo lasciato ed ero stato lasciato due volte soltanto, dunque credevo di aver avuto un assaggio dei due risvolti della medaglia e, in entrambi i casi, non avevo sentito l’istinto di bandire per sempre l’altro dalla mia vita. Anzi, con X, il ragazzo che lasciai io, anni dopo esserci separati, pensai addirittura di aver recuperato quella parte che a ogni rottura vedevo sprecata in nome dell’orgoglio ferito, cioè l’amicizia.

Ci eravamo conosciuti su Grindr a vent’anni. Fresco di coming out, io ero pronto a innamorarmi di chiunque mi desse le esatte attenzioni di cui avevo bisogno in quel periodo, perciò stabilii che quella persona era lui. Fu una relazione burrascosa, in cui un giorno lui mi voleva follemente, il giorno dopo mi lasciava e quello dopo ancora forse mi rivoleva. Come ogni ventenne privo di un’educazione sentimentale, mi dedicai con tutto me stesso a lui e alla relazione, convinto di poterla rendere fattibile. Dopo quasi due anni di altalena, un bel giorno mi accorsi che per me l’incantesimo si era spezzato e, alla sua ennesima giornata no, di punto in bianco lo piantai. Lui non se ne fece una ragione per settimane, finché poi, col passare dei mesi, entrambi pian piano ci allontanammo e le nostre strade sembrarono separarsi una volta per tutte.

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RISENTIRSI

Quattro anni dopo, sullo schermo del mio cellulare comparve un suo come stai: aveva appena subito un grave lutto in famiglia e il ragazzo con cui stava, poco dopo, l’aveva lasciato. Ci rivedemmo di lì a poco e, come per magia, le antiche connessioni amicali si riallacciarono dopo pochi istanti, quasi identiche a come le avevamo lasciate: il lessico tutto nostro della quotidianità, le battute fra noi, gli interessi comuni, la comprensione reciproca e istantanea alla minima imbeccata – tutto sembrava scongelato dopo una lunga ibernazione e pareva aver perso la patina rosa dell’amore, conservando soltanto quella trasparente e duratura dell’amicizia. Rinascemmo per l’appunto sotto una nuova forma, senza mai più avere pensieri amorosi o sessuali. Era dunque possibile recuperare un’amicizia sincera e disinteressata dopo un amore, pensai. Anzi, era persino più facile perché, passato qualche anno, se non c’erano in ballo rabbia o risentimento per tradimenti o violenze di vario genere (per me all’epoca gli unici motivi imperdonabili e validi per lasciarsi), si potevano riportare alla luce quelle solide fondamenta d’amicizia sopra cui, in fin dei conti, costruiamo ogni rapporto. Non mi era chiaro, in realtà, che i rapporti umani sono gineprai intricati che ognuno attraversa come riesce, a modo unicamente proprio, e soprattutto con i mezzi e i tempi che ha a disposizione.

Successe infatti che, dopo un annetto di intensa amicizia, io cominciai a frequentarmi col mio attuale compagno. X sembrava contento e sinceramente partecipe della mia gioia. Quando poi io e lui decidemmo di andare a convivere, in X si spense qualcosa: i messaggi su WhatsApp si diradarono, le uscite diminuirono, le volte in cui riuscivamo a vederci erano il risultato di lunghe trattative dettate da impegni facilmente rimandabili e poca voglia di esserci da parte sua. Riuscì a confessarmi che, da quando mi ero fidanzato, sentiva il rapporto cambiato, ci vedevamo meno e il mio compagno lo metteva a disagio se capitava che pure lui uscisse con noi. Lo ringraziai per la franchezza e cercai in ogni modo di fare ammenda. Fu tutto inutile, X aveva già scelto di troncare in silenzio. Lo rincorsi per mesi, ma lui declinava ogni invito con florilegi di scuse finché, anche qui, un giorno io mi stancai e smisi di cercarlo. Com’era prevedibile, lui fece altrettanto e, da allora, non l’ho mai più sentito.

Stavolta, contro ogni mia previsione, la rabbia e il rancore arrivarono. Per anni avevo automaticamente scartato questi sentimenti – o meglio, non gli avevo nemmeno dato modo e tempo di manifestarsi – perché non li ritenevo socialmente accettabili e credevo mi avrebbero reso sgradevole agli occhi altrui. In parole povere, mi vergognavo delle mie emozioni più “brutte” e meno “favolose” ma, di fronte a questa nuova rottura, mi accorsi della loro utilità. Senza un pizzico di fastidio o risentimento, non avrei mai capito che molte persone, dopo essersi separate, si mal sopportano non per partito preso, ma perché viene loro istintivo farlo. Quando una storia finisce, a volte l’antipatia è inevitabile: accettare di provarla – e dunque di allontanarsi dall’altrə – legittima non solo noi stessə, ma anche quelle emozioni che credevamo spiacevoli. Ci sono certi atteggiamenti, certe azioni e reazioni che ci infastidiscono e basta, e continueranno a farlo anche dopo anni. Con X, per esempio, ho dovuto scrivere per ben due volte io la parola fine – e la cosa mi ha irritato non poco. Lui non ne ebbe la forza né da fidanzato, né da amico.

C’era anche un altro pseudo-rapporto che avevo trascinato: quello col ragazzo che invece aveva deciso di troncare con me. Io e lui abbiamo tuttora un gruppo in comune di amici e amiche per me importantissimə. Quando mi lasciò, un po’ per non stravolgere gli equilibri della comitiva, un po’ per smania di compiacere e apparire tollerante, per anni mantenni controvoglia questo legame monco, senza minimamente accorgermi che il modo in cui aveva scelto di lasciarmi tempo addietro mi aveva ferito moltissimo. Nel profondo, mi resi conto di non aver mai avuto nessuna intenzione di portare avanti un’amicizia con lui e, anche qui, mi ci vollero anni per chiarire e accettare le mie posizioni.

"Restiamo amici?" Quando un amore si spegne, l'amicizia dove va a finire? - terza - Gay.it
LASCIARSI

Faccio parte di quella fetta di mondo che non è in grado di ravvivare rapporti spenti da tempo. Non si tratta di un dogma etico-sociale, ma di onestà sentimentale. Resto comunque in lutto per l’amicizia che svanisce con la fine di un amore, perché più che altro mi pare questa la grande tragedia del lasciarsi. Quando ci lasciamo, perdiamo unə amicə. Nel tempo, l’amore si evolve e va dove vuole, un po’ come fa l’acqua. L’amicizia è invece quella terra solida e vitale che quest’acqua annaffia – e su cui tutto si fonda. Perdere un grande amore significa perdere innanzitutto una grande amicizia, perché all’improvviso ti manca la terra sotto i piedi. Per anni ho cercato di evitare questa perdita nel disperato tentativo di risparmiarmi la landa desolata che ogni separazione si lascia dietro.

Non tuttə si lasciano male, ma non tuttə si lasciano bene. Questo è stato il mio caotico, personalissimo modo di gestire la fine di due amicizie nate da un amore.

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