Sandrocchia, Sandrina, Salvatrice Elena Greco, semplicemente Sandra Milo. L’Italia tutta piange oggi la morte di una donna gentile, solare, moderna, di un’artista che ha saputo abbracciare oltre 60 anni di cinema e televisione, entrando nell’immaginario collettivo con eleganza e cordialità, con quel sorriso immenso puntualmente illuminato da quella risata fragorosa, unica, inimitabile, riconoscibile come poche altre.
Era impossibile non amare Sandra Milo, non volerle bene, non ammirare quella donna che ha vissuto mille vite in un’unica esistenza, attrice, conduttrice, icona gentile di un Cinema e di una Tv d’altri tempi, tra bianco e nero e colori pastello. Quando la si celebra si torna sempre a Federico Fellini, suo grande e dichiarato amore che la diresse in Otto e 1/2 e Giulietta degli Spiriti, ma sarebbe ed è limitante legarla unicamente alle opere di quel genio visionario che la rese immortale.
Perché Milo fu una splendida Olga, donna innamorata e raggirata ne Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini, Leone d’Oro a Venezia, la straordinaria Pina del troppo presto dimenticato La Visita di Antonio Pietrangeli, la venditrice ambulante Yvonne in Frenesia dell’estate di Luigi Zampa, la seducente e travolgente Giuliana Marletti di L’ombrellone per Dino Risi, la giovane hostess Gabriella che fa perdere la testa ad Alberto Sordi ne Lo Scapolo. Poi improvvisamente, a fine anni ’60, la decisione apparentemente impensabile. L’addio al grande schermo. Per un decennio Sandra saluta i set per dedicarsi alla famiglia, lei che era stata sposa per 21 giorni a 15 anni appena del marchese Cesare Rodighiero, per poi stare al fianco di Moris Ergas per undici anni e infine con Ottavio De Lollis. Tre figli, mille amori più o meno segreti e per l’epoca, tra Craxi e Fellini, considerati ‘scandalosi’, ma Milo non ha mai avuto paura di vivere la propria felicità, con tutte le immancabili e inevitabili complicazioni del caso, che semplicemente appartengono alla vita di tutti noi, che tu sia diva o meno.
Negli anni ’80 e ’90 si reinventa volto televisivo, prima in Rai e poi nell’appena nata Fininvest. Nel 1990 è vittima di uno scherzo telefonico in cui le annunciano un grave incidente dell’amato figlio, Ciro. Quel grido di dolore, terrorizzato, rimane impresso nella storia della televisione italiana. Sandra, che fugge dallo studio e dalla diretta, diventa meme con 25 anni di anticipo sui nostri tempi. Madre apprensiva, legatissima ai suoi tre figli, ha poi più volte ricordato quella tragica telefonata con l’immancabile ironia e leggerezza che l’ha sempre contraddistinta. Perché Sandrocchia non si è mai troppo presa sul serio. Eternamente fanciulla, perché probabilmente costretta troppo presto a diventare donna, dopo essere cresciuta sotto le bombe, così straordinariamente spontanea, mai una parola fuori posto nei confronti di qualsivoglia collega, sempre un aneddoto incredibile da raccontare, così clamorosamente bella a tutte le età, solare nell’esprimersi, a parole, con i gesti, i look da mito d’altri tempi, con quella voce di eterna bambina che esprimeva continua ed eterna dolcezza.
Libera sempre e per sempre, per come ha vissuto e affrontato la vita, per quello che fatto e detto, per le battaglie portate avanti a sostegno dei diritti dei più deboli, Milo è stata icona queer, per quella sua femminilità prorompente, per quell’eleganza innata, per la generosità con cui si è sempre concessa, presenziando ad eventi, manifestazioni, festival, mettendoci la faccia. Nel 1990, su Rai2, parlava di divorzio, razzismo omosessualità e aids, nel primo pomeriggio, inquadrata dal titolo di un programma che era una sentenza: “l’amore è una cosa meravigliosa”, che tu sia nero, gay o sieropositivo. Quando le porte dello spettacolo nazionale sembravano essersi nuovamente chiuse al suo cospetto, nel 2003 è Pupi Avati, con Il cuore altrove, a ridarle una seconda giovinezza cinematografica, portandola fino al festival di Cannes, sul tappeto rosso. Poi sono arrivati Gabriele Salvatores con Happy Family, Gabriele Muccino con A casa tutti bene e nel 2021 Sergio Castellitto con Il materiale emotivo, ma anche L’isola dei famosi come concorrente nel 2010 a 77 anni, eliminata dopo ben 62 giorni, Quelle brave ragazze su Sky1 al fianco di Mara Maionchi, Orietta Berti e Marisa Laurito, Il Cantante Mascherato negli abiti del Cigno e Drag Race Italia, inevitabile, come giudice ospite della seconda stagione, a certificare un legame con la comunità LGBTQIA+ che ha sempre rivendicato con giustificato orgoglio.
David di Donatello alla carriera nel 2021, vinse due Nastri d’Argento come miglior attrice non protagonista grazie a Federico Fellini, per poi farsi poetessa, teatrante e persino cantante, negli anni’ 80. Perché era impossibile arginarla, limitarla, metterla in un recinto in cui semplicemente farle osservare passivamente una carriera da altri considerata conclusa. Tutti noi la pensavamo immortale, indistruttibile. Nel 2020, nel corso di ItaliaSì su Rai1, cadde rovinosamente in studio da un gradino, dinanzi ad un terrorizzato Marco Liorni. A 87 anni, dopo essere apparsa nuda sulla copertina del magazine Flewid, si rialzò sorridendo, come nulla fosse successo, diventando ancora una volta virale sui social, come simbolo di forza, resistenza, elasticità, perenne buonumore. Perché ad ogni caduta imposta dalla vita, anche se dolorosa e rumorosa, lei si era sempre rialzata, con energica e delicata spensieratezza. Sandra Milo era un inno alla vita, una persona buona, disponibile, entusiasta ed eternamente gioiosa, mai pubblicamente attraversata da veli di malinconia, attrice sottostimata, conduttrice troppo presto archiviata, sempiterna icona e musa nazionale.
Sandrocchia, Sandrina, semplicemente Salvatrice Elena Greco.
Foto Cover realizzata da Leandro Emede per il settimanale Sette – Corriere dell Sera
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