Chi era Omar Seddique Mateen,
l’uomo che il 12 Giugno 2016
alle due di notte è entrato nel gay club di Orlando (USA)
e ha ucciso 49 persone.
Omar Seddique Mateen, 29 anni, nato a New York da una famiglia di origini afghane, sposato due volte, padre di un bambino di tre anni, viveva in una cittadina a quasi 200 chilometri dal luogo della mattanza, Fort Pierce. Aspirava a fare il poliziotto ma divenne invece guardia privata per la sicurezza. Praticava il bodybuilding. Sul suo conto molte cose, anche contraddittorie, sono state dette in questi giorni. Mateen è stato ucciso dalle forze dell’ordine durante lo scontro a fuoco per liberare gli ostaggi, quindi non può rispondere alle tante domande sul suo conto, ma proviamo a fissare qualche punto attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuto e di chi sta indagando su di lui.
IL PADRE: L’OMOFOBIA COME MOVENTE
Il padre del ragazzo il giorno dopo la sparatoria ha pubblicato un video su Facebook in cui ha dichiarato che il figlio era “un uomo molto rispettoso”. L’uomo ha condannato la strage, definendola “un atto di terrorismo”, ma ha poi aggiunto: «Sarà Dio a punire coloro che sono coinvolti nell’omosessualità. Non spetta agli uomini farlo».
Secondo l’uomo: “la religione non c’entra, si era infuriato un paio di mesi prima per aver visto a Miami due uomini che si baciavano”. Quando gli hanno chiesto se crede che suo figlio fosse gay, lo ha negato fermamente: «Se lo era, perché avrebbe fatto una cosa del genere?». Secondo il Washington Post, il padre del killer, di professione assicuratore, è un fervente sostenitore del fondamentalismo. In uno dei suoi video rintracciabili su YouTube, Mateen esprime sostegno ai talebani: “I nostri fratelli del Waziristan, i nostri guerrieri nel movimento e i talebani dell’Afghanistan stanno risollevandosi”.
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LA POLIZIA E L’FBI: IL RAPPORTO INCERTO CON L’ISIS
Secondo il padre il movente non è religioso, ma secondo la Cnn, Mateen era in una lista Fbi di possibili simpatizzanti dell’Isis, anche se due volte, nel 2013 e nel 2014, le indagini nei suoi confronti non avevano portato a nulla. La polizia ha riferito inoltre che Omar Mateen ha telefonato al 911 dicendo all’operatore di giurare fedeltà allo Stato Islamico. Poi ha compiuto il massacro, che l’Isis, solo molte ore dopo, ha rivendicato. “Era un nostro combattente”, hanno fatto sapere i fondamentalisti. Barack Obama però ritiene che non siano emerse prove evidenti che l’ordine per la strage di Orlando sia venuto dall’estero. Benché avesse dichiarato fedeltà all’Isis, Mateen era probailmente un elemento autoradicalizzatosi in America e senza contatti diretti con lo Stato Islamico. Le autorità hanno dichiarato che Mateen era detentore di due licenze per il possesso di armi da fuoco: una licenza come guardia giurata e un porto d’armi da privato per tutto lo stato della Florida in scadenza a settembre 2017. Il fucile d’assalto calibro 223 e la pistola semi-automatica 9 millimetri usati per la strage erano stati acquistati regolarmente nella settimana precedente all’attacco.
L’IMAM DELLA MOSCHEA: “SCHIVO MA NON VIOLENTO”
La donna ha inoltre confessato: “Dopo qualche mese ha cominciato a picchiarmi molto spesso e lo faceva anche solo perché il bucato non era pronto e cose del genere (…). Non mi permetteva di parlare con la mia famiglia, era un uomo mentalmente instabile e disturbato. È l’unica spiegazione che posso dare, era chiaramente malato.” Il matrimonio durò pochi mesi, anche se i due divorziarono solo nel 2011.
IL FIDANZATO DELL’EX MOGLIE: “ERA OMOSESSUALE”
Marco Dias, attuale fidanzato dell’ex moglie di Mateen, ha dichiarato a una televisione brasiliana che, secondo la donna, Omar aveva tendenze omosessuali e che il padre dell’uomo gli “dava del gay” di fronte a lei. L’uomo ha dichiarato che l’Fbi avrebbe chiesto alla donna di non rivelare la cosa ai media. Poche ore fa però la donna ha smentito: “Sentivo che c’era una parte che teneva nascosta, ma non posso affermare che fosse omosessuale”, anche se “mostrava emozioni molto forti contro l’omosessualità”.
LA MOGLIE: “SAPEVO E HO CERCATO DI FERMARLO”
Noor Mateen, 30 anni, sposata con l’uomo in seconde nozze, è anche lei di origini afghane. Secondo l’emittente americana Abc sarebbe indagata perché a conoscenza delle intenzioni del marito. La donna avrebbe raccontato di essere stata informata dall’uomo delle sue intenzioni criminali e di aver tentato di dissuaderlo.
In particolare, la donna avrebbe accompagnato il marito per un sopralluogo al parco di divertimenti Disney, dove l’uomo inizialmente, sempre secondo la moglie avrebbe voluto compiere un attentato.
GLI EX COMPAGNI: AVANCES E FREQUENTAZIONI GAY
Un ex compagno dell’accademia di polizia, sotto anonimato, ha detto al Palm Beach Post che Mateen era gay ma non aveva fatto coming out. Nel 2006 i due pare fossero soliti frequentare locali gay dopo le lezioni all’Indian River Community College. L’uomo riferisce inoltre che Mateen era un cliente abituale del Pulse, essendoci andato almeno una dozzina di volte negli ultimi anni. Mateen avrebbe tentato anche un approccio sentimentale con l’uomo: gli aveva chiesto di uscire ma lui aveva rifiutato, continuando comunque a frequentare locali insiem. Il Daily Beast poi ha intervistato un altro ex compagno di classe, Samuel King, che oggi è una drag queen e fa il cameriere in un ristorante dove Mateen andava a pranzare alcuni anni fa: sostiene che Omar non avesse affatto problemi con i gay, racconta che erano andati insieme ad alcuni drag show.
L’EX COLLEGA: “ERA RAZZISTA E SESSISTA”
Mateen era una guardia di sorveglianza privata e anche il contesto lavorativo offre testimonianze eloquenti sulla sua persona. Un collega dell’uomo presso la società di sicurezza, Daniel Gilroy, ha dichiarato in un’intervista di aver espresso le sue preoccupazioni all’agenzia circa il comportamento del collega: “Parlava tutto il tempo di uccidere qualcuno, era molto razzista e sessista, antisemita e omofobo ed esprimeva questi suoi sentimenti senza remore. Ho chiesto un trasferimento perché quell’ambiente era tossico. Omar non è il tipo di persona a cui bisognerebbe affidare compiti di sicurezza”.
GLI UTENTI DELLE CHAT: “ERA INQUIETANTE”
Diversi utenti di chat e app gay hanno dichiarato di aver riconosciuto nelle immagini diffuse di Mateen un utente con cui sono entrati in contatto in passato. Un testimone ha raccontato invece al Los Angeles Times di aver chattato con Mateen per circa un anno sulla app per incontri gay Jack’d. Cord Cedeno, un altro cliente del Pulse, ha detto alla tv americana MSNBC che Mateen aveva cercato di contattare anche lui attraverso Grindr, ma lo aveva bloccato perché “era inquietante”.
I CLIENTI DEL PULSE: TRA RISSE E MINACCE
Alcuni clienti abituali del club raccontano di averlo visto al locale anche molto tempo fa (qualcuno dice che l’uomo frequentava il Pulse da tre anni). Secondo le testimonianze, Mateen era solito stare seduto a bere, da solo, in un angolo. “Non parlavamo molto ma ci ha detto di avere una moglie e un figlio” ha raccontato un testimone al Sentinel. Più di una volta Mateen sarebbe stato buttato fuori perché ubriaco. Una coppia ha raccontato inoltre al Canadian Press di aver smesso di parlare con Mateen perché li aveva minacciati con un coltello, pare dopo una battuta di qualcuno sulla religione musulmana. Un’altra dipendente della discoteca, la transessuale Aries, conferma di aver visto il futuro stragista uscire ubriaco dal locale in molte occasioni: “Si ubriacava moltissimo. Non poteva bere quando stava a casa, con sua moglie e la sua famiglia. Suo padre era molto severo e lo rimproverava continuamente”. L’Fbi sta cercando di capire se la sua frequentazione del club era legata alla ricerca di un obiettivo o a motivazioni personali.
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Sinagoga?? Ma rileggere quello che scrivete?
Insomma sembra essere stato uno di quei fr...i repressi che ognuno di noi prima o poi ha incontrato. Uno di quelli che si scatenano in darkroom o parcheggi e che poi quando è nella sua compagnia di amicizie spara ad alzo zero sui gay. Forse avrà voluto "espiare" la sua colpa eliminando quanti più peccatori. Chissà ps: moschea, non sinagoga