PER RICORDARE FRANCESCO

Stasera un sit-in organizzato dal Mario Mieli ricorderà Francesco Bertorini, il ragazzo gay di 26 anni assassinato ieri a colpi di spranga. E per non arrendersi davanti alla follia della violenza.

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No. Un no fermo e deciso, un gesto chiaro per rifiutarsi di dimenticare, per fare in modo che la morte di Francesco Bertorini non sia l’ultimo caso che si aggiunge alla lista di delitti di omosessuali irrisolti a Roma. Questo è quello che si vuole affermare nella manifestazione che stasera a mezzanotte il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma ha organizzato proprio a piazza di Porta Capena, in vicinanza del luogo in cui è avvenuto l’omicidio. Quell’omicidio efferato, brutale, violento e furioso che non può passare sotto silenzio.

«Ci sconvolge fortemente un omicidio di una tale barbarie, ci riporta alla mente ricordi di persone scomparse in modo simile» sono le parole che usano al Mario Mieli per commentare l’accaduto, e aggiungono: «Non staremo certo a guardare, non resteremo inermi di fronte a tanta violenza di qualunque matrice sia, combatteremo ancora più forti e più motivati le radici dell’odio e dell’ignoranza che spesso sono all’origine di tante persone uccise perché omosessuali o transessuali. Siamo feriti, turbati, sconvolti, ma anche arrabbiati: è inammissibile che un ragazzo perda la vita a 26 anni nella solitudine e in maniera così violenta».

Ma non c’è solo rabbia contro le violenze e l’omofobia, c’è anche la necessità di ricordare un ragazzo particolarmente caro a tutti quelli che avevano avuto la fortuna di conoscerlo, una persona che, come affermano al Mieli, «poteva essere un tuo amico, un figlio, un fratello, un compagno».

Francesco, era originario dell’isola della Maddalena, da dove era partito per cercare fortuna come cantante. Era approdato a Roma per la prima volta a dodici anni, poi, un paio di anni fa, aveva cominciato ad avere qualche successo presso l’Accademia di San Remo: si era classificato tredicesimo dopo durissime selezioni, in quella manifestazione che è la principale porta d’accesso per poter partecipare al Festival tra le nuove proposte. Francesco Berti (questo il suo nome d’arte) aveva anche partecipato a un musical, intitolato "Sono tutti più bravi di me", che raccontava proprio di un ragazzo del sud che va a cercare il successo a Roma. Era stata una esperienza importante per lui, anche perché nel cast si era creata un’atmosfera di amicizia che è durata anche dopo la fine delle rappresentazioni. La regista di quel musical, Emanuela Giordano, ricorda Francesco come «un bambino di 10 anni, ed anche il suo fisico, 1,60 metri per 48 chili, suscitava tenerezza. Era un ragazzo meraviglioso, incapace di qualsiasi violenza, mai una parola volgare».

L’anno scorso aveva anche partecipato, classificandosi secondo, al Festival di Napoli, cantando "Libertà", scritta dal cantautore sardo Gigi Marras. Aveva una voce dolce, un modo dolce di cantare. Ed era un vero artista, «cantante promettente», come ricorda anche Graziella Marchi, promoter dell’Accademia della canzone di Sanremo. Negli ultimi tempi aveva anche cominciato a scrivere i testi delle canzoni, e aveva alcuni contatti promettenti per realizzare nuovi progetti per sfondare.

Vladimir Luxuria, che in questi giorni sta provando il musical nel quale recita anche la persona che condivideva l’appartamento con Francesco, aveva visto Francesco poche ore prima che venisse ucciso: lo aveva invitato a una festa ma lui aveva rifiutato, affermando di avere "una ppuntamento con un tizio", forse lo stesso che gli ha tolto la vita. Luxuria assicura che Francesco non sarebbe stato disposto a pagare o a farsi pagare per un rapporto sessuale, fugando così qualsiasi dubbio che tra i moventi possibili ci possa essere una lite causata dal mancato raggiungimento di un accordo per il prezzo di una prestazione sessuale.

Gli inquirenti, infatti, rivelano che probabilmente Francesco aveva avuto un rapporto poco prima di essere ammazzato con numerosi colpi alla testa, inferti con un oggetto contundente non ancora rinvenuto. Il suo assassino ha anche cercato di strangolarlo, avvolgendogli un filo intorno al collo. Appena la polizia è giunta sul luogo, avvisata da una coppia che si era appartata nello stesso giardino, Francesco era ancora in vita, ha sussurrato qualcosa come "Soffoco, aiutatemi", ma è spirato poco dopo. Contrariamente a quanto era stato rivelato ieri, tutti gli oggetti personali della vittima (denaro, catenina d’oro e cellulare) non erano accanto a lui, rendendo quindi probabile l’ipotesi dell’omicidio per rapina.

Ma negli ambienti omosessuali mettono anche in guardia dalla possibile presenza di assassini che agiscono solo per odio, o persino di un serial-killer. Addirittura Vladimir Luxuria afferma che «ci sono anche molti omosessuali repressi che magari hanno un rapporto e poi si pentono in maniera molto violenta, fino ad uccidere la persona con la quale sono appena stati». In realtà, la lista di omicidi di omosessuali avveuti a Roma negli ultimi dieci anni è molto lunga: 17 uomini morti in circostanze raccapriccianti, per mano di assassini in molti casi ancora senza un nome.

Per far sì che questo non si ripeta, l’appuntamento per tutti è stasera verso mezzanotte a Porta Capena, a Roma: «Non puoi mancare per testimoniare la tua rabbia – raccomandano dal Mario Mieli – ma soprattutto la tua solidarietà a Francesco. Non partecipando lo lascerete ancora di più nella solitudine e nell’indifferenza».

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