Unione civile d’urgenza a Milano: il sogno di Margherita, malata terminale, si realizza

"Un appello a tutte le istituzioni di questo Stato al quale noi insegnanti abbiamo dato il sangue. Adesso, però, vogliamo quello che ci spetta: il riconoscimento dei nostri diritti".

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3 min. di lettura

+++AGGIORNAMENTO (1 AGO)+++: Stando a quanto riportato da Il Giorno, Margherita sarebbe morta oggi. L’urgenza nella quale la sua unione civile è stata celebrata è almeno servita a qualcosa. Condoglianze alla sua compagna e alla sua famiglia.

***

È questione di giorni e il decreto transitorio sulle unioni civili verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale: questa tormentata legge diventerà una realtà concreta e cambierà definitivamente il diritto civile italiano.

Qualche giorno fa intervistando Monica Cirinnà (GUARDA IL VIDEO >) le abbiamo chiesto cosa si sentiva di dire a quelle coppie in difficoltà, con un partner malato o molto anziano, che non possono più aspettare. Lei ci aveva risposto che è grazie a chi per 30, 40 anni ha vissuto il proprio amore apertamente, sfidando la discriminazione, se oggi si è arrivati a questo traguardo.

L’urgenza di applicare questo decreto per molte coppie non è solo la voglia di rivendicare un diritto, ma investe la serenità e il futuro dei singoli partner. Avevamo raccontato la storia di Dario (LEGGI >), 73 anni e una recidiva che rende pericolosa un’ulteriore attesa per unirsi. Alcuni giorni fa Repubblica ha raccontato la storia di Margherita, 53 anni, ex maestra, molto più giovane ma altrettanto in difficoltà. “Sono passati 25 anni. E ancora ricordo come eravamo vestite quella mattina in cui arrivai di corsa a casa sua, e appena mi aprì la porta la baciai lì, appoggiata sullo stipite. Senza dire nulla. Io avevo una camicetta a righe bianche e azzurre, lei una felpa verde con una stampa. Da allora non ci siamo mai lasciate, mai“. Margherita ha vissuto 25 anni con la sua compagna: era sposata e ha lasciato suo marito per questo amore. Ha affrontato tutto: la vergogna della sua famiglia, le difficoltà nel porre fine a un matrimonio, i problemi derivanti dalla scoperta della propria rinnovata sessualità. Nel 2003 la malattia la aggredisce nel profondo. “L’ho superata dopo tre chemio. Il problema è che a dieci anni di distanza è tornata“, afferma lucida Margherita. “Il tempo è poco, e io ora voglio questo documento ufficiale. Voglio sapere che lei, quando io non ci sarò più, sarà al sicuro. Che potrà avere la mia pensione e la mia reversibilità: non stiamo chiedendo la luna, ma il riconoscimento di un nostro diritto. Quando hanno approvato la legge, due mesi fa, abbiamo esultato: e invece, oggi è ancora tutto fermo: come può il ministero degli Interni bloccare i decreti richiesti per attuare la legge, e tenere in questo limbo noi e migliaia di altre coppie? Non è giusto. Da quando mi sono ammalata, la mia compagna non ha mai potuto chiedere un permesso della 104, visto che per la legge lei e io non esistiamo. Tutto questo è indegno di un Paese civile. E, soprattutto, è indegno considerando tutto quello che noi, a questa Italia, abbiamo dato, formando le nuove generazioni, cercando di infondere nei bambini senso civico e del dovere. Sarei forse dovuta scappare dal mio Paese per avere i miei diritti garantiti?“.

Margherita aveva lanciato un appello “a tutte le istituzioni di questo Stato al quale noi, insegnanti, in tutti questi anni abbiamo dato il sangue. Abbiamo investito nei bambini e nel futuro di questo Paese, dal quale non siamo mai volute andare via. Adesso, però, vogliamo quello che ci spetta: il riconoscimento dei nostri diritti, niente di più e niente di meno. Prima che io non ci sia più, vogliamo sottoscrivere un’unione civile: voglio essere sicura che lei abbia la mia liquidazione e la mia reversibilità. Che sia al sicuro, anche quando non sarò più qui“.

E l’appello è servito, il Comune di Milano lo ha recepito. Due giorni fa presso la Casa Vidas, dove Margherita è ospite, un funzionario anagrafe ha celebrato in anticipo l’unione: sarà la prima ad essere trascritta nel registro, che arriverà dopo che i decreti transitori verranno pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Un provvedimento preso in via assolutamente eccezionale, visto che le prime unioni verranno celebrate intorno a ferragosto. “È stato un profondo momento di vita” spiega Ferruccio De Bortoli, presidente di Vidas. “Questo risultato è stato possibile grazie alla grande sensibilità dimostrata dalle istituzioni e dal Comune“.

E Majorino chiosa: “Siamo intervenuti, nei limiti delle nostre possibilità, perché una situazione tanto delicata non ci permetteva di attendere. Questa vicenda umana rende evidente l’urgenza della Cirinnà, una legge che elimina barriere troppo a lungo tollerate in Italia“.

Fonte: Repubblica

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Giovanni Di Colere 28.7.16 - 18:42

Bene questa legge risolve moltissimi casi come questi.

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