Ghana, l’esito dell’iter legislativo sulla legge anti-gay potrebbe arrivare entro aprile

Dopo l'approvazione in parlamento, la Human Sexual Rights and Family Values Bill attende la firma del presidente Akufo-Addo, che temporeggia ormai da quasi due mesi. Una sentenza della Corte Suprema potrebbe accelerare il processo.

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La lunga e straziante attesa per conoscere l’esito dell’iter legislativo sulla proposta di legge anti-gay in Ghana potrebbe presto finire. Oggi, la Corte Suprema valuterà infatti la petizione di un parlamentare, che spingerebbe il presidente Akufo-Addo – che temporeggia da ormai quasi due mesi – a confermarla o rigettarla entro 7 giorni dall’emissione della sentenza.

L’ultimo step nella repubblica democratica presidenziale ghanese, tra le più stabili nel continente africano, è infatti la firma del presidente. Ma Akufo-Addo, liberale e da sempre schieratosi a favore dei diritti umani (seppur non quelli LGBTQIA+), si è trovato tra incudine e martello.

Da un lato, le pressioni del parlamento e di una società tradizionalista incline ad accogliere la legge; dall’altro, le pressioni internazionali e il timore che una normativa così repressiva possa compromettere il sistema democratico del Ghana.

Senza contare le possibili ingenti perdite economiche a cui dovrebbe far fronte il paese se la legge dovesse passare: quasi 4 miliardi di dollari di finanziamenti della Banca Mondiale potrebbero andare in fumo. Proprio com’è successo all’Uganda in una situazione analoga.

In una dichiarazione a caldo successiva all’approvazione della legge in parlamento, Akufo-Addo aveva sottolineato come la leggesollevi notevoli preoccupazioni in alcuni ambienti della comunità diplomatica sul fatto che il Ghana potrebbe voltare le spalle al suo record, finora invidiabile e di lunga data, di rispetto e attaccamento ai diritti umani allo Stato di diritto”. Ed aveva aggiunto “voglio assicurarvi che nessun passo indietro di questo tipo sarà contemplato o provocato”.

Ed è proprio quest’attitudine garantista del presidente che fa ben sperare attivist* e organizzazioni per i diritti umani operanti in Ghana.

“Gli Stati Uniti hanno annunciato che ritireranno il loro sostegno finanziario in termini di aiuti se il presidente ghanese dovesse firmare la legge – aveva spiegato Prince Frimpong, attivista per Youth Initiative Foundation in Ghana, organizzazione internazionale per i diritti LGBTQIA+, in un’intervista a Gay.it – Anche il ministro delle Finanze ha evidenziato come tale decisione potrebbe infliggere danni economici significativi al paese.

Queste pressioni esterne evidenziano le possibili ampie ripercussioni internazionali che una simile misura legislativa potrebbe scatenare, rimarcando ancora una volta l’importanza dell’interconnessione tra le politiche globali e i diritti umani.

Considerando la passata opposizione del presidente Akufo-Addo a tale legge anti-gay, sembra probabile che possa optare per proteggere la reputazione internazionale del Ghana in materia di diritti umani, conformemente agli standard internazionali”.

 

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La comunità LGBTQIA+ in Ghana sull’orlo del precipizio: cosa dice la legge anti-gay?

Era fine febbraio quando il parlamento ghanese approvava la Human Sexual Rights and Family Values Bill che – se resa esecutiva – imporrebbe una pena detentiva fino a tre anni per chi si identifichi come LGBTQIA+. In Ghana, l’omosessualità e le “relazioni sessuali non tradizionali” sono già punibili con fino a tre anni di reclusione.

Ma la normativa non si limita a perseguitare solo le identità LGBTQIA+: chiunque sia beccato ad aderire, organizzare, fondare o finanziare un gruppo o un’associazione a tema, sarà altresì punito con fino a 5 anni di carcere.

La condizione della comunità LGBTQIA+ in Ghana, già precaria a causa di un tessuto sociale e culturale fortemente conservatore che alimenta l’omofobia, rischia di deteriorarsi ulteriormente.

Per i membri queer della società, attività quotidiane come trovare lavoro, affittare un’abitazione o accedere ai servizi pubblici rappresentano già oggi sfide insormontabili, a differenza di quanto accade per i cittadini eterocis.

Con l’inasprimento dei regolamenti anti LGBTQIA+, un paese in cui già non esistono tutele giuridiche per le minoranze sessuali, potrebbe presto trasformarsi in un far west. Chiunque potrebbe accusare qualcun’altro di essere queer per liberarsene.

“È spaventoso”, ha commentato in un’intervista a Reuters Emmanuel Owusu-Bonsu, attivista per i diritti LGBTQIA+.  “È come se in Ghana tutti stessero per ricevere una pistola e potessero puntarla contro e dire gay, lesbica o qualsiasi altra cosa e farla franca. Stanno incoraggiando le persone a diventare violente… omicide”.

Se la Corte Suprema ghanese dovesse oggi dare parere favorevole al vaglio della proposta, l’esito dell’iter arriverebbe prima della fine di aprile.

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