Elegantemente dissacrante, sempre brillante, colto. Il grande pubblico si ricorda di lui per via di un riuscitissimo personaggio interpretato sul palco dello Zelig di Milano e arrivato fin dentro le case degli italiani grazie alla tv generalista: la professoressa Fullin, un’archeologa che studia e insegna l’antichissima lingua tuscolana, parlata dalla civiltà omonima. Alessandro Fullin è un comico nato a Trieste e formatosi nella scena off bolognese, ma anche un attore teatrale corazzato dai tanti anni di palcoscenico, di quelli che al pubblico sanno regalare risate di pancia e freddure per adulti in egual misura, col il solo ausilio di aforismi e pungenti ironie.
Sul palco del Teatro Menotti di Milano mi ha folgorato con “La Divina”, spettacolo “assai liberamente” tratto da La Divina Commedia di Dante Alighieri, una rilettura in chiave “camp” del grande classico dantesco ambientata in un inferno che non è neanche poi così male come si racconta.
Alessandro Fullin è però anche autore di diversi libri. In Jane Austen Cuguluf, Fullin immagina che la grande scrittrice, a causa dei bestseller delle sorelle Brontë, abbia deciso di rinverdire la sua fama non più nella lingua inglese ma nell’altrettanto nobile dialetto della Venezia Giulia. Oggi torna in libreria con un nuovo romanzo, Nudo maschile in arancione e giallo, pubblicato da Manni Editori nella collana Pretesti. Sempre in bilico tra realtà storica e invenzione, Fullin utilizza il suo amore per l’arte per ridisegnare il mondo, rendendolo, se possibile, più bello, elegante e sensuale. Come? Ce lo spiega lui stesso…
“Nudo maschile in arancione e giallo” è il tuo tredicesimo libro, cosa ti ha portato a scrivere questo nuovo volume?
Erano anni che non tornavo a scrivere in italiano (ho continuato a scrivere nel mio dialetto diversi libri). Poi è arrivata la pandemia: o mi mettevo a fare maglioni ai ferri o scrivevo questo romanzo. Ha vinto la letteratura, io non so lavorare a maglia…
Senza svelare troppo, chi sono i protagonisti della storia?
È un libro che parla di due cose: di pittura e di tre storie d’amore (tra un uomo e una donna, tra due uomini e tra due donne). I protagonisti sono molti, è un romanzo affollato: il giovane poeta, la rivoluzionaria russa, la pittrice di mucche, la cuoca italiana, il gallerista polacco, il modello lituano, l’autista arabo…
La nudità è un’ossessione dall’alba dei tempi. Nell’epoca di internet, dei social network, dei selfie e delle app per incontri la presenza di uomini nudi nel raggio visivo contemporaneo è la norma. Il nudo che dà il titolo al tuo romanzo non ha niente a che fare con l’esibizionismo, cosa esibisce invece?
Parla di tutt’altra cosa e cioè della presenza del nudo nella pittura europea del primo Novecento che ha privilegiato soprattutto il corpo femminile (Matisse, Bonnard, De Lempicka). Io ho inventato una pittrice post-impressionista che dipinge invece uomini e lo fa benissimo. Da qui il titolo del romanzo.
Parte del romanzo è ambientato in Polonia, un paese affascinante ma con una storia politica controversa e travagliata. Nel libro si parla anche di diritti civili?
Il libro si ferma al 1945 quindi non parla della Polonia di oggi. All’interno c’è una storia d’amore tra due uomini molto appassionante ma si svolge negli anni Dieci quando ovviamente i diritti civili non erano neppure pensabili.
Cosa ci racconta la copertina del libro? Sulla quale, ricordiamolo, è fotografata una vasca da bagno rosa.
La scelta è della casa editrice. A me è piaciuta ed eccola lì… Allude ad una scena del mio romanzo, un’imboscata amorosa nei dintorni di una vasca da bagno.
Di recente sei tornato a Bologna, città in cui hai vissuto per molti anni, per presentare il tuo libro. Cosa ti manca di quella città? È ancora la Bologna di cui ti sei innamorato?
In realtà quando torno a Bologna resto prigioniero degli amici. Quello che posso dire è che il pubblico che incontro è fantastico. Mi accoglie sempre con grande affetto.
Continui a occuparti anche di teatro. Hai in programma una nuova produzione?
Con Musa Produzioni e con l’attore Simone Faraon debutto a febbraio con “Le sorelle Robespierre”: settanta minuti di puro Terrore.
Ti rivedremo anche in televisione? La professoressa di Tuscolano ci manca moltissimo…
Non entro in quel vestito. Ho due taglie in più e anche la mia spina dorsale non è quella di una volta e non riesco più a fare certi salti.
A proposito di spettacoli, in queste settimane sta andando in onda la prima edizione di Drag Race Italia. Lo stai guardando? Ti sei mai sentito Drag Queen?
Io mi trucco come una preside anni Sessanta. Quattro minuti e ho finito. Direi che sono piuttosto lontano nei risultati da quello a cui mira una Drag Queen.
Cosa salvi di questo 2021 che stiamo per lasciarci alle spalle?
Non ho molto da salvare di questo 2021. Sicuramente questo libro che mi ha fatto viaggiare (tra la Polonia e la Tunisia) malgrado tutto. È sicuramente il libro migliore che abbia mai scritto.
Alessandro Fullin
“Nudo maschile in arancione e giallo”
Manni Editori, pagine 160
© Riproduzione Riservata