Start your engines. Stanotte, a cavallo tra giovedì 18 e venerdì 19 novembre, è stata rilasciata sulla piattaforma Discovery+ la prima storica puntata della prima altrettanto storica edizione di Drag Race Italia. Il programma dedicato all’arte drag sbarca sulle nostre frequenze, con otto performer pronte a sfidarsi tra prove di cucito, sfilate e lip-sync. Otto drag queen provenienti da tutta Italia, che mostreranno al pubblico i loro molteplici talenti e racconteranno le loro storie personali.
Dietro alla nascita del riadattamento italiano del format – nato dalla mente di RuPaul – l’azzardo di un autore, Dimitri Cocciuti, attualmente responsabile format per la casa di produzione Ballandi.
Nel giorno del debutto, lo showrunner ha risposto alle nostre domande, rivelandoci i segreti della stagione:
Drag Race arriva in Italia, una scommessa che ti vede protagonista. Cosa ti ha spinto a realizzare la prima edizione?
Innanzitutto grazie per questo spazio, è sempre bello parlare con voi di Gay.it! Per la realizzazione di Drag Race Italia ci sono due persone a cui devo in primis dire grazie: Laura Carafoli, senior vp chief content officer di Discovery e tutto il gruppo editoriale di cui è a capo che ha accolto con enorme entusiasmo la nostra proposta, e Mario Paloschi, CEO di Ballandi, l’azienda per cui lavoro da tanti anni e che ha sposato da subito l’idea di portare in Italia “Drag Race”. Conosco “RuPaul’s Drag Race” sin dalle prime edizioni e ho sempre sentito che un formato del genere poteva e doveva trovare spazio anche noi, perché Drag Race è molto di più di un programma di intrattenimento, è una rivoluzione culturale e sociale che, specie di questi tempi, non può fare altro che bene a tuttǝ noi. Far parte di questo progetto con questa responsabilità e aver contribuito a dargli vita è per me il coronamento di un sogno.
Quali sono state le maggiori difficoltà e le maggiori soddisfazioni nella costruzione dello show?
Drag Race è una macchina meravigliosa e al tempo stesso estremamente complessa; la cura di ogni dettaglio è conditio sine qua non, niente viene e può essere lasciato al caso, ma più che una difficoltà questo per noi è stato uno stimolo a essere perfezionistǝ. Esistono già altre versioni internazionali, tra Spagna, Olanda, Uk, Canada… non potevamo essere da meno! Vedere le luci della Werkroom (un tributo all’italianità con un “Ciao Italia” al suo ingresso che trovo pazzesco) e del Main Stage (che strizza l’occhio a quello americano) accendersi è stata la soddisfazione più grande!
Drag Race Italia propone di fatto una rivoluzione nell’ambito della rappresentatività queer in tv. Credi che dalla tv e dal digitale possa partire una rivoluzione culturale, che diventi anche politica e sociale?
Io credo che quella rivoluzione sia già tra noi e sia parte di noi. Per me Drag Race Italia segna un prima e un dopo nella narrazione televisiva del nostro paese. Un prima dove le tematiche queer si inseriscono in punta di piedi nel racconto del piccolo schermo, un dopo dove il concetto di inclusività anche in tv diventa specchio del paese reale.
C’è qualcuno che si è tirato indietro di fronte all’invito di partecipare al programma?
Abbiamo fatto casting e scouting, c’è stata una risposta straordinaria da parte di tuttǝ.
Tra tutti i momenti collezionati nel corso della registrazione del programma, quale farai fatica a dimenticare?
Potrei sembrare banale, ma è stata ed è un’esperienza indimenticabile nel suo complesso. Se dovessi scegliere un momento forse ti direi il giorno della fine delle registrazioni. C’è stato un momento in cui tutta la squadra era raccolta nell’area del Main Stage e sul palco insieme a Priscilla abbiamo fatto un discorso improvvisato molto emozionante. E’ stato il momento in cui ho sentito nella sua massima espressione tutto il calore della famiglia di Drag Race Italia: le drag queen, i giudici, tutta la squadra di lavoro. Non lo dimenticherò mai. La bellezza di questo programma è il grande senso di appartenenza di ognunǝ di noi e tutto l’amore messo per realizzarlo.
Oltre 1000 performer si sono presentate ai provini, segno del fascino che il format esercita anche sul panorama drag nazionale. Ti aspettavi una partecipazione così massiccia?
Credo che RuPaul’s Drag Race sia stato in questi anni fonte di ispirazione per tante artiste italiane; modello per le nuove generazioni, sguardo sul presente per le generazioni di artiste che ha prima di loro hanno portato talento e tanto, tanto impegno. L’arrivo nel nostro paese di un formato che valorizza finalmente l’arte drag non poteva che generare questo entusiasmo, segno di una passione viva. Questo per noi è motivo di grande orgoglio.
Nell’ultima edizione britannica di Drag Race ha partecipato Victoria Scone (una donna cisgender), l’ultima stagione di All Stars negli USA è stata vinto da Kylie Sonique Love, una donna trans. Pensi che un’eventuale seconda stagione ancora più inclusiva sia realizzabile in Italia?
Drag Race Italia, così come tutto l’universo Drag Race, fa dell’inclusività la sua bandiera. Le nuove season delle varie versioni sono un esempio in tal senso e noi non saremo da meno!
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