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Amici complici e (non necessariamente) amanti

Può capitare che si creino situazioni eccitanti e quasi surreali vissute insieme a persone di cui ci fidiamo e delle quali non proviamo vergogna. Con gli amici, insomma, non c’è solo il cinema…

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4 min. di lettura

Avvertenze: la storia che sto per narrare non ha finalità educative.
Posologia: non più di una volta l’anno.
Controindicazioni: un uso ripetuto può portare alla perdita di amanti.
Effetti indesiderati: momenti di grande imbarazzo, ma passeggeri.

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Tutto questo parafrasare il linguaggio farmaceutico mi è venuto in mente perché la situazione in questione e altre simili che nella vita possono accadere vanno decisamente dosati come se si trattasse di un medicinale utile ma solo se preso nelle giuste dosi. Parlo della complicità tra amici a sfondo sessuale. Ossia di quando ci si trova in situazioni bollenti in compagnia (anche) di qualcuno che conosciamo bene e con cui condividiamo ben altri momenti.

Con gli amici è naturale uscire, divertirsi, andare a ballare, al cinema, a cena o, in genere quando si è meno giovani, a pranzo. Non ha senso sciorinare l’elenco completo. Ma al suo interno esiste anche una possibilità non remota, cioè quella di trovarsi (o di andare di proposito) insieme a rimorchiare. Nei locali, nelle saune, nei parchi, magari in serate a tema, trovandosi pure in circostanze che potrebbero risultare imbarazzanti se non esistesse appunto una buona complicità.

Si può finire per esempio in un’orgia insieme. Non è la regola per i gay e lo è ancor meno tra amici, ma può capitare. In quei casi non è detto che i due, nudi e coinvolti nello steso spazio e con le stesse persone, debbano per forza far sesso tra loro. Anzi, proprio in questi casi vi è  una maggiore intesa nel sapere essere presenti senza recare disturbo. Una specie di "Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più, se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu", ma in chiave erotica.

La cosa può capitare anche con un terzo, due amici più uno, un po’ come certe situazioni bisex dove però i due uomini non si sfiorano, pur non avendo problemi a condividere il piacere della donna. Il buon amico, direbbe la Caselli, "ti lascia correre, ti lascia vincere" e quindi, se necessario, sa farsi da parte al momento giusto.

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Oppure, al contrario, trascinarti con sé se sente che ne hai bisogno. Trascinarti in mezzo a un quadro hard o trascinartene fuori, non importa. Ciò che conta è l’intesa. La stessa intesa che si viene creando quando si conosce insieme lo stesso ragazzo e si capisce che è il caso di lasciarlo all’amico, perché ne ha più bisogno, perché ne è più attratto o per mille altri motivi. Senza contare che due amici – parlo sempre di contesti promiscui, è ovvio, non di situazioni di coppia serie e chiuse – riescono tranquillamente a "passarsi" gli amanti, allegando magari delle brevi istruzioni per l’uso, oppure consigliano un certo prodotto di buona qualità.

Quando qualcuno mi ha presentato, girato o scaricato una situazione interessante, ho provato gratitudine e non fastidio. Lo stesso se poi la cosa non è andata come sperato. L’intenzione è quello che conta. Certo, questo senso delle merci che passano di mano in mano e di letto in letto non è troppo edificante. Qualcuno lo potrebbe trovare immorale. Tuttavia, negli anni ho spesso visto ancor più che vissuto situazioni analoghe. E credo che qualcuno lo abbia fatto anche alle mie spalle. Il sospetto non mi ha infastidito. Mi sono solo augurato di far parte dei prodotti da consigliare.

Infine, a culmine di queste condivisioni discutibili ma piacevoli, di queste complicità libertine alla "Relazioni pericolose" ma senza l’incubo del non ritorno, mi sono ritrovato in casa con un amico e in attesa di un amante (soltanto mio). Quando ho visto che l’amico era visibilmente eccitato per l’aspetto di quello e però contemporaneamente frustrato di non poter partecipare, ho voluto osare qualcosa di più. Ho chiesto all’amante di lasciare la porta aperta.

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Dopo un’iniziale esitazione, a causa della mia insistenza, lui ha ceduto. In un frammento di tempo ho sentito l’amico chiudere bruscamente una telefonata e l’ho visto infilarsi nella mia stanza. Noi eravamo nel mezzo (diciamo pure a due terzi) del rapporto e il suo ingresso, anziché arricchire il contesto, ha creato un visibile imbarazzo. Nessuno sapeva bene più quello che doveva fare, visto che il ragazzo era venuto per stare con me ma il mio amico ne era attratto ancora di più.

Qualcun altro forse avrebbe tagliato corto, ma noi non osavamo. Nessuno voleva ferire nessuno ma nemmeno rinunciare all’occasione. Al punto che, per ciò che ho provato io, la cosa si è trasformata più in un gioco, una specie di regalo all’amico un po’ giù di corda, che non in una memorabile avventura. Era tutto più divertente e giocoso che erotico. La vergogna è gradualmente diminuita e siamo rimasti un quarto d’ora a chiacchierare, chi nudo e chi no, sfiorandoci appena di tanto in tanto.

Per rifarmi alla prescrizione dell’inizio, quindi, è bene ricordare che questa vicenda (come pure tante altre simili) non vuole in alcun modo essere di insegnamento, né in un senso né nell’altro. Sono cose che possono succedere, dipende molto dal rapporto che si instaura con le persone a noi più vicine, quanto la confidenza riesca a spingersi anche sul piano fisico, senza però mai cedere dal punto di vista della fiducia reciproca.

Per quanto mi riguarda, sono sempre stato felice di essermici trovato, anche se evito che si ripetano troppo spesso.

 

Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.

Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.Per scrivere a Flavio Mazzini clicca qui

di Flavio Mazzini

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