La famiglia queer di Michela Murgia è realtà per il 46% dei giovani della Gen Z, il 14% di loro si identifica come bisessuale

Preoccupanti i dati sulla percezione del proprio corpo in relazione alla perfezione imposta da social e app di incontri.

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michela murgia famiglia queer
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La definizione di famiglia è cambiata, il 46% dei giovani considera anche gli amici con cui convive parte della famiglia. La “famiglia queer” raccontata da Michela Murgia è dunque realtà nella percezione di milioni di giovani italiani.

Per i ragazzi della Generazione Z la convivenza non è più l’obiettivo principale per chi è in una relazione stabile. Circa un terzo dei giovani non è in coppia, un altro terzo è in coppia ma non convive e quasi la metà dichiara che per la convivenza se ne potrebbe parlare più avanti.

Lo rivela uno studio condotto dall’Osservatorio Generation Ship, realizzato da Changes Unipol, elaborato da Kkienn e raccontato da Flavia Amabile su La Stampa. L’indagine si concentra su lavoro, famiglia, socialità, benessere e approfondisce gli orientamenti della “Gen Z” e l’impatto della tecnologia sulla vita pubblica e privata.

Per la Gen Z nelle relazioni sentimentali, la cosa più importante è la libertà. Le giovani persone Gen Z vogliono poter parlare liberamente di sesso, sessualità, orientamento affettivo, social media, app di incontri. Cresce l’identificazione con la bisessualità intesa come orientamento affettivo:

nella Gen Z il 14% dei giovani tra i 16 e i 22 anni si identifica come bisessuale

nella Gen Z il 9% dei ragazzi tra i 23 e i 27 anni si identifica come bisessuale

Come riferisce La Stampa, nella ricerca emerge che le donne della Gen Z dimostrano una maggiore libertà, fluidità sessuale e fluidità di genere. Nel marzo 2023 una ricerca analoga condotta in Gran Bretagna aveva rilevato che quasi un quarto delle donne della Gen Z, non si identifica come eterosessuale e il 14% delle donne Gen Z si identificano come persone bisessuali, il doppio rispetto ad altre generazioni. Negli USA, un’indagine di Gallup del 2021 ha rilevato che nei ragazzi della Generazione Z, tra i 18 e i 23 anni, il 15,9%, si identifica come LGBTQIA+ (Boomer 2%, Generazione X 4%, Millennials 9%).

L’impatto della tecnologia, delle chat di incontri, dei social e delle app di dating è evidente. Per incontrarsi e costruire una relazione di coppia, i social media sono il canale preferito:

il 38% dei giovani della Generazione Z ha iniziato una relazione sentimentale o sessuale con qualcuno che ha conosciuto online

Tuttavia, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, la Gen Z tende a utilizzare meno app di incontri. La preferenza per le relazioni nate sulle piattaforme digitali va ai Millennials (37%), seguiti dalla fascia più anziana della Gen Z (33%), quella più giovane della Generazione Z (26%) e infine dalla Generazione X (23%).

gaenerazione z lastampa.it
gaenerazione z lastampa.it

La scena digitale come territorio di relazione spaventa non poco la Generazione Z. C’è la paura di incontrare persone che si presentano diversamente online (46%) o malintenzionate (39%), e c’è anche il dubbio sulla superficialità delle relazioni basate sull’aspetto fisico (39%). Al contempo le giovani persone della Gen Z riconosce i vantaggi di poter incontrare persone con interessi simili (52%) e il privilegio generazionale di potersi cercare e connettere.

Preoccupante il dato sulla percezione di sé e sul senso di inadeguatezza. Il 68% delle giovani persone della Gen Z ritiene che i social media mostrino sempre più immagini di persone perfette, e che sottolineino i propri difetti.

Il 51% della Gen Z sente la pressione dei modelli di bellezza imposti dai social media.

In particolare il 66% delle donne della Gen Z  ammette di aver sperimentato insicurezza e/o disagio in relazione alla percezione del proprio corpo al cospetto degli input di perfezione imposti dai social network e dalle app e chat di incontri.

 

copertina: edit foto di Natalie Pedigo su Unsplash  con foto di Michela Murgia da Lucy

 

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