“Siamo rimasti molto sorpresi nell’apprendere di un presunto intervento sotterraneo del Quirinale volto a modificare il testo delle unioni civili in discussione dal prossimo 28 gennaio al Senato”: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay dopo le indiscrezioni apparse oggi sul quotidiano La Repubblica (che, sinceramente, non capiamo a che gioco stia giocando) a proposito di supposte quanto improbabili perplessità del Presidente della Repubblica a firmare il ddl Cirinnà, una volta approvato.
Discorso di insediamento di Sergio mattarella, 3 Febbraio 2015
A coloro che strumentalmente ipotizzano improbabili perplessità del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla firma della legge sulle unioni civili, rispondiamo con questo video.Ma chiediamo al Presidente della Repubblica Italiana di far sentire oggi la sua voce, affinché nessuno possa utilizzare il suo silenzio per giustificare modifiche al testo che ridurrebbero i nostri diritti, già frutto di una mediazione.#condividi #scrivialpresidente https://servizi.quirinale.it/webmail/
Posted by Gay.it on Lunedì 18 gennaio 2016
Prosegue Piazzoni: “A fronte di nessuna dichiarazione pubblica in merito del Presidente della Repubblica, anzi della volontà esplicita del Quirinale di non intervenire nel dibattito di una legge in discussione in Parlamento, sulla stampa si agita il fantasma di un intervento a gamba tesa del Capo dello Stato che addirittura dovrebbe produrre modifiche concrete nel testo in discussione. È chiaro che qualcuno sta cercando di attaccare le tutele e i diritti previsti dal testo di legge, attraverso interpretazioni forzate delle sentenze della Corte Costituzionale e utilizzando la figura del Capo dello Stato per inquinare il dibattito. Il tema che viene sollevato, cioè il problema di costituzionalità del ddl Cirinnà e la sua chiara distinzione dall’istituto del matrimonio, è già stato vagliato dalla Commissioni Affari Costituzionali del Senato e ampiamente affrontato dalla Commissione Giustizia, che proprio a seguito di quella discussione arrivò a convergere su una nuova formulazione del testo, focalizzata sull’articolo 2 della Costituzione e sulla definizione di formazione sociale specifica. Un fatto che conosciamo bene, perché la diseguaglianza che quel testo definisce è tutta sulla nostra pelle e non ci piace per niente. Impossibile per noi non aver presente questo aspetto che oggi nel dibattito pare essere stato inspiegabilmente o strumentalmente rimosso”, conclude Piazzoni.
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