«Dalì era un voyeur. Lo attraevano i ragazzini inesperti o meglio ancora, i transessuali. E se aveva un’inclinazione sessuale era per gli uomini: odiava essere toccato dalle donne».
"Sesso, surrealismo, Dalì e io" è uno dei libri più curiosi e divertenti che sia stato scritto su Salvator Dalì e la sua epoca, ed è stato accolto in Inghilterra e Spagna come uno degli avvenimenti editoriali più importanti dell’ultimo anno. Carlos Lozano, colombiano di nascita e statunitense di adozione, attore gay del Living Theatre approdato a Parigi nel 1969 e amico intimo di Dalì da allora fino alla sua morte, fu uno delle poche persone che furono ammesse nel circolo chiuso e impenetrabile del talentoso pittore catalano. Dall’intimo di questo circolo racconta ciò che ha visto e udito: le straordinarie frasi del pittore, i festini più pazzi e incredibili, il lusso più sfrenato e la capacità di Dalì di convertire tutto in oro.
Decine di aneddoti deliranti e indimenticabili, rivelati qui per la prima volta, si succedono in questo racconto delicato e sensuale, lontano dalla volgarità e dal sensazionalismo: ne esce un ritratto dell’artista affascinante e torbido. Dalì ha avuto al capcità di rimanere per tutta la vita un bembino, evitando tutte le costrizioni relazionali che avrebbero potuto compromettere questa vita da infante. Scelse una donna che fosse madre e amministratrice, mentre per soddisfare i suoi sensi si circondava di una ristretta cerchia di ragazzi ben scelti coinvolgendoli in festini che assomigliavano a rituali, e che si tenevano in una delle suite dell’hotel Meurice che era il suo quartier generale.
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