Biennale di Venezia, Papa Francesco omaggerà Corita Kent, la suora queer che fuggì con la sua amante

Sarà tra lə artistə del Padiglione del Vaticano, annunciato come una delle possibile sorprese della 60ma Esposizione Internazionale d'Arte che aprirà ad Aprile.

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Corita Kent Padiglione Vaticano Biennale 2024
Corita Kent Padiglione Vaticano Biennale 2024
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Il 28 Aprile PapaFrancesco visiterà la Biennale di Venezia e il Padiglione del Vaticano che, secondo le considerazioni di Riccardo Conti su Rivista Studio, potrebbe essere “il più interessante” tra i padiglioni di questa 60° edizione. Quest’anno il mantra che abbraccerà l’intera esposizione sarà “Stranieri ovunque“, fortemente voluto dal direttore artistico, apertamente queer, Adriano Pedrosa. A Venezia dal 20 Aprile al 24 Novembre sono attesə 332 artistə, 30 eventi collaterali, e 90 paesi, di cui 4 per la prima volta (leggi: Cosa aspettarci dalla Biennale queer e decolonizzata di Pedrosa).

“Stranieri ovunque”, titolo di folgorante plasticità nello sguardo che Pedrosa intende alzare sulle marginalità globali, ha origine in realtà da un lavoro del collettivo Claire Fontaine che sarà presente tra gli ospiti del Padiglione Vaticano, allocato nella Casa di reclusione femminile della Giudecca, tutt’oggi uno dei pochi carceri femminili italiani, in quello che fu un monastero fondato nel XII secolo, e che, dopo il 1600, fu destinato dalla Repubblica di Venezia alla reclusione di prostitute pentite.

Il Padiglione Vaticano, dal titolo “Con i miei occhi” curato da Chiara Parisi e Bruno Racine, non sarà accessibile a chiunque, ma, trattandosi di un carcere, ogni visitatore dovrà ottenere un’autorizzazione. L’esposizione voluta in Laguna dallo Stato Pontificio, sarà vietata anche a fotografie e telefonini: una scelta drastica e potente, che sta già creando molta attesa, in un mondo, quello dell’arte, sempre più ridotto a mercimonio di una certa superficialità da social. Gli artisti che vedremo al carcere femminile della Giudecca, saranno: Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia, Gomes, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret. Sarà esposta poi anche un’opera di Sister Corita Kent (1918 – 1986).

Corita Kent - Padiglione Vaticano
Corita Kent – Newsweek Dicembre 1967

Chi è Sister Corita Kent?

Frances Elizabeth Kent, conosciuta come Sister Mary Corita, dopo aver abbracciato la vita monacale religiosa nel 1936, è stata una figura potente, che ha coniugato la sua fede cattolica con un’influente carriera artistica. Il suo percorso espressivo è iniziato precocemente, incoraggiato dalla famiglia e dai suoi studi presso l’Otis Art Institute e l’Immaculate Heart College, dove ha successivamente diretto il dipartimento d’arte. Qui ha avuto modo di formarsi sotto l’influenza di maestri come Alois Schardt, Charles Eames e la vedova del muralista messicano Alfredo Ramos Martínez.

La svolta nella sua arte è arrivata negli anni ’60, quando è rimasta affascinata dalla Pop Art ( nel frattempo nel 1962 ci fu il Concilio Vaticano II), particolarmente influenzata dall’esposizione delle Campbell’s Soup Cans di Andy Warhol. Quella folgorazione spinse Corita a trasformare oggetti comuni e immagini del consumismo in potenti messaggi di amore, speranza e giustizia sociale. La sua arte mutuò in una forma di attivismo, affrontando temi come la fame nel mondo, la guerra in Vietnam e le disuguaglianze sociali. Un impegno che si tradusse in una vera e propria adesione alle lotte per i diritti civili di quegli anni. L’assunto di Kent fu che la pubblicità stava agli anni ’60 quanto le parabole stavano a Cristo. Fu così che questa artista aprì le porte alla pop art come strumento di messaggi (anche) di fede.

Corita Kent - Biennale Venezia 2024
Corita Kent – Biennale Venezia 2024

La sua influenza crebbe rapidamente, con mostre in gli USA e contatti con figure di spicco come John Cage, Buckminster Fuller e Henry Miller. Tuttavia, il suo lavoro ha anche suscitato controversie, soprattutto dall’arcidiocesi di Los Angeles, che ha criticato la sua arte come blasfema e le attività del college come troppo liberali. Questo conflitto ha portato alla sua decisione di lasciare l’ordine religioso nel 1968 e trasferirsi a Boston, dove ha continuato la sua carriera artistica.

Le sue opere successive sono diventate più introspettive e politiche, riflettendo su eventi come gli omicidi di Robert Kennedy e Martin Luther King Jr., le tensioni razziali e l’escalation della guerra in Vietnam. Nonostante la sua morte nel 1986, il suo impatto sull’arte e sulla società è perdurato. Oggi, il suo lavoro continua a essere celebrato e riconosciuto, come evidenziato dalla sua inclusione nelle collezioni di moda e dalle retrospettive delle sue opere in gallerie di tutto il mondo. Fino alla presenza nel Padiglione Vaticano alla Biennale di Venezia 2024, che Papa Francesco visiterà il 28 Aprile. Sarà la prima volta che un papa visita la Biennale. A proposito della presenza, tra lə altrə artistə, di Corita Kent, scrive Conti su Rivista Studio (articolo consigliatissimo):

Sorprende, infine, il vero jolly di questa selezione: l’unica artista non vivente scelta dai curatori è Sister Corita Kent (1918-1986), una suora californiana che si impegnò in un’intensa produzione di opere grafiche contro la guerra in Vietnam e serigrafie che mischiavano pop e spiritualità, che ebbe una grande influenza su artisti e grafici degli anni Cinquanta, fu anche accusata di essere comunista e abbandonò il monastero per vivere con la sua amante.

L’opera più famosa di Sister Mary Corita resta il murale “Rainbow Swash“, ad oggi la più grande opera d’arte al mondo soggetta a copyright. Una formidabile genia!

Corita Kent Rainbow Swash
Corita Kent – Rainbow Swash

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