32 anni fa, era il 1988, il 27enne americano Scott Johnson, matematico dichiaratamente omosessuale, venne ucciso mentre studiava in Australia per il suo dottorato. Il corpo di Johnson venne trovato sulla scogliera di North Head a Sydney, nel sobborgo di Manly. L’area sopra la scogliera in cui venne ritrovato il giovane era conosciuta come punto di ritrovo per gay. Gli abiti di Scott vennero ritrovati ordinatamente disposti in cima alla scogliera. All’epoca la polizia chiuse il caso parlando di suicidio, sebbene la sua famiglia non credesse fosse possibile. Ora, finalmente, la verità è venuta a galla, con le forze dell’ordine che hanno formalmente accusato il 49enne australiano Scott Price di omicidio.
Negli anni successivi a quella tragedia proprio l’insistenza della famiglia del 27enne costrinse la polizia a riaprire l’indagine. Questo perché quasi 90 gay vennero trovati morti in circostanze simili nello stesso periodo nella stessa regione. Nel 2017, il medico legale stabilì che Johnson fosse stato spinto dalla scogliera, tramutando il tutto in omicidio a sfondo omofobo. La polizia si è successivamente scusata per non aver protetto la comunità gay in quel maledetto 1988, riaprendo il caso e trattandolo finalmente come un omicidio. Ora la possibile svolta.
“Anche se abbiamo una lunga strada da percorrere con il processo legale, bisogna riconoscere che se non fosse stato per la determinazione della famiglia Johnson … non saremmo dove siamo oggi”, ha dichiarato il commissario di polizia Mick Fuller. “Questa è una giornata molto emozionante”, ha confessato il fratello di Scott, Steve Johnson, che aveva offerto 660.000 dollari a chiunque lo aiutasse a trovare l’assassino. “Era il mio migliore amico e aveva davvero bisogno che io lo aiutassi. Spero che le famiglie e gli amici dei tanti altri gay che hanno perso la vita trovino conforto in quello che è successo oggi“.
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