TORINO – Brigitte Bardot non è un’icona gay. E non lo diventerà grazie a una retrospettiva approssimativa (come si può ignorare ‘Vita privata‘ di Louis Malle?) e abborracciata che, alla fine, vuol solo sostenere che in realtà la mitica Bibì ‘piace a troppi’. Innanzitutto si diventa icona gay quando i travestiti, i veri termometri di un’estetica della cultura gay, la fanno propria, si vestono come lei, la imitano. Quanti hanno visto un trans truccato come la Bardot? Al limite, se proprio vogliamo essere generosi, potrà diventare un’icona Bi. Bisex. Ma per adesso non lo è.
E allora non ci resta che riscoprirla al cinema, moglie di un produttore pronta a tradirlo, nel (doppio) capolavoro di Godard ‘Il disprezzo‘, inguardabile nella stravolta versione italiana voluta dal produttore Ponti e, in versione originale, dove ciascuno recitava nella propria lingua, una delle riflessione più profonde sulle magie e i compromessi dell’arte cinematografica nel sua continua evoluzione. Oppure nel cult ‘E dio creò la donna‘ del suo mentore ed ex marito Roger Vadim, quasi un remake di ‘Piace a troppi’, film in cui nacque l’unica vera icona mangiauomini del cinema e si fissò nella Storia grazie a come balla il mambo. Quasi come nell’avventuroso ‘Viva Maria!‘ di Malle in cui, alla fine, le protagoniste Maria-Bibì e Jeanne Moreau riescono a fare uno spogliarello quasi completo su una ridicola canzonetta d’avanspettacolo.
Se in ‘Dear Brigitte‘ è Erasmo, il geniale bambino appassionato di matematica, il vero pretesto che fa incontrare James Stewart e la divina, quasi un ‘mockumentary’ sulla Bardot, si potranno invece vedere al Togay il documentario ‘Brigitte Bardot… Take One‘ di Alain Bourgrain-Doubourg e il penultimo film di Bibì, ‘Don Juan 73… ou si Don Juan était une femme‘, un Don Giovanni in versione femminile che fa il verso a due miti, uno letterario e uno cinematografico, indubbiamente intramontabili.
E’ un vero peccato, però, nell’anno in cui la nostra, adorata, amatissima Raffa compie 60 anni non averle dedicato una retrospettiva. (Ver)gogna o provocazione?