“Bruceranno come ortiche secche”, l’omofobia ai tempi di Adolf Hitler nel nuovo romanzo di Helga Schneider

"L'ho scritto per ricordare che l’omofobia, dopo tutto quello che hanno fatto i nazisti, è ancora un problema attualissimo", ha sottolineato la scrittrice.

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83enne scrittrice tedesca naturalizzata italiana, Helga Schneider, diventata celebre nel 1995 con Il rogo di Berlino, è da poco tornata in libreria con “Bruceranno come ortiche secche. Relazioni pericolose ai tempi di Adolf“, romanzo edito da Oligo interamente centrato sull’omofobia nella Germania nazista.

Un affresco di ampio respiro, quello ideato da Schneider, che ci mostra le mille sfumature della Germania degli anni ’30, quando il governo tollerante della Repubblica di Weimar cede il passo al delirio nazista. Sullo sfondo dei roghi dei libri, dell’arte degenerata, del rifiuto di ogni forma d’espressione non aderente ai valori del popolo ariano, e delle prime razzie nei locali gay, in un fosco clima di crescente persecuzione omofoba, nasce l’amore tra due ragazzi, Julian e Nesti. Questa unione sarà il banco di prova per un padre che, aderendo al nuovo regime, non potrà accettare in un primo momento l’orientamento omosessuale del figlio, ma poi si ricrederà e lotterà con tutti i mezzi per la sua salvezza.

L’autrice mescola fatti storici riccamente documentati e finzione narrativa, testimoniando al mondo di oggi le tante sfaccettature dell’omofobia nazista di ieri. “Il mio scopo non era scrivere una storia di due omosessuali“, ha confessato Helga a LaRepubblica. “Ho cercato di prendere per mano il lettore e portarlo a vivere questo amore, ho evitato qualsiasi scena scabrosa. Lo scopo era ricordare che l’omofobia, dopo decenni, dopo tutto quello che hanno fatto i nazisti, è ancora un problema attualissimo“.

Mamma di un figlio omosessuale, Helga ha precisato di non aver scritto questo libro per lui. “Ovviamente quando leggo che di nuovo sono stati picchiati dei ragazzi omosessuali sono più sensibile all’argomento. Ma con questo libro volevo dire che siamo nel 2021, ci vuole una cultura del diverso: non solo gli omosessuali, penso anche ai ragazzi con la sindrome di Down, ai quali pure in passato ho dedicato un libro. Abbiamo approvato una legge sulle unioni civili, è assurdo che ancora vengano discriminati, nelle scuole, nelle fabbriche. Di questo si dovrebbe parlare nelle scuole. Adesso mi hanno contattato per fare delle videoconferenze”.

Un romanzo che Schneider aveva in mente da anni, fino a quando nel 2003, ad Amburgo, si è imbattuta in una documentazione sulla persecuzione degli omosessuali durante il Terzo Reich. “Era una pubblicazione uscita dagli archivi nella Ddr: fino al 1990 si sapeva molto poco delle persecuzioni omosessuali, ogni testimonianza era stata distrutta dai nazisti quando capirono che la guerra non poteva essere vinta. Era un grosso volume, me lo sono letto con grande interesse, poi però l’ho lasciato in un cassetto, dedicandomi ad altri libri, che ho scritto uno dopo l’altro. Da un paio d’anni stiamo assistendo a eventi di omofobia, sia in Europa che in Italia: mi sconvolge ogni volta vedere in televisione o leggere di questi ragazzi che vengono picchiati, è vergognoso. Non solo: internet amplifica tutto questo odio, in Rete sembra che tutto si può dire. Quando uno storico che insegna in una università offende una leader politica, tanto per arrivare agli ultimi fatti di cronaca e alle offese a Giorgia Meloni, io sono indignata. Ma torniamo al libro: ho tirato fuori questa documentazione, me la sono riletta e mi sono detta adesso scrivo una storia d’amore, perché questa è la storia di un amore tra due ragazzi nel Terzo Reich, nei primissimi mesi, appena Hitler è stato nominato cancelliere, ma già c’è un clima di terrore. Fu subito chiaro ai tedeschi infatti che Hitler e il suo governo avevano preso di mira gli ebrei e gli omosessuali, contro i quali la persecuzione è cominciata subito, con le retate nei locali, gli arresti”.

All’epoca la Germania era appena uscita dalla Repubblica di Weimar, che aveva garantito molte libertà, era sbocciata la cultura omosessuale. Berlino era una città libera e aperta. Poi con Hitler è finito tutto. “E oggi, nonostante le unioni civili, soprattutto in Italia siamo ancora indietro come mentalità, come cultura del diverso“, commenta amaramente Helga, a LaRepubblica. “Penso a mio figlio Renzo che è sposato con Massimo, sono insieme da 12 anni, non danno fastidio a nessuno, sono due bravi ragazzi anche loro. Questo libro forse è anche per loro, non l’ho scritto per loro però, ma per denunciare che l’omofobia è ancora un problema sociale“.

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