Generalmente quando si pensa ai gay porn performers la prima cosa che viene in mente non è il loro spessore intellettuale. In realtà, ora che possono esprimersi direttamente attraverso blog e social network, la realtà si sta dimostrando molto più sfaccettata. Prendiamo ad esempio il caso di Conner Habib, che ha vinto il premio come miglior performer emergente nel 2010: oltre alla carriera nel porno scrive, tiene corsi di scrittura e recentemente ha pubblicato un saggio nell’antologia "Exploring the edge realms of consciusness", e cioè “L’esplorazione dei reami ai margini della coscienza” (Ed. Evolver / North Atlantic Books ). Il suo saggio, intitolato “La virtù di essere un oggetto”, indaga proprio il rapporto che c’è fra il porno e la società. Partendo da un un inquadramento generale delle contraddizioni che ci sono fra l’intepretazione scientifica e quella spirituale del corpo umano, offre poi diversi spunti di riflessione interessanti, soprattutto quando analizza le critiche alla pornografia.
“L’argomentazione principale è questa – esordisce -: la pornografia in realtà è solo sfruttamento e si basa sull’oggettivazione delle persone. Dando per scontato che l’oggettivazione sia un male in quanto tale, e di conseguenza che il porno sia male”. E poi aggiunge: “Eppure anche gli atleti rientrano in questo processo: si impegnano con i loro corpi per un compito specifico e vengono valutati per le loro prestazioni, quindi in quel momento anche loro diventano oggetti. É alla fine della prestazione atletica, o delle riprese porno, che bisogna valutare il contesto". "Quando incontro qualcuno che mi riconosce per il mio lavoro nel porno – scrive – di solito è quello il primo argomento di cui parliamo, ma poi la nostra diventa una conversazione normalissima. Nessun pericolo di essere oggettivato. Come performer porno, posso dire con certezza che non sono mai stato oggettivato nemmeno dai colleghi”.
Conner Habib, poi, si sofferna in un’articolata risposta a coloro che criticano i fruitori di porno. “In diversi saggi anti-porno si dà per scontato che chi ama il genere abbia difficoltà nei rapporti umani – sottolinea -, che vengono acuite dal consumo di pornografia, ma è davvero così oppure questo discorso vale per chi ha problemi a prescindere dalla sua passione per il porno? Nei saggi che intervistano direttamente campioni di appassionati di pornografia emerge una realtà molto più sfaccettata, anche perchè il porno non è tutto uguale. Basti pensare a come è diverso il contesto gay da quello etero”. Un messaggio, Conner Habib lo lancia anche all’industria del porno che conosce bene per esperienza diretta. “Ho potuto osservare che ci sono studios che obbiettivamente sfruttano i performers – denuncia -, ma questo è un problema del solo porno? O non nasce, piuttosto, da una società che non fa differenza fra economia, diritti umani e cultura? Questi comportamenti sono diffusi in ogni posto di lavoro, e questo solleva ancora una volta la domanda: chi oggettiva? Chi distrugge e sfrutta? E perché?”.
Basti pensare alla pubblicità e ai suoi richiami sessuali. “Uno spot non vende il sesso- spiega Conner Habib nel suo saggio -, ma eccita il consumatore per vendere un prodotto. Non è nemmeno semplice eccitazione, ma una sorta di coito interrotto. La pubblicità ti accende, e in che modo ti soddisfa? Invece di mostrare il sesso ti mostra un prodotto. La conclusione del rapporto sessuale diventa la birra o un computer o qualsiasi altra cosa. Qui il sesso è realmente disumanizzato, e alimenta un senso di frustrazione nella società, ma nessuno dice nulla”. Da questo, secondo il porn performer scrittore, nascerebbe un distacco tra sesso e realtà.
”In questo modo ci convinciamo che il sesso è qualcosa di separato dalla vita reale – scrive -. Questo approccio, inoltre, ci suggerisce, non solo implicitamente attraverso l’assenza di immagini sessuali, ma esplicitamente, che il sesso è male. E così il sesso esplicito diventa immorale, indecente, sfruttamento e oggettivazione". Un processo non certo nuovo, stando alla teoria di Conner Habib. "Questo è andato avanti per così tanto tempo che lo diamo per scontato – spiega -. Forse se la pornografia non fosse un tabù, saremmo molto meno suscettibili alla manipolazione attraverso l’eccitazione. E questo sicuramente non sarebbe un male”.
di Valeriano Elfodiluce