ROMA – La darkroom – “stanza segreta per incontri erotici al buio, dove si mette a disposizione la propria pelle nuda e si può tenere la propria anima nascosta” – fa senza dubbio parte dell’esperienza di molti gay. Forse, però, non molti si sono fermati a “riflettere” su di essa, sul fatto di come tale “stanza” evochi situazioni al limite, e porti con sé un bagaglio di solitudini immense unitamente al distacco da se stessi e al lasciare “qualcosa” al guardaroba…
Su questi aspetti è di aiuto la rappresentazione teatrale “Darkroom“, scritta da Lucilla Lupaioli con la collaborazione di Enzo Meloni e in scena al teatro Belli di Roma – all’interno della rassegna “Garofano verde. Scenari di teatro omosessuale” – dal 25 giugno al 1 luglio.
Ben sedici sono gli attori di questa rappresentazione diretti da Furio Andreotti (che è anche l’ideatore della piece). Fra questi c’è Claudio Santamaria, giovane attore sulla cresta dell’onda del cinema d’autore (sue importanti interpretazioni sono state Simone Martini in “Almost Blue” – che gli è valso la nomination al Nastro d’argento come miglior attore non protagonista -; il commesso del negozio sub ne “La Stanza del figlio“; Paolo ne “L’ultimo bacio” – anche qui candidato al David di Donatello come miglior attore non protagonista -; Pentothal in “Paz!“). Questi sedici personaggi si “nutrono” della “carne”, unica pietanza certa della quale si va facilmente a caccia come in una riserva piccola e popolosa.
Dice la ventinovenne autrice Lucilla Lupaioli (autrice anche delle opere “cult” omosessuali “L’anello di Erode” e “L’ira di Dio“): “…e mentre gli uomini si cercano, si incontrano e fanno sesso con sconosciuti, un corpo sudato e vivo li insegue, li attira nel buio, diventa il loro specchio, sfiora i loro ricordi, mette a nudo i loro pensieri, scopre i segreti più nascosti, le paure e il sogno proibito di un possibile amore”.
E così la “carne”, il “corpo sudato e vivo” (Claudio Santamaria, che all’inzio e alla fine della rappresentazione si fa vedere nudo), diventa di volta in volta, il compagno di scuola che in pubblico prende a calci e pugni l’amico gay, ma nella darkroom ci fa sesso; diventa il padre che racconta al figlio, entrambi gay, la fiaba del “bell’addormentato nel bosco” che si risveglia al bacio di un principe azzurro; diventa membro di una coppia gay, moglie in una coppia etero, amico e amante in una incipiente storia d’amore nata in dark. Diventa sogno di bellezza per una “vittima” frequentatrice del locale.
Di grande effetto la scenografia che ricostruisce una darkroom vera e propria in cui i protagonisti giocano con gli sguardi e coinvolgono il pubblico presente. La sensazione di stare in una vera e propria dark è data anche da un televisore che trasmette film porno e che ogni tanto viene girato verso la platea. Suggestivo il gioco di luci che squarcia il buio della dark e di volta in volta mette in risalto i caratteri dei vari personaggi. Ottima la regia di Furio Andreotti che con un sapiente alternarsi di silenzi e musica, parole e sospiri, rende benissimo i sentimenti che incarnano gli attori.
Una rappresentazione teatrale che vale merita di essere vista e che, alla prima, ha strappato diversi applausi a scena aperta.
La rassegna “Garofano verde” oltre alle rappresentazioni teatrali , ha proposto lo scorso 23 giugno la lettura-spettacolo, con Paolo Briguglia e Diego Sepe e a cura di Palo Zuccari, “Gli angeli malvagi” dal romanzo scritto dal parigino Eric Jourdan a sedici anni e rimasto a lungo disponibile solo nella versione americana perché colpito dalla censura.
Mercoledì 2 luglio, invece, sarà la volta della lettura-spettacolo “Documentazione di un fallimento” tratto dal romanzo di Nicole Muller “Perché questo è il brutto dell’amore”: sotto forma di frammenti si presenterà l’amore fra due donne.
Con la conferenza di Alessandro Fullin “L’inversione sessuale: quale futuro?“, in programma il 3 e 4 luglio, si concluderà questa X edizione degli “Scenari di teatro omosessuale”.
di Roberto Russo
© Riproduzione Riservata