Ci sono affetti che rimangono ancorati al passato, ma ce li portiamo dietro fino all presente: che sarebbe successo se avessimo parlato di più? Se la paura non ci avesse paralizzato, sarebbe andata diversamente?
Se lo chiede il protagonista di Io che amo solo te – spettacolo in scena a Roma, dal 21 al 26 novembre, presso il Teatro Cometa Off (Testaccio), insieme all’Associazione Bluestocking e Società per Attori – che una sera come tante ripensa a Nicco e Vale, due adolescenti che una volta condividevano tutto: birre, musica, partite di pallone, interrogazioni. Non avevano tempo nemmeno di pronunciare i loro nomi per intero, finché una sera è scappato un bacio, insieme a qualcosa di più grande. Ma quel che sentimento può essere abbastanza contro il giudizio altrui? Come preservarlo contro la paura del mondo esterno?
Scritta a quattro mani da Alessandro Di Marco (anche interprete principale insieme agli altri due protagonisti Andrea Lintozzi e Riccardo D’Alessandro) e Lucilla Lupaioli, la storia è nata nel 2016 come un piccolo corto, per poi tramutarsi gradualmente in uno spettacolo vero e proprio. Una viaggio tra passato e presente, fatto di parole non dette e sguardi nascosti, ma soprattutto è un invito a superarlo quel giudizio: mettendo in discussione le nostre insicurezze e ritrovando il coraggio di affermarci. A qualunque età.
Perché se negli ultimi anni sembra che ci stiamo muovendo verso una maggiore apertura, i fatti ci confermano che la strada è ancora lunga: solo qualche giorno fa a Palermo un ragazzo di 13 anni si è tolto la vita in seguito ai ripetuti episodi di bullismo, dovuti anche all’orientamento sessuale.
Ce lo riconferma anche uno studio presso l’Università di Edimburgo, dove un ragazzo su quattro, tra i sedici e i venticinque anni, si suicida perché non riesce ad accettare l’idea di essere omosessuale. “Molto spesso ci dicono che è ormai non è più un problema fare coming out, ma non è ancora proprio così” spiega Di Marco “Credo che questo spettacolo sia utile per ristabilire una possibilità comunicativa tra le persone, che siano giovani o adulti. In particolare tra gli adolescenti maschi certi stereotipi da maschio alfa purtroppo continuano ad avere un peso”.
Uno spettacolo ispirato da capolavori cinematografici e letterari, come Brokeback Mountain e Maurice di Edward Morgan Foster, ma soprattutto nato dall’osservazione dello spazio circostante, l’ascolto di storie esterne o personali che arrivano fino dalla periferia, dove come mi spiega Di Marco, le dinamiche sono ancora oggi molto diverse rispetto il centro storico. Anche dentro una metropoli come Roma.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza Andrea Lintozzi e Riccardo D’Alessandro che attraverso due interpretazioni vulnerabilissime e piene di coraggio, portano corpo e anima sul palco, dando tutto sé stessi: “Ci siamo fatti un grande regalo a vicenda” mi dice il regista “Abbiamo dato loro una grande possibilità attoriale, e loro ci hanno dato la possibilità di concretizzare la storia che volevamo raccontare“.
Supportato dal Centro Studi Acting (centro di formazione e allenamento alle arti, rivolto in particolare ai più giovani), la soddisfazione più grande per Di Marco e Lupaioli è toccare le corde del pubblico e contribuire ad un piccolo grande cambiamento, partendo dalle nuove generazioni. “Quando facciamo le repliche nelle scuole, i ragazzi a fine spettacolo vengono a ringraziarti, riconoscendo che certe situazioni non devono davvero accadere più” conclude Di Marco “Magari ce lo dicono proprio quei ragazzi che nella vita fanno “qualche battuta di troppo”. Quando succede mi piace pensare che stiamo gettando un piccolo seme da qualche parte”.