“Don’t dream it. Be it” è una frase talmente semplice e potente da fare il giro del mondo anche cinquant’anni dopo.
È proprio in occasione del suo cinquantesimo anniversario, che The Rocky Horror Picture Show ribadisce ancora la sua immortalità: il capolavoro scritto e diretto da Richard O’ Brien, arriva anche sui palchi italiani con la regia di Christopher Luscombe, al Teatro Arcimboldi di Milano dal 28 novembre al 3 dicembre 2023, a Padova al Teatro Geox dal 5 al 7 Dicembre, e in Slovenia in Arena il 9 Dicembre.
Come sottolinea Luscombe, un classico che sopravvive al test del tempo, attirando a sé vecchie e nuove generazioni: “È uno spettacolo che chiede di essere tolleranti, di ascoltarsi, ed essere noi” spiega il regista, con un musical “interattivo” che coinvolge direttamente il pubblico in sala, e già negli anni Settanta anticipa tematiche e argomenti oggi all’ordine del giorno. Quello di Janet e Brad (qui rispettivamente interpretati da Haley Flaherty e Richard Meek) è un atipico viaggio dell’anti-eroe, orchestrato dal “sweet transvestite” Frank N’Further (riportato sul palco da Stephen Webb), serpente tentatore nel giardino dell’Eden e regina cattiva di Biancaneve, che come ci tiene spiegare Luscombe, sta alla storia del musical come Amleto a quello del teatro.
Nato in un piccolo spazio sperimentale del 1973 con appena sessanta posti, quello stesso anno la “mostruosa ragnatela di mutanti folli, docili travestiti e mostri muscolosi” ha successivamente raggiunto il palco del King’s Road Theatre, facendo il tutto esaurito fino al 1975. Successivamente il regista Jim Sharman ne trae l’omonimo riadattamento cinematografico con Tim Curry, Susan Sarandon, e Barry Bostwick.
Il film fu un flop al botteghino, ma le rocambolelsche gesta di Frank N Furter e la sua famiglia super queer e camp trovarono vita nel circuito dei “midnight movies” – proiezioni notturne riservate di solito a film a basso costo o di dubbia qualità: allo scoccare della mezzanotte gli spettatori potevano spogliarsi di ogni perbenismo e rigido costume, rispondendo all’ipocrisia borghese con una danza oltraggiosa ed esilarante.
Le persone vanno in sala vestite come i protagonisti, ballano insieme a loro, e quella trasgressiva festa notturna si diffonde in tutti i cinema del mondo, tanto che nemmeno il nostro paese si tira indietro alla provocazione: il Cinema Mexico di Milano, in via Tortona, continua a trasmettere il film di Sharman sin dal 1981 ad oggi. Un successo globale che diventa molto più che una semplice proiezione, ma un momento di incontro, una festa tra freak unit* a ritmo di Time Wrap.
Come spiega Luscombe, può essere un leggero momento di ricreo o un messaggio dal forte impatto politico, a seconda di come lo guardi: Further è una celebrazione di fluidità ancor prima che la parola fluidità iniziassimo a sentirla a destra e manca. È dolce e virile, macho e diva, porta i tatuaggi e con la stessa naturalezza indossa una collana di perle. Muscoloso e sui tacchi a spillo, è magnetico agli occhi di chiunque orientamento sessuale proprio perché incatalogabile. Una figura queer per nulla addomesticata, tutt’altro che macchietta avvilente e ridicolizzata alla mercé del pubblico, ma spavalda e spericolata tanto da spiazzare Janet e Brad e trascinarli via con sé: i due sposini, epitome della coppia etero borghese più stereotipata, si ritrovano a fronteggiare pulsioni e desideri che non potrebbero mai dire ad alta voce nella loro rassicurante eteronormativa. Frank stravolge la loro percezione del sesso, del genere, dei costumi, facendo crollare ogni fragile costrutto sociale, fuori e dentro lo schermo.
Ma come dice Christopher Luscombe analizzare questo show nel dettaglio, toglie parte del divertimento: “È un inno ad essere sé stessi, che si apre ad ogni interpretazione” spiega il regista “E in un periodo di neoconservatorismo come questo, uno spettacolo così è più importante che mai“.
Milano, Teatro degli Arcimboldi dal 28 novembre al 3 dicembre 2023
TIMEWARP23
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