I viaggiatori sono i viaggi che loro stessi compiono. Lo diceva Pessoa, mentre Kapuscinsky ha scritto che i viaggi sono le persone che si incontrano lungo la via.
E un viaggio che acquista valore per le persone (soprattutto i ragazzi) che si possono incontrare, è un viaggio a Cuba.
Di guide turistiche su Cuba sono piene le librerie e di resoconti di viaggi nella terra di Fidel e del Che deve averne fatti molti Gianni Minà. Anche troppi, a dire il vero. Della Cuba gay vi sono molte tracce in una splendida autobiografia di Reynaldo Arena, "Prima che sia notte". Anche nell’omonimo film di Julian Shnabel, che, tuttavia, splendido non è per niente. Risulta utile, quindi, una cronaca molto veritiera, tuttavia anonima, di una vacanza omoerotico – sentimentale nella "Isla grande", per bocca del protagonista. Ogni fatto e riferimento a personaggi reali è puramente consapevole ed intenzionale.
Un mese a Cuba, raccontaci i primi giorni.
Dunque, per i primi dieci giorni, dieci uomini diversi. Poi mi sono affezionato a uno e va be’. Qui in Italia è impensabile, a meno di non essere un celebrità dello spettacolo. Là i ragazzi ti vengono a cercare, anche se non sei un adone. La loro brama di sesso è tale che non fanno neanche tanto caso all’età. La prima cosa che chiedono è: "Te gusta il chico o la chica?". Se rispondi giusto te li porti a letto per tutta la notte. E non sono marchettari da cessi di stazione. Sono uomini liberi che non pongono frontiere al piacere carnale.
D’accordo, sono liberi. Ma non credi che sia una forma di prostituzione velata? Il turista, nella loro ottica, è pur sempre un uomo ricco.
Allora, chiariamo subito un po’ di cose.
E’ vero che venti dollari per un cubano sono lo stipendio di un mese, mentre per un italiano non sono nulla. Ma, innanzitutto questi ragazzi (almeno nella mia esperienza) non chiedono mai di essere pagati. Sono felici se offri loro una birra da tre dollari. E non sono certo a caccia del pollo da spennare. Sono pienamente consapevoli di non vivere nel benessere capitalistico, ma non baratterebbero mai la serenità che si respira nel loro paese, per un paio di scarpe firmate o una bella moto. Cuba ha un’atmosfera quasi irreale, in un mese di vacanza non ho mai sentito nessuno alzare la voce o prendersela con i vicini.
Ma come sono questi ragazzi delle favole?
Come uno vuole.
Ce ne sono di bianchi, creoli, nerissimi. Si vestono come possono. Addirittura capita che, se hanno un solo paio di jeans, rimangono in casa perché devono lavarli. Sono di una pulizia meticolosa. Sotto i jeans posso testimoniare di non essere mai rimasto deluso… E baciano benissimo! Non sono mai stato baciato così.
E la polizia come reagisce alla situazione? Dopotutto siamo in un regime totalitario.
Ci sono delle pene severe per le ragazze che si prostituiscono. Suppongo anche per i ragazzi. Ma la polizia chiude tutte e due gli occhi se si evita di dare scandalo. Insomma non si gira lingua in bocca per Placa de la Revolutiòn.
E poi Raul, il fratello di Fidel è una finocchia conosciuta. Lo chiamano "la muherona", perché sembra che si dedichi molto alla propria guardia d’onore. Come diceva Arena, ci sono le checche di regime e le checche dissociate.
Dove consiglieresti di alloggiare e come?
Sicuramente all’Avana vecchia. Il Vedado va benissimo. Se è possibile è meglio passare non più di due giorni in albergo, perché la soluzione ottimale è trovare un appartamento in affitto. Ce ne sono da 25 a 50 dollari al giorno e il prezzo non fa la differenza, quindi è meglio vederne molti e controllare di persona. Per rimorchiare non esistono luoghi.
Ti succede molto per strada e comunque qualsiasi bar offre le sue occasioni.
E’ comprensibile che vogliate sapere chi è l’interlocutore dell’intervista. E’ un noto operatore culturale. Non vi è consentito conoscere nulla di più. Solo, se le sue parole hanno stuzzicato la voglia di un viaggettino nell’isola caraibica, potete consultare le offerte di OutTravel. Buona vacanza!
di Paola Faggioli
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