"Cerca di evitare tutti i posti che frequento e che conosci anche tu: nasce l’esigenza di sfuggirsi per non ferirsi di più".
Le storie d’amore finiscono, si sa. Tra lacrime e recriminazioni ci si lascia e si sparisce dalla vista e dalla vita della persona con cui abbiamo condiviso a lungo passione e tenerezza, sogni e quotidianità, gioie e delusioni. Mica me lo sono inventato io. Chiedetelo a Mogol (come rispondeva Battisti quando si insinuavano traversie sentimentali desumibili dalle sue canzoni).
"Prendila così, non possiamo farne un dramma…", perché le storie d’amore finiscono, per quanto capita anche che con gli ex si resti amici, o meglio si diventi amici (magari dopo un periodo di distacco iniziale), visto il profondo affetto, la complicità, la conoscenza reciproca sviluppatasi, magari a fronte di un crollo della passione… Altolà! Ma siamo poi così sicuri di questo crollo della passione?
Non che il sesso sia destinato a durare in eterno in una coppia, non che schivi – lui solo – la provvisorietà di tante altre cose che ci riguardano, non che non sia la causa di molte separazioni, condite o meno da corna o da terzi incomodi pronti ad aspettare fuori dalla porta. Ma alle coppie scoppiate appartiene anche un altro classico: l’incontro galeotto postumo (dopo la fine del rapporto).
Vuoi che uno dei due è ancora innamorato e tenta di non perdere del tutto l’altro, vuoi che entrambi siano consapevoli dell’impossibilità di proseguire una relazione tradizionale, fatto sta che a volte, nonostante la separazione, qualcosa sopravvive: la famigerata attrazione fisica, figlia di alchimie sotterranee e dell’esperienza maturata insieme sotto le lenzuola e notoriamente priva di scrupoli. Laddove sarebbe meglio evitare, per non incasinare di più le cose o perfino per evitare di tradire un nuovo eventuale partner.
Così accade che – ma è un esempio su tanti – un mio giovane amico dal fascino lunare e dalla vita sentimentale alquanto confusa, terminata da poco una storia di anni con un uomo maturo, stia frequentando un ragazzo più giovane, che lo riempie finalmente di quelle attenzioni che l’altro non ha mai avuto.
Ciononostante, il ricordo è ancora forte e lui non riesce a lasciarsi andare, anzi rimane quasi più infastidito dai tanti sms che riceve dal nuovo fidanzato che dal silenzio assoluto del precedente. Mi correggo: non assoluto. Perché, quando all’ex insorge il ben noto prurito, ecco che il messaggino arriva.
Ragionevole sarebbe allora rifiutare, per orgoglio o per istinto di sopravvivenza. Ma il richiamo è più forte di tutto e il timore di essere solo un oggetto del piacere altrui, senza alcuna speranza che si possa tornare ad essere felici, cede il passo: "al cuor non si comanda", e si ricade nell’errore. Ammesso che lo si possa considerare tale.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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