Nel momento in cui questo articolo viene consegnato, il numero dei femminicidi – registrati da gennaio a oggi, s’intende – è inquietante. Ogni tre giorni, mentre le istituzioni tacciono, una donna viene uccisa all’interno della propria sfera affettivo-sentimentale e i casi di crimini commessi da partner ed ex-partner è addirittura in aumento. Un centinaio di donne morte e, al loro fianco, quelle molestate, quelle battute, quelle stuprate. La violenza di genere è un dato sistemico e culturale, intorno a cui ancora (troppo spesso!) si creano mistificazioni di ogni genere.
In vista del 25 novembre, la giornata mondiale contro la violenza di genere, vi consigliamo cinque libri che possano aiutare a invertire il segno, creando consapevolezza e denunciando le barbarie consumate sui corpi delle donne. Sulla scia di quanto successo negli ultimi giorni, il 25 novembre deve diventare l’occasione (non l’unica, ma una delle tante) per ridiscutere i limiti del patriarcato, che – come ormai è chiaro – è un laboratorio di atteggiamenti prevaricanti e ingabbianti, che continua a creare mostri e vittime.
1) L’invincibile estate di Liliana, Cristina Rivera Garza, Sur
C’è qualcosa di tremendamente attuale nella storia raccontata da Cristina Rivera Garza, qualcosa che si allaccia in modo disperato alle notizie delle ultime settimane. Liliana, sua sorella, la protagonista di questa storia, è una ragazza come tante. Una ragazza, che, come tante, tantissime, si trova vittima di un compagno abusante. È l’estate (luglio) del 1990: Liliana ha vent’anni, studia architettura e vuole andare lontano. Vuole trasferirsi a Londra dopo la laurea (!) e frequentare un master. Vuole ricominciare da capo, distante dal ragazzo che vorrebbe lasciare, ma che la tiene a ogni costo avvinghiata a sé. È l’estate (luglio) del 1990: Liliana viene uccisa dal suo compagno. La sua invincibile estate – che guarda a Camus – è raccontata dalla sorella, che ricostruisce la sua voce a partire dai diari e dalle testimonianze lasciate su carta e, così, a partire da questa voce, si dipana tutta la vita di una donna – una delle tante – a cui è stato negato il diritto a essere libera. Un memoir, che si intreccia al romanzo, e compie un gesto politico.
2) I mangiafemmine, Giulio Cavalli, Fandango
Nel nuovo romanzo di Giulio Cavalli, le donne muoiono incessantemente, muoiono una dopo l’altra, tutte per mano dei propri compagni. È un’epidemia inarrestabile, una di quelle di fronte alle quali tutti voltano la testa dall’altra parte. La politica, soprattutto. Sono soprattutto i politici – rappresentati dal presidente Valerio Corti, un conservatore – a non curarsi del problema, a lasciare inascoltate le urla delle sopravvissute che chiedono venga loro assicurata almeno l’illusione di una prospettiva di vita. Qui, alla sua prova più difficile e più amara, Cavalli mira il cuore del problema: cosa possiamo noi, tuttə noi, di fronte a un eccidio di questo tipo, quando lo Stato rimane con le mani in mano e anzi perpetra schemi misogini e patriarcali?
3) Quaderno proibito, Alba de Céspedes, Mondadori
Pubblicato tra il 1951 e il 1952, dapprima a puntate su La Settimana Incom Illustrata e poi in volume unico per Mondadori, Quaderno proibito di Alba de Céspedes è un romanzo – una commedia in due atti, recita il sottotitolo – che dice molto (moltissimo, anzi) di cosa significava e significa essere donna, ieri come oggi. La protagonista, Valeria, conduce la sua vita stanca e repressa, dividendosi tra la famiglia, che la dà sempre per scontata, e il lavoro. Un po’ per svago e un po’ spinta da un moto di microribellione ancora inconsapevole, Valeria un giorno esce di casa, acquista un quaderno e inizia ad annotarvi tutto. Le incombenze e gli impegni, gli elenchi e i pensieri, poi parola dopo parola, la pagina accoglie le confessioni più proibite, le passioni taciute, la testimonianza di una vita, intima e collettiva, vissuta ai margini. Per chi ha amato C’è ancora domani, il film di Paola Cortellesi.
4) La vergogna, Annie Ernaux, L’orma
«Mio padre ha voluto uccidere mia madre una domenica di giugno, nel primo pomeriggio»: c’è un momento spartiacque nella vita di Annie Ernaux, scrittrice Premio Nobel per la letteratura. È un giorno di giugno, in Francia, e lei ha solo dodici anni. Assiste a una scena di violenza domestica, il tentato uxoricidio della madre e capisce di essere dalla parte sbagliata della società. Quell’attimo la trascina verso l’età adulta, verso il tempo della scrittura. Fa di lei una donna, fa di lei una futura scrittrice. Con la solita lucidità e la consueta penna affilata, Ernaux firma uno dei più bei capitoli del suo memoir esploso, dando ancora una volta prova di come si possa parlare di sé per parlare del mondo.
5) Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa, Michela Marzano, Rizzoli
È solo con il tempo, con tanto tempo, che Anna, la protagonista di Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa, capisce di essere non solo parte della schiatta delle vittime, della parte di mondo vittimizzata e spostata verso la soglia, ma di essere lei stessa una vittima. Di esserlo e di esserlo stata. Questa dolente presa di coscienza, che coincide con il dibattito del post #MeToo e con nuove legittime rivendicazioni femminili, la porta a rileggere la sua vita attraverso la lente del consenso. Un romanzo importantissimo siglato da una delle pensatrici più importanti del nostro tempo, Michela Marzano, che qualche settimana fa ha risposto alle nostre domande, regalandoci riflessioni importanti intorno ai temi del consenso, dei femminismi e della lotta al patriarcato.
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