E’ nata la Fetish Help Line, il nuovo profilo Telegram a cui le persone possono scrivere anche in modo totalmente anonimo per avere un primo approccio e accoglienza all’interno della comunità Fetish Italiana.
Il suo ideatore gestisce personalmete il profilo con l’aiuto di chiunque voglia dedicare un po’ del suo tempo a questa causa; ogni collaboratore dovrà sottostare ad alcune linee guida di comportamento e di promozione dei rapporti SSC.
E’ una chat che serve principalmente a fornire le prime informazioni sulla comunità fetish italiana, spiegare che cosa sono e non sono le serate fetish; gli utenti saranno aggiornati sui vari appuntamenti dei tre club italiani e verranno date le informazioni base sui principali eventi internazionali; è un modo semplice ed immediato per essere introdotti a nuove persone, gruppi, con gli stessi interessi e avere feedback da chi ha più esperienza.
Il suo promotore ci tiene a precisare che non è sicuramente un servizio di chat di gruppo dove si cerca sesso, di tutoring sul BDSM o dove si pubblicizzano con fini commerciali i vari eventi; sono le persone a contattare spontaneamente e non si fa scouting.
Conosciamo in tre domande il suo ideatore.
Parlaci del tuo rapporto con il mondo fetish.
Se ripenso alla mia vita 4-5 anni fa, prima di aprire la diga del fetish, mi rendo conto di quanto stessi limitando il mio modo di esprimermi e la mia vita sessuale per ragioni futili (Per chiarezza, utilizzo la parola Fetish per intendere tutta una gamma di istinti che vanno dal feticismo, al kinky, al bdsm , cioè tutta quelle esperienze di sessualità non normalizzata). Riesco a trovare analogie fra quel periodo e la mia vita da adolescente quando ero sempre a negare agli altri, e a me stesso, la mia identità sessuale.
Ho sempre pensato che il coming out avesse già detto tutto e che dopo quel momento la vergogna sarebbe sparita. Ma morto un papa se ne fa un’altro e la vergogna è sempre lì, dietro l’angolo, pronta a pungolarti a dovere. Ma spesso non ci arriva neanche a pungolarti perché te sai che è lì ed eviti quel luogo anche se ne sei attratto. Le mie prime esperienze fetish le ho avute a 23 anni, con un mio fidanzato, cose soft senza la vera consapevolezza di cosa stessimo facendo.
Infatti dopo di quelle il nulla. Fino a che, insieme al mio attuale fidanzato – quasi marito – decidemmo di andare a Roma ad uno dei primi, forse proprio il primo, Fetish Pride. Dopo quell’esperienza è come se si fosse aperta la diga. La prima cosa ad essere investita è stata la voglia di sperimentare (rubber, rubber, rubber), per seconda la voglia di condividere con altri, di farsi nuovi amici, di poter parlare in libertà. A seguire tutto il resto: la febbre da gear, i primi eventi internazionali che diventano appuntamenti annuali e la partecipazione a Mr Rubber 2017.
Quali sono le problematiche che ti stanno più a cuore?
Sono tre i concetti che mi interessano: Attivismo, Comunità e Consapevolezza. Viviamo in un mondo dove le distanze si sono assottigliate enormemente. Fra Facebook, Instagram, Tumblr e Recon ho conosciuto/interagito/fatto amicizia con tantissime persone e tutte in qualche modo mi hanno fatto capire quanto è liberatorio per loro far parte della comunità fetish. In questo percorso quello che più mi colpisce è la quantità enorme di ragazzi giovani che vivono e sperimentano. Quanto mi sarebbe piaciuto a 20 anni avere un gruppo di amici Fetish con cui condividere esperienze, pensieri e crescere. Non l’ho avuto ed uno dei principali motivi è perché la comunità
in Italia è piccola e presente attivamente solo nelle grandi città. Chi ne ha colpa? Il solito grazie.
Siamo arrivati ultimi nel “concedere” i diritti alle coppie omosessuali figuriamoci quanto ci vorrà per accettare questi strani pervertiti.
Inutile dirlo, c’è un bigottismo dilagante, e spesso nascosto dove meno te lo aspetti, nella società Italiana.
Alle volte sembra che anche per gli omosessuali vada bene essere tali solo se si rispecchia la vita/coppia eterosessuale. Come se poi esistesse sul serio una tipologia di coppia eterosessuale. Quindi attivismo perchè credo che lo sdoganamento, che non vuol dire svendita o diventare MainStream, del fetish gioverebbe a tutti quei giovani che reprimono i loro istinti e rischiano di soffrire o peggio rischiano di avere delle esplosioni di “sperimentazione” in modi non sani, sicuri e consensuali.
Pertanto ho scritto il progetto che ho proposto ai direttivi dei tre club italiani:
la creazione di un profilo Telegram denominato “Fetish Help Line” con lo scopo di poter dare a chiunque, giovani e non, la possibilità di avere una prima ACCOGLIENZA all’interno della comunità fetish italiana.
Perchè Comunità?
Come ho scritto riguardo l’attivismo, quanto mi sarebbe piaciuto a 20 anni avere un gruppo di amici con cui entrare a far parte della comunità Fetish. I motivi non sono solo ludici ed esplorativi. Un gruppo di amici con gli stessi interessi serve anche a proteggere. All’interno di un gruppo si è meno esposti al giudizio degli altri, ci sentiamo più forti, si imparano cose nuove, ci si confronta e scontra. Si cresce. Lavoro con bambini e adolescenti da quaSe tutto questo riesce a farlo un gruppo di amici figuriamoci cosa può fare un comunità intera.si 15 anni e ciclicamente mi ritrovo a dover prendere da parte un/a ragazzino/a e fargli il discorsetto sul sesso protetto. Diventano rossi in viso, vorrebbero sparire e mi rendo conto che nessuno gli ha mai passato queste informazioni. Sul serio, tante volte mi son ritrovato a dover spiegare il perché del preservativo rispetto alle malattie perché gli adolescenti credono che serva solo per non avere figli.
Perché racconto questo?
Siamo nell’era dell’informazione “libera” ed “accessibile”, no? (virgolette d’obbligo dopo gli ultimi eventi sulla net neutrality). Perché preoccuparci di dare informazioni che le persone possono cercarsi per i fatti loro. Perchè, in verità, se non ci occupiamo noi di dare le informazioni, purtroppo, nessuno o quasi se le andrà a cercare. E’ quello che è successo a me, anche solo facendo amicizia e parlando con le persone che già facevano parte della comunità fetish ho imparato e compreso cosa significa e come gestire una parte molto importante della mia sessualità. Ho capito anche dove ho sbagliato e come avrei dovuto muovermi per migliorare, sopratutto nel rapporto con il mio fidanzato.
Come è nata l’idea?
In Italia la relazione con tutto quello che ha a che fare con il sesso non tradizionale è visto con sospetto, paura e bigottismo. Nel corso di questi anni mi è capitato spesso di parlare con persone interessate al fetish che nel momento in cui chiedi “frequenti le serate fetish organizzate dai club italiani?” rispondono con frasi del tipo:
– “No, io di certo non frequento quei postacci”
– “No, non voglio avere a che fare con quei pervertiti”
– “No, le dark non mi piacciono”
– “No, non voglio prendere malattie”
– “No, non sono a mio agio a stare nudo”
Continuando la conversazione mi sono trovato spesso a chiedere “che cosa pensi che siano le serate fetish?”. Le risposte sono le più disparate, e per certi versi, esilaranti. C’è lo stesso tipo di pensiero che hanno/avevano gay e non gay rispetto ai locali gay “normali” negli anni 80, 90, forse anche adesso, prima di averci messo piede la prima volta. In tanti credono che le serate fetish siano luoghi dove tutto è incentrato sul sesso, sesso in pubblico, frustate a sangue, orgie, ecc ecc. Ma soprattutto la cosa che mi ha stupito è che si crede che la cosa principale sia il nudismo, non c’è percezione di tutta la parte Gear del Fetish. Non che in alcune situazioni questo non sia vero ma le persone esterne alla comunità, con cui mi sono confrontato, non hanno assolutamente la percezione di quanto la comunità Fetish sia prima di tutto basata sul creare delle connessioni e amicizie con persone che hanno gli stessi interessi. Passare delle serate in un posto protetto dove poter parlare, confrontarsi e naturalmente, e non meno importante, fare un tipo di sesso che normalmente non si può fare in una “normale” serata o creare delle situazioni altrimenti impossibili. Riflettendo su quanto per me sia stato importante trovare un luogo dove poter essere me stesso e rispolverando la mia vena da attivista ho deciso di mettere un po’ del mio tempo al servizio di questa causa.
In copertina artwork by Marco Lapenna
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