Eros, torna la fiamma al cinema. Se in Italia c’è attesa per l’imminente hard d’autore Queen Kong di Monica Stambrini del collettivo Le ragazze del porno, in Francia è tutto uno sparlottare su un curioso film erotico a episodi che sta attirando pubblico senza distinzione di sesso, il diseguale Hôtel Singapura di Eric Khoo.
Sì, perché tra i sei frammenti di generi differenti da cui è composto questo patchwork della pulsione erotica ambientato nella medesima stanza, la 27, dell’albergo del titolo attraverso il tempo – dalla Seconda Guerra Mondiale al prossimo secolo – uno è gay (il primo, nonché il migliore) e un altro trans, giusto per non scontentare nessuno. Hôtel Singapura si apre infatti con una coppia gay formata da un orientale e un inglese, interpretati da Koh Boon Pin e Daniel Jenkins. Siamo nel 1942 – è l’unico sketch in bianco e nero – e le truppe inglesi si sono appena arrese a quelle giapponesi dopo la battaglia di Singapore, ultimo atto della sanguinosa campagna di Malesia, seguito all’attacco di Pearl Harbor e prodromo della guerra del Pacifico. Fu una delle sconfitte più pesanti della Storia per l’impero britannico, “il disastro più grave e la capitolazione più grande” come disse Winston Churchill. I due amanti si ritrovano nella stanza 27 e celebrano un sofferto addio tenendosi per mano, poiché l’inglese è costretto a tornare in patria. Il dialogo serrato, lucido e appassionante è una perla di scrittura.
Segue un simpatico e caotico episodio comico su una maîtresse che negli anni Sessanta istruisce un gruppo di prostitute starnazzanti (ricorda un po’ Il gusto dell’anguria di Tsai-Ming Liang) con tanto di giochini alla Priscilla quali palline sparate dalla vulva; meglio l’episodio trans in cui lui/lei si confida con l’amato il giorno prima della sospirata ma temuta operazione: lui le pratica un sollazzato blowjob chiosando “mi mancherà” e lei lo rassicura così: “Ci sarà sempre ma in un’altra forma: all’interno”. Futurismo gender. Gli altri sketch si dimenticano, e annoiano pure: c’è la donna sposata con amante, il vergine con amica anorgasmica che si porta un terzo in camera, gli adolescenti pronti a scoprire nuove emozioni. A fare da filo rosso alla vicende lo spirito di un cantante morto per overdose proprio nella stanza 27 che interagisce da presenza spiritica in quasi tutti gli episodi.
È curioso che un vero autore come Eric Khoo (fu in concorso a Cannes nel 2008 col visionario My Magic) realizzi un soft-porno spesso malinconico dalla sensualità altalenante in cui il tocco registico c’è, sì, ma anch’esso a tratti. Vietato a Singapore ai minori di 21 anni (!), è stato realizzato interamente in studio – il titolo internazionale è In The Room, ossia Nella Stanza – e potrebbe mirare a una distribuzione anche in Italia.
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