Alzi la mano chi non ha mai fatto pensieri sconci guardando i Cavalieri dello Zodiaco! Probabilmente da quando la serie è stata trasmessa per la prima volta in Italia, nel 1990, la lista delle vittime gay del sex appeal dei Cavalieri di Atena ha continuato ad allungarsi, anche perchè si parla di una serie dagli evidenti sottotesti gay che continua anche oggi a mietere consensi, con una lunga lista di prequel e sequel. Eppure, a riprova del fatto che i tempi cambiano, ora i DVD della serie classica sono diventati un allegato settimanale della Gazzetta dello Sport, dimostrando che questo cartone è stato capace di entrare nel nostro immaginario pop nonostante tutti i suoi messaggi cripto gay.
La serie animata, in realtà, partiva da un manga di Masami Kuramada, serializzato a partire dal 1985 e commissionatogli dalla Bandai per lanciare la sua nuova linea di guerrieri giocattolo, ispirati alle costellazioni della cultura occidentale. Niente aspirazioni da gay pride, insomma. L’autore del fumetto cercò di realizzare un prodotto fruibile dal pubblico giapponese e da quello occidentale, mixando vari elementi delle due culture sullo sfondo di una mitologia greca totalmente rivista e corretta. Ispirandosi alla Grecia antica, però, non trovò niente di male ad inserire anche qualche richiamo all’omosessualità: attraverso l’ambiguità, anche estetica, di alcuni personaggi e dei loro legami di amicizia. A partire da Shun di Andromeda e la sua prima favolosa armatura rosa, munita di un accenno di seno. Questa tendenza, ancora più evidente nella serie animata, ha trasformato I Cavalieri dello Zodiaco in un cult per almeno tre generazioni di gay. Perchè?
Perchè, una volta tanto, l’ambiguità sessuale e l’evidente effeminatezza di alcuni personaggi – buoni o cattivi che fossero – non costituiva un problema in quanto tale, e anzi stimolava l’istinto protettivo dei loro amici più maschili, che comunque erano liberi di manifestare in maniera molto intensa i loro legami. Inoltre in questa serie i personaggi che si presentavano in maniera poco virile non avevano niente da invidiare, in fatto di potenza e abilità di combattimento, a qualsiasi altro combattente. Come se ciò non bastasse l’adattamento italiano della serie ha finito per dare al tutto un tono involontariamente più ammiccante rispetto alla versione originale. Ad esempio omettendo il fatto che buona parte dei Cavalieri dello Zodiaco erano fratelli da parte di padre, e inserendo nel doppiaggio italiano una gran quantità di citazioni dalle opere di poeti come Foscolo e Leopardi, per dare al tutto un tono più epico e cavalleresco.
Se a questo aggiungiamo una buona dose di narcisismo e di edonismo presente in molti personaggi, peraltro caratterizzati in maniera decisamente sexy e accattivante, non stupisce che fossero destinati a diventare delle moderne icone gay. Per non parlare della sottile tensione erotica che accompagnava i loro interminabili combattimenti, e che negli anni ha alimentato un’infinità di parodie gay a fumetti. Tuttavia, per arginare i danni, gli adattatori italiani cercarono anche di stemperare alcune situazioni, ad esempio presentando il piccolo aiutante di Shin/Mur dell’Ariete come suo fratello invece che come un semplice apprendista che viveva isolato con lui sui picchi della Cina. Questi accorgimenti, però, non hanno salvato la serie da una progressiva censura nelle varie repliche sulle reti Mediaset, anche se le reazioni degli appassionati hanno spinto l’emittente a tornare sui suoi passi, e la Gazzetta dello Sport a proporre la versione integrale.
La cosa interessante è che, nonostante tutto, ancora oggi è in corso un’accesa discussione fra chi sostiene che la serie abbia un sottotesto gay e chi si ostina a negarlo, pensando che simili interpretazioni siano persino offensive. Forse il mal di pancia arriva dal fatto che non si può accettare il fatto di essere omofobi e allo stesso tempo fans di una serie gay friendly? Quel che è certo è che vedere, a distanza di vent’anni, i DVD dei Cavalieri dello Zodiaco assieme alla Gazzetta dello Sport vale più di mille parole.
di Valeriano Elfodiluce