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Identity: documentario su trans e identita’ di genere

Quanto è comune per i trans lavorare nell’ambito della pornografia?

2 min. di lettura

Il regista Dave Naz ha pubblicato un documentario che riunisce trans, genderqueer, butch e queer intervistati sulle loro esperienze con l’identita’ di genere e la disforia di genere.

Dagli ormoni a com’è trovare un lavoro sino alla crescita personale ecco “Identity” di Dave Naz, con le testimonianze di 36 trans, genderqueer, butch e queer. Identity” viene descritto dal regista come una serie di illuminanti e accorate interviste.

I commenti si sono divisi tra il molto positivo e il molto critico.

C’è chi ha apprezzato la fattura del documentario e la voglia di racchiudere in un video cosi tante esperienze, ma c’è chi ha sottolineato un’importante, e allarmante, domanda: quanto è comune per le persone non conformi al genere lavorare nell’ambito della pornografia?

Dal documentario “Identity” è venuto fuori che fra i trans, genderqueer, butch e queer intervistati la gran maggioranza lavora nell’ambito della pornografia e i telespettatori si sono chiesti se la selezione degli intervistati fosse un caso o se, effettivamente, fosse l’occupazione lavorativa piu’ comune per trans, genderqueer, butch e queer.

Una risposta di una spettatrice della comunita’ transgender, indispettita dal video, ha particolarmente attirato la nostra attenzione per la sua alquanto cruda analisi. Dato che il commento è molto interessante, tradurro’ per voi la parte piu’ significativa dell’intervento:

Ci sono dei problemi per i giovani transessuali che si preparano alla transizione. Uno: non c’è educazione. Alcuni non sanno nemmeno che ci sia di piu’ oltre il travestitismo, quindi molti scoprono delle operazioni troppo tardi. Secondo: c’è troppo impatto sui media. Nessuno beneficia del sentire un trans parlare della propria esperienza, chi guarda questi video non fanno parte della comunita’ transgender, sono i curiosi. So che non è bello da dire, ma quello che la gente vede è qualche sano adulto trasformarsi in mostro per scelta. Quello che è rilevante è che la disforia di genere non è una scelta, non c’è via per conviverci e si associa all’incredibile alta percentuale del tasso di suicidio di questi uomo-donna che troppo spesso si vedono parlare della loro apparentemente normale situazione queer. La gente è stufa delle lobby lgbt, perchè le minoranze devono per forza esser vocali sul fatto di voler rimanere ancorati al loro status di fiocco di neve in faccia ad altri, sul web e in altre manifestazioni. Il problema è che si sceglie la cerchia sbagliata di persone a cui mostrare questi interventi. Se vogliono sapere possono chiedere e tutto li sara’ spiegato, ma considerato come i media ci dipingono, non è una sorpresa che le famiglie buttino fuori di casa i loro figli se si arriva a situazioni simili. Le fasi di una transizione passano per la politica e se le leggi non sono discriminanti tutto è apposto. Siate una donna e un uomo non un trans, prendete una posizione, e andate avanti.

 

Voi cosa ne pensate? Siete d’accordo col pensiero dell’utente oppure l’avete trovato esagerato e fuori luogo?

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