È diventato realtà il ritorno in radio di Achille Lauro, fuori ovunque con 16 marzo, brano scritto in isolamento, poco più di due settimane fa, e ora pronto a lanciare una nuova fase nella carriera del cantante romano. Intervistato da LaRepubblica, Lauro, che ha ufficialmente lasciato la Sony Music Entertainment Italy Spa dopo la nomina a direttore creativo di Elektra Records/Warner Music Italy, ne ha così parlato.
È l’upgrade di tutto quello che ho fatto finora, un biglietto da visita per il futuro. Ho seguito una visione precisa: un testo per tutti, per una volta senza fare il maniaco della parola, tipo il Vasco di Siamo Soli, una frase che potrebbe dire chiunque, ma detta da lui… 16 marzo è un po’ così, meno poetica, più diretta, come una verità sentita.
Una canzone d’amore, quella scritta di getto da Achille, che potrebbe essere indirizzata a tutti noi: “È uno stato d’animo, una sensazione che tutti hanno provato o proveranno, mi piace il sound del ritornello. Siamo andati a cercare qualcosa di violento rispetto alle canzoni d’amore. Un po’ crazy, come me, finisce in eco, quasi rabbiosa”. “Stare isolato per me non è del tutto una novità, le mie cose sono sempre nate da lunghi periodi di chiusura… di sicuro sta venendo fuori una parte più autentica di me, sono meno influenzato dall’esterno, non ho distrazioni, cerco di ottimizzare al massimo, così quando sarà finita avremo usato al meglio il tempo, e accresciuto noi stessi. Potrebbe essere un cosiglio per tutti“.
Tutto questo in attesa di un nuovo disco, che è in lavorazione da tempo: “Sto lavorando a 40-50 pezzi insieme, ho praticamente tre dischi, non so, deciderò man mano, cambia solo il modo di calendarizzare il tutto. Il fatto è che non saprei neanche dare un’etichetta a quello che sto facendo, per mesi ho accumulato un mare di roba, ero in casa e tutti i giorni facevamo session fino a notte fonda“.
Sembrano passati anni, visto quanto accaduto causa Covid-19 nelle ultime settimane, eppure solo due mesi fa prendeva vita il Festival di Sanremo, travolto dal ciclone Lauro, che proprio all’esordio si ‘spogliò’ dei suoi abiti, facendo la storia dell’Ariston.
Io non pregustavo lo scompiglio, ero lo scompiglio… ma in quel momento l’unica cosa di cui ero preoccupato, dopo aver pianificato per mesi la prima serata, era togliermi il vestito nel momento esatto. Era fondamentale, anche perché avevo un ricordo tremendo: al primo concerto del primo tour importante, avevo preparato un’uscita a sorpresa e sono entrato due minuti prima del dovuto, un trauma, ecco era quello il punto, a Sanremo in quel momento la cosa più importante era fare esattamente quello che avevo pensato, era già tutto nella mia mente, ma se sbagliavo il momento…
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