Manca più di un mese al pride nazionale e trenta giorni esatti ai Pride locali di Roma e Milano, ma le polemiche tra l’Arcigay e gli organizzatori delle manifestazioni da una parte e le amministrazioni comunali dall’altra, non accennano a diminuire. Dopo le esternazioni di ieri del neo sindaco capitolino sul corteo in programma a Roma, oggi è il turno della prima cittadina di Milano, Letizia Moratti, che di certo non è nuova a battibecchi con la comunità LGBT (ricorderete tutti le vicende del festival del cinema e della mostra Vade Retro).
In un comunicato stampa diffuso ieri dalla segreteria nazionale di Arcigay, Mancuso dichiarava: "Ci piacerebbe che anche il nostro paese superasse l’enorme ritardo politico e culturale accumulato e, che destra e sinistra condividessero una volta per tutte valori quali, la parità dei diritti di tutti i cittadini, il rispetto per le persone al di là del loro orientamento sessuale e identità di genere, il riconoscimento di diritti e doveri civili per le coppie omosessuali. Per questo – concludeva Mancuso – , chiediamo alla politica italiana, primi fra tutti i sindaci, da Alemanno a Moratti fino a Cofferati, un segno di ascolto e di partecipazione ai Pride cittadini di Milano e Roma del 7 giugno, e di quello Nazionale a Bologna il 28 giugno". Chiaro no?
Oggi, però, durante l’inaugurazione del nuovo ristorante all’interno della Scala di Milano, Letizia Moratti ha dichiarato: "Ho un grande rispetto per la comunità omosessuale, perché non è diversa dalle altre e va rispettata proprio perché non è diversa", che è già qualcosa, verrebbe da dire. ma commentando il comunicato stampa dell’Arcigay di ieri, la sincada ha aggiunto: "Io per adesso non sono stata invitata".
Tempestiva la risposta del presidente nazionale della maggiore associazione LGBT italiana: "La Moratti vuole sicuramente scherzare, perché cos’altro avremmo fatto ieri se non invitarla ufficialmente, seppur a mezzo stampa, a partecipare al Pride?". "Ci fa comunque piacere – sottolinea Mancuso – sapere che il sindaco la pensa come la pensa riguardo al rispetto da attribuire alla comunità omosessuale in quanto essa non ‘è diversa’. Comunque nei prossimi giorni ci attrezzeremo perché, nell’ufficio del sindaco a Palazzo Marino, venga recapitata una coloratissima busta arcobaleno con dentro l’invito su cartoncino alla partecipazione della Moratti al Gay Pride di Milano".
Di tutt’altro tono la risposte del sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, ormai prossimo alla fine del suo mandato.
"E’ mio desiderio incontrarvi presso la residenza comunale – scrive Cofferati in una lettera ai portavoce del Bologna Pride – per condividere, nello spirito della stessa manifestazione, le eventuali azioni utili a realizzare l’obiettivo di assicurare i diritti fondamentali della persona e di contrastare pregiudizi e discriminazioni verso le persone gay, lesbiche e transessuali". All’invito dell’ex leader della CGIL, Paola Brandolini, Marcella Di Folco ed Emiliano Zaino hanno risposto dichiarando "grande entusiasmo e soddisfazione". "Bologna conferma ancora una volta il proprio ruolo di primo piano rispetto a quella che è la storia del movimento omosessuale e transessuale -hanno continuato i tre -. In questo momento storico il Pride Nazionale è caricato di un significato ulteriore proveniente dall’ esito delle urne, la manifestazione infatti chiama direttamente in causa i nuovi assetti politici affinché le istituzioni si pronuncino su temi rispetto ai quali l’Italia fatica ad adottare una soluzione".