ROMA – La difficoltà propria a raccontare, a dire quello che si è, costituisce il tema centrale della prima nazionale Ospite in soffitta, tratto dall’opera omonima di Gilberto Severini (edita lo scorso anno da peQuod e che ha visto due edizioni, con in previsione una terza), in scena dal 17 al 22 giugno presso il Teatro Belli in Roma. La rappresentazione si colloca all’interno della X rassegna “Garofano Verde. Scenari di teatro omosessuale”, e ha come regista Daniele de Plano e come attori Francesco Stella e Marco Amati.
La rassegna “Garofano verde”, è stata inauguarata martedì 10 giugno scorso, con una “folla” di personaggi del mondo del teatro, del cinema e della tv e con la rappresentazione In casa, con Claude di Renè-Daniel Dubois.
Attraverso i “corti” dei vip è stata presentata una carrellata di personaggi omosessuali davvero interessante. Lino Banfi ha parlato a braccio (e soprattutto con il cuore) raccontando di un suo parente (reale o presunto non si sa), Vito Petruzzelli, di Andria (Ba), padre felice di Altomare, omosessuale che vive con il suo ragazzo. Di grande effetto scenico, poi, è stato il pezzo di Urbano Barberini che ha interpretato, con una vis comica eccezionale, la figura di “un’isterico” gay dallo psicanalista (da un opera di D. Falli). E poi Haber che, con un testo di Pier Vittorio Tondelli, ha raccontato di un incontro di sesso leather, e la grande Franca Valeri che ha letto l’inizio del romanzo di Giuseppe Patroni Griffi Scende giù per Toledo. E ancora Massimo Venturini, Gabriele Lavia (con un pezzo dell’Edoardo II di Marlowe), Gianpiero Bianchi, Lucrezia Lante della Rovere, il bravissimo Sergio Rubini… Presente in sala anche Pamela Villoresi, e molte persone che hanno affollato il teatro.
Dopo questo solenne esordio di vip e d’impegno da parte di Luciano Melchionna, Franco Olivero e Giorgio Carducci, rispettivamente regista e interpreti di In casa, con Claude, il 17 giugno è stata la volta di Ospite in soffitta che racconta la storia di un incontro tra due giovani nella provincia italiana sul finire degli anni ’60.
Daniele (Marco Amati), diciannove anni, è scappato di casa e chiede ospitalità nella soffitta di Tiziano (ben interpretato a Francesco Stella), prossimo alla quarantina. C’è un prezzo da pagare per l’alloggio: il giovane dovrà offrire la sua disponibilità sessuale in cambio dell’ospitalità. E non si dovrà mai parlare d’amore…
Utilizzando soltanto le “voci dei due protagonisti”, il racconto di questa storia di provincia rimanda agli anni Sessanta, mette in scena il rimosso della sessualità prima delle “liberazioni”, ma anche le ambiguità del desiderio e quelle dell’amore. C’è chi desidera e ama, chi trova desiderabile essere desiderato… Intanto irrompono, nell’appartamento con soffitta, donne delle pulizie e pettegolezzi, genitori addolorati e fidanzate incerte, zie buone e famiglie in lite davanti alla tv, ricchezza e povertà, morbosità e tenerezza. Il dialogo tra Daniele e Tiziano è capace di evocare un mondo lontano e irripetibile, assieme a fantasmi che ogni tanto fanno sentire il cigolio delle loro catene.
Raccontato in maniera lieve, impalpabile in una piccola quotidianità in piccoli ambienti, atmosfere pacate e soffuse, senza descrizioni particolareggiate la rappresentazione è un lungo faccia a faccia tra i due personaggi che si confrontano e si confidano sempre pacatamente quasi sottotono. Si parla, ma tra il detto e il non detto.
Ciò che colpisce nel testo di Severini è la grande lucidità con la quale riesce a rappresentare, in maniera quasi fotografica, una realtà che forse solo apparentemente risulta superata.
Dice il regista, Daniele de Plano: “Il valore storico della descrizione di un rapporto sentimentale irrisolto nella provincia degli anni ’60 è indubbio, ed è inevitabilmente archetipo di condizioni ancora attuali”. La “storicizzazione” di Tiziano e Daniele, “diventa spunto di analisi retrospettiva e motivo di toccante riflessione”, conclude de Plano.
Di grande effetto la scenografia: la ricostruzione essenziale di un’ “appartamento con soffitta” degli anni ’60, reso ancora più suggestivo dall’essere “staccato” dal presente attraverso l’uso di un giunto e delle catene che tengono quasi sospesa l’appartamento all’interno del palcoscenico.
Interessante la regia di De Plano, con giochi di luci e inserizioni di testi radiofonici degli anni Sessanta che ben collocano storicamente la rappresentazione. Accattivante anche la scelta di far essere presente sul palcoscenico Tiziano fin da quando il pubblico entra in sala: quasi un invito a “entrare” sulla scena e nella scelta da fare dell’esprimere se stessi.
Buona la presenza scenica e il linguaggio corporeo degli attori, anche se a volte alcune battute si sono perse, essendo quasi sussurrate.
Ospite in soffitta rimarrà in scena fino al 22 giugno.
di Roberto Russo
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