È un dato di fatto: sempre più brand negli ultimi anni saltano con entusiasmo sul carro del Pride – è il caso di dirlo.
Da evento alternativo ignorato, ad appena tollerato, a photo opportunity da cogliere con discrezione e magari solo in contesti lgbtq+, alle centinaia di loghi rainbow che vediamo in questo periodo sembra passata un’era geologica, mentre in realtà, almeno in Italia, parliamo di un’evoluzione dell’ultimo decennio.
Di pari passo è cresciuto il dibattito interno ed esterno alla comunità, vedi alla voce pinkwashing: svendita di valori al capitalismo o importante ingresso nella comunicazione mainstream e conseguente “sdoganamento” e “normalizzazione” ? (so che anche questi due termini possono essere contestati e sezionati all’infinito, ma insomma, ci siamo capiti n.d.r.)
Non basterebbero 10 saggi universitari a sviscerare questo dibattito, che contiene sfumature ben più numerose dei colori dell’arcobaleno, e che in fondo si lega ad un dibattito ancora più ampio sullo strapotere delle aziende globali nel dominare il discorso culturale con la progressiva scomparsa di spazi unbranded.
Vi sono dei casi però nei quali le ricadute positive e concrete sono abbastanza incontestabili. Di solito rispondono a questi requisiti.
- iniziative utili a preservare una memoria storica da tramandare, altrimenti a rischio oblio, perchè preservare, valorizzare e tramandare, costa e costa molto di più di una storia su Instagram.
- progetti culturali di ampio respiro, che partono in tempi non sospetti – e non da metà Giugno
- progetti legati anche alla storia del brand, che nel nostro contesto comunicativo è un produttore di cultura di massa, cui non si possono fare sconti in termini di coerenza.
Un caso da citare in tal senso è quello di Levi’s, che nel corso degli ultimi 12 mesi nel nostro paese (e da sempre negli Stati Uniti) è stato protagonista di una serie di iniziative incentrate sul più importante movimento di cultura popolare al servizio dell’emancipazione LGBTQ+ in Italia: il recupero della storia del FUORI! celebrato in varie forme.
Levi’s ed il recupero della storia del il FUORI!
A partire dal 2021, anno del 50esimo anniversario dalla nascita del FUORI!, il marchio ha sostenuto la pubblicazione dell’omonimo volume con l’aggiunta di 2 punti esclamativi (FUORI!!!!), che raccoglie i primi 13 numeri della rivista pubblicati tra il 1971-1974, un’antologia curata e introdotta da due nomi di peso nella cultura pop e artistica italiana Carlo Antonelli e Urbano Ragazzi, in una sontuosa edizione di Nero Editions:
Carlo Antonelli, è stato curatore e direttore artistico del museo Villa Croce di Genova, direttore di Rolling Stone e, oggi, CEO di Fiera Milano, in una carriera multiforme e creativa; Francesco Urbano Ragazzi, è lo pseudonimo di un duo di curatori d’arte protagonisti delle principali manifestazioni italiane (MAXXI, Auditorium Parco della Musica, Fondazione Pinault, Biennale, e della prima mostra istituzionale dedicata all’eredità artistica dei movimenti di liberazione sessuale (Io Tu Lui Lei, Fondazione Bevilacqua La Masa 2012) e di molti altri progetti internazionali.)
Il volume è stato presentato in esclusiva ad Ottobre 2021 presso il Museo Civico Archeologico, in Corso Magenta a Milano, nei pressi del nuovo LEVI’S brand space di Via Ansperto 9:
“Se oggi possiamo definirci gay, non binari, queer, transgender, asessuali o in qualsiasi altro modo lo dobbiamo certamente ai militanti del FUORI! che ci hanno permesso di accedere ad un ordine del discorso altrimenti negato” hanno spiegato Antonelli e Ragazzi, in riferimento ad un lotta che all’alba degli anni ’70 non forniva tutte le definizioni che abbiamo imparato a divulgare ai giorni nostri, rendendo la battaglia per i nostri diritti un “disorientamento perenne”, distaccato da ogni etichetta o catalogazione.
L’unione con LEVI’s è solo il nuovo splendido tassello di una lunga collaborazione da parte del brand – sempre a supporto dei diritti LGBTQIA+, dagli omaggi ad Harvey Milk alle recenti collezioni Pride e Unlabeled – che va ben oltre il mero effetto nostalgia, ma ci invita a non dimenticare chi ha lottato prima di noi:
“Se FUORI! ieri significava trovare i propri simili in un mondo che ti voleva solo, diverso e infelice” commentano Urbano Ragazzi e Antonelli “Oggi potrebbe voler dire uscire dalla bolla dei simili per contribuire alla nascita di una comunità non solo più fluidificata ma anche più mobile”.
La storia del movimento LGBTQ+ e del FUORI!!!!: tutte le iniziative
Il volume è stato presentato anche a Napoli, in occasione degli Art Days del 17 Dicembre 2021, a Firenze presso la Libreria Libraccio, lo scorso 12 Gennaio, seguito da un talk esclusivo alla Fondazione Feltrinelli di Milano il 20 Gennaio, e il 26 Marzo all’evento MERENDE – THIS IS NOT A DÉJA VU presso l’Angelo Mai.
Il volume, inoltre, è in esposizione anche alla mostra 5 APRILE 1972, Sanremo: 50 anni di Movimento LGBTQIA+ in Italia e in Liguria dal 26 Maggio al 10 Luglio 2022. Presso il Palazzo Grillo di Genova a PRIMO PIANO, si celebra una data fondamentale per la storia LGBTQIA+ in Italia: il 5 Aprile del 1972, quando i manifestanti del FUORI! si travestirono da psichiatri e protestarono contro chi ancora dipingeva l’omosessualità come una patologia da debellare. Una rassegna di opere d’arte e documenti storici – in collaborazione con gli attivisti della Fondazione Sandro Penna FUORI! di Torino – e interviste esclusive, oltre che ad Angelo Pezzana, anche a Riccardo Rosso (attivista e designer che partecipò alla realizzazione della rivista).
Il brano che vuol essere colonna sonora del Pride 2022: FUORI!!!!
In questo continuo e proficuo scambio tra cultura alta, pop e visione queer, l’ultima novità degli ultimi giorni è il lancio, tra il serio ed il faceto, di questa traccia situazionista sempre a cura di HEY CABRERA con il featuring di FRANCESCO URBANO RAGAZZI, che si prefigge l’obiettivo di diventare l’inno ufficiale del Pride 2022. Ci riuscirà?
Contenuto realizzato con il contributo non condizionato di Levi’s.
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