Quinto episodio del podcast Le Radici dell’Orgoglio, che questa settimana ci porta a scoprire il biennio 1974-1975, attraversando la rivoluzione femminista, la voglia di visibilitàdelle donne lesbiche, e l’arrivo dei Radicali nel FUORI.
La seconda metà degli anni ’70 assistono a un aumento sempre maggiore della visibilità della comunità omosessuale in Italia. I giornali, per primi, smettono di utilizzare termini dispregiativi per parlare degli omosessuali e le offese spariscono quasi del tutto. C’è ancora molta strada da fare, ma si inizia a vedere una sorta di timida accettazione.
Napoli: la metà gay-friendly di un tempo
Napoli negli anni è stata una città molto amata dalla comunità omosessuale. Ancora oggi, si dimostra una meta del turismo LGBT molto ambita. Un nome importante dell’attivismo gay napoletano è Enzo Moscato, a cui viene chiesto di parlare della situazione gay a Napoli dai militanti del FUORI. Sarà lui a raccontare dei femminielli, della loro naturalezza nello svolgere i propri lavori, come sarte o commercianti.
Il 1974 è l’anno di “Persone naturali e strafottenti“, una commedia teatrale in due tempi scritta da Giuseppe Patroni Griffi. Una storia provocatoria, dove troviamo il femminello Mariacallas (Mariano Rigillo) e Fred (Gabriele Lavia), giovane omosessuale.
Lavia ha classificato la commedia come una “Storia napulitana”, ambientata in una stanza in affitto per le coppie gay in cerca di intimità. Come si supponeva, la storia fece scandalo, ma non troppo. Infatti, la storia non attirò molto il pubblico napoletano, poiché l’omosessualità non era ancora una moda, come poteva essere a Milano e Roma, dove invece gli spettacoli a “tema gay” attiravano molti spettatori.
La rivoluzione femminista
Tra il 1974 e il 1975 iniziano ad essere più visibili anche le lesbiche, all’interno dei gruppi femministi. Da questo nasce il FUORI Donna, ovvero una rubrica della nota rivista omosessuale dedicato alle donne. Il FUORI Donna è la prima pubblicazione lesbica in Italia. L’obiettivo era quello di portare le femministe a prendere una posizione sul lesbismo.
La rubrica apre con una lettera di Stefania Sala:
Care compagne, ci risulta che in certi gruppi femministi, l’omosessualità di alcuni militanti, non solo non è ancora valutata come apporto rivoluzionario ma subisce emarginazioni se non orrore. A questo punto, noi donne del FUORI, che siamo sempre state femministe, abbiamo il diritto e dovere di intervenire.
Si nota la voglia di formare un gruppo di lesbiche, come appunto è avvenuto per gli uomini omosessuali. È anche da qui che si inizia a parlare di lesbismo, di identificarsi come lesbica, e di essere parte di un movimento.
C’era voglia di combattere, come spiega Lorenza Accorsi, la quale non voleva essere la donna madre e moglie, che nella società eteronormativa era una cittadina di serie B. Da lesbica, diventava automaticamente una cittadina di serie C, e questo era inaccettabile.
La grande rivoluzione femminista è l’autocoscienza. Si tratta di una pratica politica che si svolgeva all’interno dei primi gruppi femministi, in cui le femministe mettevano in discussione se stesse e il contesto in cui vivevano. In seguito, era anche una pratica per vivere apertamente la propria sessualità.
Angelo Pezzana, riguardo l’autocoscienza, ha spiegato invece come era diventata una “pratica onanistica”, abbandonata già nel 1974, definendola quasi autopunitiva, poiché non consentiva di portare avanti l’apertura della società. Per i movimenti omosessuali, questa pratica aveva lasciato il posto alla voglia di visibilità e accettazione.
Il FUORI e la politica
Nel 1974, il FUORI inizia a politicizzarsi, accompagnando le battaglie dei Radicali, unico partito che aveva a cuore i diritti. Ma questo legame, secondo molti, ha rovinato il FUORI, provocando l’abbandono di molti attivisti, che andranno a fondare nuovi gruppi e associazioni.
Gigi Malaroda, attivista e insegnate, ha raccontato che il Fuori aveva una forte presenza, un’ottima visibilità e una grande abilità organizzativa. Non lo vedeva però come un’area politica, e il rapporto con il partito Radicale lo ha fortemente condizionato. Della stessa idea anche Massimo Consoli, che dopo aver vissuto all’estero per anni, vede un’Italia diversa, dove gli omosessuali hanno voglia di visibilità. Ma la politica non doveva entrarci, come fece, vanificando (forse) gli sforzi degli ultimi anni.
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#5 – La politica dei corpi (1974-1975)” su Spreaker.
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Ora quasi ottantenne , concordo perfettamente con quanto espresso nell’articolo circa l’ abbraccio mortale o quantomeno castrante con i Radicali. Il mio modesto pensiero è che alcuni ( di certo Pannella) erano in buona fede , anche se non hanno avuto la capacità o la volontà di concludere altro che vaghe provocazioni ; mentre altri od altre hanno solo strumentalizzato noi omosex per avere qualche voto in più e fare carriera politica in Italia ed a Strasburgo.