La Svezia compie l’ennesimo importante passo in fatto di diritti LGBT: la transessualità non è più considerata una malattia mentale.
“Quello che è appena avvenuto ha un forte valore simbolico“, afferma Kristina Bränd Persson, capo dell’unità presso la Commissione nazionale della salute e del welfare. “Molte categorie sono ormai diventate obsolete e per noi la decisione è incontrovertibile“.
Il provvedimento vuole portare ad una revisione nazionale della versione svedese dell’ICD-10: il documento dovrà essere rivisto entro il 2017 anche dall’OMS e di fatto questo potrebbe portare alla rimozione della transessualità dalle malattie mentali a livello mondiale, come accadde per l’omosessualità nel 1990.
La Svezia però, come la Danimarca, ha deciso di anticipare le manovre dell’organo sovranazionale: la prima ad averlo fatto in Europa è stata la Francia, nel 2012.
La transessualità è classificata come malattia mentale con la definizione di “disforia di genere“, termine introdotto nel 1971 da Donald Laub e Norman Fisk. Questa concezione però è ormai superata: la comunità scientifica e le associazioni premono da tempo affinché l’OMS prenda provvedimenti.
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Ma quindi le operazioni di riassegnamento saranno a pagamento?