Vergo non vuole più restare in silenzio, l’intervista

Dal nuovo singolo Lamento d'Amante al Roma Pride, l'artista ci accoglie nella sua nuova era musicale.

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Vergo è tornato e niente può fermarlo.

Dall’esordio nel 2020 con X Factor ad oggi, il percorso musicale dell’artista siciliano è un universo di influenze diverse – tra reggaeton, trap, rnb, ma anche elettronica e dialetto siculo – così vasto che è un peccato confinarlo sotto un unico genere.

Nel 2022 ci introduce al capitolo successivo della sua carriera con il singolo Lamento d’Amante, resoconto di una storia d’amore contaminata dallo stigma sociale, ma anche una risposta alle derive macistiche e omofobe della scena musicale italiana (“Zero Paky, sì finocchio” ripete in un verso, rispondendo per le rime al “figlio di putt*na, non finocchio” del rapper Paky nel 2022).

Un brano che non conosce confini, come la crescita di Vergo, arista apertamente queer e schierato dalla parte della comunità LGBTQIA+ sin dal primo giorno, come pochi altri artisti nel nostro paese. 

Non a caso, anche quest’anno lo vedremo ospite al Rock Me Pride, evento tenuto dal Roma Pride di questo sabato 10 Giugno, dove aprirà il concerto di Paola & Chiara, in compagnia di Big Mama, Sam & Stenn, e tutta una nuova generazione di artistə che non hanno paura di esprimersi liberamente, svincolatə dalle catene dell’industria musicale.

Per Vergo non è solo l’occasione per incontrare e supportare la sua comunità, ma anche accoglierci in una nuova era si prospetta piena di sorprese.

Ne ha chiacchierato insieme a noi.

 

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Se potessi tornare indietro di qualche anno, cosa diresti al Vergo del 2023?

Parlerei a Vergo quando aveva 25 anni, poco prima del suo coming out,  e gli direi che vivrà tanti momenti sorprendenti, accompagnati da ostacoli che molto spesso sarà lui stesso a mettersi. Anche un po’ per paura di essere sé stesso nell’ambiente circostante. Ma è un conflitto che possiamo vivere un po’ tuttə, e prima o poi riuscirà anche lui ad essere quello che vuole.

Nel tuo ultimo singolo Lamento d’Amante ho percepito una forte ribellione agli stereotipi macisti a cui la società e anche l’industria musicale italiana ci ha abituato negli anni. Ti va di parlarmene?

La mia esigenza sia dal punto di vista umano che artistico è stato quello di riflettere esattamente quello che mi è capitato nell’ultimo periodo, sotto più punti di vista.

È una canzone con tanti elementi diversi, dalle contaminazioni urban alle mie origini sicule fino alle influenze di musica elettronica.

Volevo raccontare tramite questo brano e questa storia più aspetti della nostra società, nella nostra industria musicale, e anche della nostra comunità: nel testo parlo sia di come affrontiamo alcune relazioni ma anche quello che succede all’interno dell’industria musicale. Il verso in cui cito Paky, non è un dissing, ma un riferimento a quello che succede intorno a noi.

Soprattutto in questo periodo dove si parla sempre più tematiche, un’artista apertamente queer che si esprime apertamente può incontrare non pochi ostacoli. Ma proprio per questo ho scelto di esprimermi nel modo più spontaneo e meno strumentalizzato possibilmente. Ogni elemento è parte della stessa cornice.


Secondo te quali passi in avanti sono stati fatti e quali altri step sono necessari nell’industria musicale italiana per la comunità LGBTQIA+? 

Da quando mi sono trasferito a Milano ho sviluppato una certa sensibilità riguardo tante tematiche, ho imparato molto e cercato di maturare una sensibilità aperta.

Viviamo in un’epoca dove ci si confronta sempre di più, si vuole crescere insieme e conoscersi meglio.

È una fase che sento sempre molto viva, in più campi. Mi viene da pensare ad esempio al voguing, che è un’arte che sta prendendo sempre più piede in Italia rispetto anni fa. C’è molta più consapevolezza rispetto a prima.

Al contempo, è chiaro più andiamo avanti più si scontra con una realtà che non conoscendo alcuni argomenti potrebbe non accettarli o inevitabilmente a rivalutare la propria opinione a riguardo.

Cosa significa per te esibirsi al Rock Me Pride di Roma e aprire il concerto di Paola & Chiara?

Sono super emozionato. I Pride sono dei momenti di connessione, sia con le persone che con me stesso. Avrò modo di stare insieme con altr3 amic3 e artist3 come Big Mama e Sam & Stenn e anche lanciare qualche anticipazione sui prossimi singoli.

È proprio la parte più bella del mio lavoro: manifestare e trasmettere supporto attraverso la mia musica.

Ci tengo ad usare la parte più sensibile di me per portare dei messaggi belli.

 

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Qual è secondo te il potere dell’arte nel 2023?

Ha un potere immenso. Da quando ero piccolo e trovavo grande forza negli altri artisti.

Ha un potere così forte che può essere considerata anche pericolosa, perché promuove e trascina messaggi che sono in contrasto con l’opinione della società.

Quando ero più piccolo l’ho sempre visto negli artisti internazionali, ma poco in Italia, ma era anche un’altra epoca.

Oggi è diverso, e penso che il potere dell’arte – e di ogni artista – sia quello di esserci e non restare più in silenzio.

È dietro l’angolo anche il tuo nuovo singolo Videocall, cosa possiamo aspettarci?

Rispetto Lamento d’Amante, è un brano sicuramente più leggero. Ha sempre a che fare con le sfaccettature di una relazione, ma in modo più giocoso e provocatorio. È in linea con il periodo estivo, e penso anticipa molto bene tutto quello che farò uscire a Settembre. Musicalmente penso mi darà anche la giusta grinta per affrontare questo periodo e coinvolgere ancora di più chi mi ascolterà.

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