Vertigine, occasione mancata di Melissa P. e Alice Pasquini

Una storia con spunti interessanto sull'omosessualità e la tossicodipendenza. Peccato che le autrici, una scrittrice di prosa e una scenografa illustratrice, non abbiano alcuna esperienza di fumetti.

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In Italia il rapporto fra i grandi editori e il mondo del fumetto è sempre stato caratterizzato da una certa diffidenza. Generalmente, quando editori come Mondadori e Rizzoli propongono dei fumetti in libreria, si tratta solo di ristampe dedicate a personaggi ed autori molto popolari, o di casi editoriali che all’estero hanno fatto molto discutere. C’è poi una terza tipologia di fumetti che i grandi editori italiani pubblicano senza problemi: quelli realizzati da nomi di richiamo, anche se magari non hanno mai avuto a che fare col linguaggio del fumetto. Questo approccio può funzionare con fumetti dal contenuto più «didattico» (come ad esempio la Storia d’Italia a Fumetti di Enzo Biagi o la Mitologia a Fumetti di Luciano De Crescenzo), ma il discorso diventa molto più spinoso quando si tratta di fumetti che hanno pretese narrative e magari vengono ideati da scrittori affermati che si improvvisano sceneggiatori di fumetti. Infatti, anche se spesso il fumetto viene visto come un parente povero della letteratura, si tratta di un linguaggio a sè stante e profondamente diverso dalla prosa di un romanzo o di un racconto.

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Come se tutto ciò non bastasse, quando i grandi editori danno carta bianca ad uno scrittore, generalmente i disegni vengono affidati ad artisti che – a loro volta – non hanno mai avuto a che fare col fumetto. Ovviamente il risultato di queste operazioni è tutt’altro che professionale, e non di rado sfiora l’illeggibilità. É capitato anche ad Aldo Busi, che nel 1989 ideò il fumetto "Patè D’Homme" per la Mondadori (con i disegni di Dario Cioli), un volume a dir poco surreale di cui – giustamente – nessuno ha conservato la memoria. La cosa curiosa è che, nonostante questa strategia editoriale abbia prodotto molti flop, sia ancora praticata con un certo coraggio da editori come Rizzoli, che – invece di investire sui fumettisti italiani di talento – puntano sul richiamo commerciale di Melissa Panarello. Infatti la giovane scrittrice (che si è affermata con il trasgressivo "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire"), è stata lasciata libera di scrivere un fumetto che parla di omosessualità e tossicodipendenza: due temi non proprio facili da sviluppare, nemmeno per un fumettista di lungo corso. Il risultato del suo debutto nel mondo del fumetto è "Vertigine", una storia decisamente difficile da valutare.

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Ambientata a Roma nel 1998, è la storia di Anna: una sedicenne ottimista con una situazione familiare difficile. A sorpresa riceve la visita di sua cugina Claire da Parigi, che non vedeva da sette anni e che – pur avendo un anno in meno di lei – ha una situazione ancora più problematica da gestire: infatti da diverso tempo fa uso di eroina. Non appena si rivedono dentro Anna scatta qualcosa, e Claire (che è una lesbica convinta) riesce a sedurre la cugina e a fare sesso con lei. La sera stessa le due amiche fuggono di casa alla volta della cascina in cui avevano trascorso l’infanzia, ma il mattino dopo Claire sente il bisogno di una dose e torna in città. Anna parte alla sua ricerca e finisce nelle mani di alcuni spacciatori (ai quali la cugina si era appena concessa per avere ciò di cui aveva bisogno), che la rapiscono e la costringono a bucarsi per farne una tossica. Claire, però, riesce a liberarla (anche grazie al fantasma di loro nonna…), e le due decidono di fuggire insieme verso una nuova vita.

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Come si può intuire la storia può offrire diversi spunti interessanti, che però non erano semplici da rendere in un fumetto per qualcuno che si è sempre espresso attraverso la scrittura classica. Infatti il risultato finale ha il sapore di un’occasione mancata, tanto più che i disegni sono stati affidati ad Alice Pasquini: un’artista della scenografia, dei murales e dell’illustrazione, che però non aveva mai avuto a che fare col linguaggio del fumetto (e si vede). La sensazione è che si sia voluto puntare tutto su Melissa P. e su alcuni temi scottanti, tralasciando tutto il resto, ed è un peccato. Soprattutto se si considerà che nel nostro paese i bravi sceneggiatori e disegnatori di fumetti non mancano, ma i grandi editori li ignorano regolarmente. Soprattutto se hanno proposte a tematica gay.

di Valeriano Elfodiluce

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