Scuola: la Curia si scusa. Scalfarotto: “Lettera inopportuna”

Il Pd chiede l'intervento della ministra Giannini. Le associazioni insorgono.

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Don Gian Battista Rota

Don Gian Battista Rota

“Formulata in modo appropriato”. Così don Rota, Responsabile Servizio Insegnamento Religione Cattolica Arcidiocesi Milano, tenta di placare le polemiche nate dalla diffusione della lettera indirizzata agli insegnanti di religione he ricadono sotto il suo controllo con la quale si chiedeva di indicare le scuole in cui si portano avanti o si propongono progetti contro l’omofobia e le discriminazioni di genere.
“La comunicazione mandata sabato 8 novembre agli insegnanti di religione della Diocesi di Milano da un collaboratore del Servizio Insegnamento Religione Cattolica è formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa“. A riportarlo e l’Ansa che aggiunge come l’intento originario, secondo la curia, sarebbe stato “conoscere il loro (degli insegnanti, ndr) bisogno di adeguata formazione per presentare, dentro la società plurale, la visione cristiana della sessualità in modo corretto e rispettoso di tutti”.

Il sottosegretario Ivan Scalfarotto

Il sottosegretario Ivan Scalfarotto

La polemica, però, è già scoppiata anche perché sembra esserci ben più che un problema di formulazione, in quella lettera. Ed in serata arriva anche la posizione del governo che affida al sottosegretario Ivan Scalfarotto la risposta. “Penso che con un eufemismo si possa definire inopportuna la lettera inviata dalla Curia di Milano agli insegnanti di religione – ha dichiarato Scalfarotto stando a quanto riportano le agenzie -. L’iniziativa di don Gian Battista Rota con tutta probabilità è frutto di un eccesso di zelo non adeguatamente ponderato. Non si capisce infatti cosa c’entri questa ‘indagine conoscitiva’, che ha tutte le apparenze della schedatura, con il lodevole proposito di preparare gli insegnanti di religione ad affrontare questi argomenti ‘nel rispetto di tutte le posizioni'”. E sebbene riconosca il dietrofront di Rota, Scalfarotto ammette “la preoccupazione per un’impostazione della Chiesa istituzionale che vive come un’aggressione ai propri valori e alle proprie legittime convinzioni quella che è in realtà una normale evoluzione dei costumi e della comunità“.

La senatrice PD Monica Cirinnà

La senatrice PD Monica Cirinnà

I senatori del Pd hanno diffuso una nota in cui definiscono l’iniziativa della curia “grave e indebita” e chiedono alla ministra Giannini di fare chiarezza. “La scuola – si legge nella nota – deve educare a rispettare le specificità, superando gli stereotipi per contrastare pregiudizi e atti di discriminazione: fa parte della sua mission educativa. Il genere come l’orientamento sessuale non si scelgono, ma sono parti costitutive dell’identità di una persona.Si eviti di fare della scuola il luogo di uno scontro ideologico: questo sì sarebbe estraneo alle sue finalità educative”.
Anche alla Camera non sono mancate le iniziative. Il deputato Alessandro Zan, appena passato al Pd, ha presentato una interrogazione urgente alla ministra Giannini per chiedere “quali siano le iniziative del Ministero per porre fine a quest’ondata di omofobo autoritarismo confessionale che si sta imponendo sempre di più nel mondo dell’istruzione scolastica del nostro Paese e per garantire il prosieguo della strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”.

Il presidente di Arcigay Flavio Romani

Il presidente di Arcigay Flavio Romani

Un chiarimento a Stefania Giannini lo chiede anche Arcigay. “Un abuso inaccettabile – dichiara il presidente Flavio Romani, che accende i riflettori su un tentativo, se non addirittura su una vera e propria pratica di controllo della scuola pubblica da parte della lobby ecclesiastica”. Romani accusa la lettera della Curia di “calpestare la dignità professionale e la libertà degli insegnanti, garantita dalla nostra Costituzione, e alimentare un clima omofobico, di cui fanno le spese prima di tutto gli e le adolescenti omosessuali e transessuali che frequentano ogni giorno le nostre scuole” e invita i vescovi di chiedere direttamente ad Arcigay l’elenco delle scuole che promuovono progetti contro le discriminazioni. “Si rivolga direttamente all’Arcigay – conclude il presidente dell’associazione -, per esempio al Cig di Milano, che da tempo opera in molte scuole del territorio: potremmo dargli un lungo elenco, senza bisogno di quinte colonne cattoliche. Noi lavoriamo alla luce del sole, perché il problema dell’omofobia esiste e va affrontato”.
L’associazione radicale Certi Diritti, invece, ha presentato formale esposto al Ministro dell’Istruzione, all’onorevole Martelli, delegata alle Pari opportunità del governo Renzi, al Dirigente dell’Ufficio scolastico della Regione Lombardia e all’UNAR. “L’odio omofobico di certi personaggi abituati ad usare il crocefisso come un’arma contundente – ha dichiarato il segretario Yuri Guaiana – mina alla radice il principio fondamentale della laicità dello Stato e quello costituzionale di una scuola statale (art. 33) aperta a tutti (art. 34)”.

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